Marco Angelini e Andrea Pinchi – La tensione astratta dei segni
L’immaginario simbolico dei due artisti romani a confronto.
Comunicato stampa
Reinventare il linguaggio attraverso un codice del tutto personale che risponde a esigenze estetiche ed emozionali più che funzionali. È in fondo questo il gioco “serio” che gli artisti Marco Angelini e Andrea Pinchi si divertono ad affrontare nella bi-personale dal titolo “La tensione astratta dei segni”, a cura di Raffaella Salato, che aprirà i battenti martedì 29 settembre 2020 nel Lu.C.C.A. Lounge&Underground. La mostra, a ingresso libero fino al 18 ottobre 2020, è patrocinata dal Comune di Lucca con il sostegno di Deva Connection. Sabato 3 ottobre 2020 alle ore 17 si terrà l'inaugurazione ufficiale alla presenza degli artisti.
In semiotica, il segno è definito “qualcosa che sta per qualcos'altro, a qualcuno in qualche modo”. Parte da qui il lavoro di Angelini e di Pinchi, che si concentrano non tanto sui segni naturali – che non sono stati creati per significare qualcosa, ma che rimandano ad altri oggetti – o sui segni artificiali – creati per la comunicazione e quindi per trasmettere un concetto –, bensì su un'altra categoria di segni. Come spiega la curatrice Raffaella Salato, l'esposizione «intende dare un’interpretazione nuova ed originale di quella categoria di conoscenza dei segni che – secondo la teoria di Charles Sanders Peirce – viene definita dei 'segni simbolici' o 'codici'. Nel caso dei segni simbolici o codici, infatti, la relazione esistente tra significato e significante è arbitraria, al contrario di quanto accade in presenza di segni iconici (in cui il significante è simile al significato) o segni indicali (in cui vi è una connessione fisica tra significante e significato).».
Ognuno degli artisti rappresenta questi segni utilizzando il proprio personale e originale mezzo espressivo. «Le tele di Angelini, scampoli di stoffa e acrilico, di varie dimensioni – spiega la curatrice –, riducono a grado zero la scrittura, reinventandone una inedita attraverso l’arte. Una scrittura fluida, aperta, plasmabile ed interpretabile; un codice che non contiene in sé le risposte (significato), bensì genera domande sempre diverse a seconda dell’occhio di chi lo guarda.». Pinchi arriva invece a ideare il suo universo semantico, il Pincbau. «Attraverso alcuni espedienti espressivi a lui cari – sottolinea Raffaella Salato –, come il 'cuorefreccia' declinato in varie maniere e con materiali molto diversi fra loro, Pinchi mette in scena una propria personale narrazione, che – grazie alla sapienza tecnica e all’equilibrio plastico delle sue opere – dà vita ad una comunicazione d’autore dal sapore iconico e dall’appeal teatrale.».
In definitiva, la mostra vuole essere un inno alla comunicazione non verbale in tutte le sue forme e in particolare alla libertà rivoluzionaria dell'arte nell’atto comunicativo.
Note biografiche di Marco Angelini
Nato a Roma nel 1971, vive e lavora tra Roma e Varsavia.
Le opere di Angelini fanno parte di diverse collezioni private, tra cui quella della Fondazione Roma. Ha realizzato varie mostre personali a Roma, Milano, Varsavia, Cracovia, Londra, Bratislava, e partecipato a collettive a New York, Washington DC, Tel Aviv, Varsavia, Zamość, Stettino, Monaco di Baviera, Essen, Londra, Bruxelles, Roma.
Si segnalano: la partecipazione nel 2011 alla 54° Biennale di Venezia (Padiglione Italia nel mondo) con il supporto dell’Istituto Italiano di Cultura di Varsavia; Speculum, nel 2015, a Roma presso il Museo Carlo Bilotti; la partecipazione a Stettino nel 2016 al Festival di arte contemporanea 11. MFSW inSPIRACJE / Oksydan; l’installazione Solchi Urbani al Museion di Bolzano nel 2017 (Passage di Museion); Lo spazio del sacro, al Museo Laboratorio di Arte Contemporanea della Sapienza di Roma nel 2018; La memoria delle forme, nel 2019, organizzata dall’Ambasciata d’Italia e l’Istituto Italiano di Cultura di Algeri, in collaborazione con il Ministero della Cultura presso il museo Bastion 23 - Palais des Raïs di Algeri. È rappresentato ad Abu Dhabi da Novus Art Gallery.
Note biografiche di Andrea Pinchi
Nasce nel 1967 in una famiglia di noti maestri organari. Inizia a dipingere da bambino con Nereo Ferraris (1911-1975).
Il suo mondo è quello che Maurizio Coccia ha definito il Pincbau, ovvero la costruzione di opere attraverso il riutilizzo dei materiali provenienti da antichi organi musicali o ispirato all’esperienza maturata in famiglia.
Nel 2014 decide di lasciare definitivamente l'arte organaria per dedicarsi a tempo pieno alla sua attività di artista trasferendosi a Roma nel già avviato studio di Piazza Campitelli.
Dal 2011 ad oggi ha esposto a Bari, Basilea, Bruxelles, Como, Firenze, Foligno, Madrid, Milano, Osaka, Perugia, Prato, Roma, Spoleto, Treviso, Verona.
Sue opere sono in Fondazioni e Collezioni private a Bari, Basilea, Bonn, Bruxelles, Dubai, Firenze, Foligno, Genova, Liegi, Madrid, Milano, New York, Padova, Pisa, Roma, Spoleto, Teheran e Tenerife. Vive e lavora tra Roma e Bienne (Svizzera).