Marcello Tedesco – Megaloschemos
Invitato ad intervenire all’interno della galleria ancora in fase di ristrutturazione, Marcello Tedesco ha pensato ad un intervento che coinvolgesse tutto lo spazio, dal pavimento appositamente realizzato dall’artista per la mostra, alle pareti salinizzate al fine di creare un rapporto dinamico tra l’ambiente e le opere esposte. Evidenziando così il rapporto tra costruito e distrutto che sembra essere una costante nella ricerca dell’artista.
Comunicato stampa
Arrivada, dopo l’esperienza in terra Svizzera, a Coira, e il progetto “Homeworks” nella sede di Corso Monforte a Milano, approda in via Pier Candido Decembrio 26, in uno spazio destinato a crescere, plasmarsi e modificarsi con i progetti che man mano ospiterà divenendo creatore di paesaggi animati.
La mostra di Marcello Tedesco (Bologna, 1979) si inserisce perfettamente in questo spirito d’intenti.
L’artista, infatti, è intervenuto in un ambiente ancora in fase di ristrutturazione, le cui varie parti architettoniche riportano le tracce della sua storia, con un intervento
site-specific sulla pavimentazione ed una serie di nuove opere concepite per l’occasione che evidenziano il rapporto tra “costruito” e “distrutto” tra le tematiche costanti nelle sue ricerche.
Se nel 1945 Arturo Martini pubblica il suo pamphlet “Scultura Lingua Morta”, nel 2018, Marcello Tedesco potrebbe pubblicare “Scultura Lingua Viva”, il suo interesse per la mineralità e la materia lo ha portato, infatti, a trovare nuove vie al linguaggio scultoreo grazie a materiali, dalla composizione inedita, che respirando e traspirando “vivono” sciogliendosi lentamente.
Una trasmutazione della materia degna di un alchimista che lascerà come tracce delle opere la struttura metallica utilizzata da Tedesco per armarle in fase realizzativa e il loro “nuovo” stato liquido in vasche metalliche.
Forme che vanno a contrastare quell’immagine di eternità, perennemente, ricercata dagli scultori grazie a materiali come bronzo e marmo perché se nella Genesi (3,19) vi è la famosa frase “polvere tu sei e in polvere tornerai!” in questo caso “polvere tu sei e liquido tornerai!”
L’artista, in questa mostra, sembra citare il manifesto bianco di Lucio Fontana del 1946 dove l’autore parla appunto della necessità di pensare all’arte come ad una pratica dove il gesto è eterno, ma dove la materia si dissolve e se le opere della prima sala si liquefano nella seconda le sculture perdono la loro materialità divenendo immagine in movimento. Video che sottolineano l’importanza della luce nella fruizione di un’opera e in particolare in quelle scultoree.
La mostra si conclude con una scultura site-specific in cui la materia riprende consistenza, diviene tangibile, in forme sinuose di un caos “controllato” dall’artista che sembrano alludere al “Big Bang” il momento della creazione dell’Universo.
Un progetto con un grande schema al suo interno, a cui allude il titolo della mostra, un’arte vicino alla vita e alle sue insondabili contraddizioni non regolata da schemi e codici culturali che la ingabbino e la rendano necessariamente parziale.
Il primo paesaggio animato di Arrivada, un paesaggio inno alla vita e alla materia.
Il paesaggio di Marcello Tedesco.
Un ringraziamento particolare a Fabrizio Perghem per l’aiuto dato.