Marco Andrea Magni – Medicamenta
Medicamenta traduce il termine ‘cura’ in ‘presenza’, ‘reciprocità’, ‘prossimità’ e ‘attenzione’.
Comunicato stampa
Medicamenta traduce il termine ‘cura’ in ‘presenza’, ‘reciprocità’, ‘prossimità’ e ‘attenzione’. Le opere in mostra sono dei tentativi di mettere in parola delle figure di vulnerabilità: un audio con un picchiettare ritmico delle dita sui tasti del pianoforte, che traduce il cinguettio di un Regolo, due compassi aerei che, attraverso il loro costruirsi sculture nello spazio, rimescolano quest’ultimo, l’aria e le relazioni reciproche tra tutte le opere presenti e tra queste e lo spettatore – le relazioni che non sono mai un’ovvietà ma accettazione del tempo che passa e scorre –, delle lettere che sono leggermente arrossite per pudicizia dopo che sono state esposte nude, senza segno alcuno di scrittura, al sole dell’orto botanico di Brera, a Milano, e il cui perimetro è stato poi ricoperto di vernice magnetica. Per mezzo di questi oggetti delicati eppure puntuali, che, disposti nello spazio, si chiamano vicendevolmente e richiamano lo spettatore, si è voluto mettere in atto un tentativo di aprire un dialogo tra l’ambiente storico che ospita la mostra, la famiglia che lo abita quotidianamente e chi vi transiterà occasionalmente. Entrando nel salone di ricevimento che ospiterà i lavori per un mese, si dovrà avere l’impressione di introdursi in uno spazio che ricorda un chiostro, permeato di rigore e disciplina dalla disposizione delle regole presenti al suo interno e che ordinano anche l’esterno, ma, allo stesso tempo, avvinto dai lievi canti che provengono da dentro le mura.
Nello spazio di Palazzo Bernetti Evangelista, l’artista è andato a intervenire inserendo in mezzo agli arredi dell’appartamento due grandi sculture di ottone sospese a soffitto, realizzate appositamente per questa occasione, tre opere a parete e un’istallazione sonora diffusa in tutta la stanza.