Marco Angelini – Speculum
La mostra “Speculum” dell’artista-sociologo romano attivo tra Varsavia, Londra e New York apre la stagione del Museo all’Aranciera di Villa Borghese.
Comunicato stampa
Mercoledì 28 ottobre prossimo, alle ore 18:00, presso le sale del 1° piano del Museo Bilotti all’Aranciera di Villa Borghese a Roma, si inaugura la personale di Marco Angelini dal titolo “Speculum: la materia e il suo doppio”, promossa dall’Assessorato alla Cultura e allo Sport di Roma - Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali e curata da Raffaella Salato: un compendio di 20 opere, realizzate in vari momenti della parabola dell’artista, che dialogano idealmente tra loro a coppie di due, tracciando al contempo una sintesi del percorso già battuto e l’avvio di un nuovo ciclo di sperimentazione espressiva (3, infatti, sono gli inediti - senza titolo - realizzati nell’anno in corso).
L’esposizione segue il fil rouge del tema del “doppio” secondo criteri che variano ogni volta, nascondendosi o svelandosi ora nei materiali utilizzati (veri protagonisti dell’opera di Angelini, spesso di riciclo come per l’artista americana Louise Nevelson), ora nella forma espressiva, ora nei colori, ora persino nella cornice. Così, accanto ai dipinti accomunati dal tema del dripping (“sgocciolamento”) di Pollock, o a quelli simili soltanto per armonia cromatica, o ancora aventi soggetto eguale ma collocato diversamente nello spazio, troviamo quadri che nascono accoppiati in quanto interpretazioni di uno specifico tema ed altri che lo diventano per ragioni che sfuggono all’intelletto ma risiedono nell’esperienza sensoriale. Il tutto, ispirato al principio della specularità, che richiama senza replicare pedissequamente (lo specchio, infatti, ci restituisce la nostra immagine “al contrario”) ed innesca la dialettica senza dare nulla per assunto.
Marco Angelini nasce a Roma nel 1971, e fin dal principio innesta la propria creatività artistica nell’interpretazione sociologica della realtà, che costituisce il suo retroterra culturale e formativo di riferimento. Egli, infatti, è fermamente convinto che l’arte debba svolgere un decisivo ruolo sociale: quello di ridonare visibilità alle cose, generare attenzione e creare così inedite possibilità di comunicazione e nuovi interrogativi. Tra le opere in mostra, sono da ricordare: due dipinti della corposa serie intitolata “Anatomical Hearts” (Varsavia, giugno 2013), un terzo della quale fa parte della Collezione Permanente della prestigiosa Fondazione Roma; “Illuminarium”, già esposto alla Biennale di Venezia del 2011 e all’Istituto di cultura a Varsavia nello stesso anno; la coppia “Intimità” e “Distacco”, esposti sempre a Varsavia nel 2009; “Items of Background” ed “Emotional Diversion” della mostra londinese “Restful Turmoil” del 2009.