Marcello Scarselli – Burattino Senza Fili
La sinergia di diverse espressioni artistiche – la pittura, la scultura e la letteratura – sono capaci di suscitare suggestioni ed emozioni nell’opere di Marcello Scarselli.
Comunicato stampa
La sinergia di diverse espressioni artistiche - la pittura, la scultura e la letteratura - sono capaci di suscitare suggestioni ed emozioni nell’opere di Marcello Scarselli. L’Artista incontra Pinocchio, il mondo narrato nel romanzo di Carlo Collodi e le avventure del burattino diventano per Scarselli la via di fuga verso un mondo fantastico. L’utopia che si fa materia nella mostra “Burattino senza fili” che la Fondazione Nazionale “Carlo Collodi” ospita dal 4 al 31 marzo al Museo del Parco di Pinocchio, a Collodi (Pescia – PT).
“Burattino senza fili” è la mostra curata da Riccardo Ferrucci e Filippo Lotti capace di esaltare la straordinaria versatilità di Scarselli nel cimentarsi in varie tecniche pittoriche e scultoree. “Sembra già scritto nella sua storia che Scarselli avrebbe incontrato nel suo percorso creativo il mondo di Pinocchio, già affrontato realizzando una grande scultura in acciaio corten, collocata a San Miniato, e che adesso si dispiega in un ciclo di opere più numerose che nascono sotto il segno della fantasia e dell’avventura. Il burattino, creato da Collodi, è un simbolo universale delle difficoltà per ognuno di noi di crescere e diventare grande; le avventure e le disavventure che capitano a Pinocchio sono un insegnamento a evitare i cattivi maestri, le tentazioni e a trovare una propria strada nella vita” scrive Ferrucci nel catalogo dell’artista e aggiunge: “Il titolo della mostra è ripreso da un album di Edoardo Bennato (Burattino senza fili, ndr) che affrontava, con grande forza e poesia, il mondo del burattino, simbolo di una lotta contro il potere e il grigiore della realtà”.
“Le avventure di Pinocchio vissute attraverso il lirismo stilistico di Marcello Scarselli ci trasportano in un viaggio onirico fatto di incontri importati: Pinocchio, il gatto, la volpe, il campo dei miracoli, Mangiafuoco, il Paese dei Balocchi…” spiega Pier Francesco Bernacchi, presidente della Fondazione Collodi.
Come rileva il critico Giuseppe Cordoni: “Gran parte della critica ha più volte già rimarcato la duttile complessità e l’eclettismo stilistico che alimenta la sintesi a cui il linguaggio di Scarselli a mano a mano perviene: espressionismo astratto ed informale, gestualità segnica e onirismo infantile”.
Dino Carlesi, poeta e critico d'arte, sottolinea: “Un notevole senso grafico sta dando nuovo vigore all'opera generale di Scarselli: ogni segno vive di una propria libertà illimitata, occupa a suo modo il foglio per significare quasi il nulla dell’esistere, tracce grigie verticali accompagnate da cerchi, piani paralleli interrotti da geroglifici quasi figurali, aquiloni, lune, scale e teste, figure che si nascondono dietro striature evanescenti: ma più che i significati specifici, tutto sottintende una urgenza di narrazione come il segno lirico divenisse parola e simbolo”.
“Dopo aver approfondito – scrive il critico Nicola Nuti - la sua pittura e la plastica in senso realista, ha gradualmente avvertito la necessità di sperimentare dinamiche astratte o, perlomeno, strutture in cui l’impianto figurativo si altera proficuamente a contatto con la sintesi linguistica di forme non tradizionali. Ne è derivata una pagina di composizioni profondamente liriche, seppure tutt’altro che narrative o descrittive. Scarselli accosta la memoria dei segni e delle forme a orizzonti naturalistici, ovvero, conserva l’impronta emotiva delle cose senza rinnegare le immagini o gli archetipi che le hanno impresse nella coscienza collettiva. Sebbene l’artista toscano abbia intrapreso il suo percorso artistico ed espositivo nei primi anni Settanta, la sua curiosità e la volontà di ampliare il lessico pittorico, lo hanno condotto a una maggiore selezione dei luoghi e delle occasioni per esporre il proprio lavoro”.