Marco Casentini – AutoReverse
Una personale di Marco Casentini, rinomato artista di arte contemporanea, che ha scelto di condensare trent’anni di percorso creativo in una selezione di circa 50 opere curata dallo stesso artista e da Giorgio Ferrarin.
Comunicato stampa
Marco Casentini
AutoReverse
Opere 1984-2015
La galleria FerrarinArte, dopo il notevole interesse suscitato dall’ultima mostra “Moderna Magna Graecia” avente per protagonisti nove artisti di origine siciliana che ha visto la presenza, oltre delle opere, anche degli artisti Turi Simeti, Pino Pinelli, Elio Marchegiani e Paolo Scirpa, propone per il prossimo 23 maggio una personale di Marco Casentini, rinomato artista di arte contemporanea, che ha scelto di condensare trent’anni di percorso creativo in una selezione di circa 50 opere curata dallo stesso artista e da Giorgio Ferrarin.
AutoReverse è un progetto in cui si evidenziano costanti e varianti all’interno della vicenda di Marco Casentini, con una proposta espositiva che porta a scoprire gli inizi a conclusione del percorso espositivo.
Quali sono i fili conduttori della sua opera? Potrebbe essere condensata in questa formula: la sua è un’astrazione che «ha una natura figurativa». Affermazione che trova tante conferme nelle stesse parole di Casentini, quando chiarisce che i quadri neri si riferiscono alla notte mentre quelli bianchi al giorno. Oppure quando piega: «Le mie opere traggono origine dagli spazi urbani». Gli inizi di Casentini palesano in modo molto chiaro questo innesto dell’astrazione su una struttura figurativa. Nelle opere della seconda metà degli anni 80, un nucleo di immagini – a volte dei corpi – è sempre presente. Ma la griglia in cui questo nucleo compare già allude ad una costruzione di stampo astratto.
Il viaggio americano del 1993 è un passaggio fondamentale di svolta per Casentini, sia per le visioni di uno spazio – in particolare quello urbano di Los Angeles – che lo affascinano, sia per una rapida affermazione dal punto di vista del mercato. Casentini s’avvicina a quel filone dell’astrazione americana, distante dai rigori del minimalismo e che più evidenzia relazioni con un’impronta figurativa: in particolare sono Blinky Palermo e Richard Diebenkorn gli artisti a cui più guarda e che più lo influenzano.
Man mano che il percorso avanza, il meccanismo compositivo delle sue opere si fa sempre più complesso e ardito, senza che l’osservatore percepisca la crescita di questo tasso di complicazione. Anzi in opere come Inside the Border (2012), si ha la sensazione di una straordinaria, fortunata facilità. Pur risucchiato nella complessità del montaggio delle sue opere, Casentini ogni volta infatti riemerge con una semplicità e chiarezza di sintesi.
L’astrazione di Casentini è come uno spartito su cui vengano trascritte visioni e suggestioni che hanno sempre origine reale e non mentale. La pittura di Casentini ha una sua corporeità, che è anche l’esito di innesti coraggiosi di materiali, come i quadrati di tela dipinti ad acrilico sulla superficie del perspex, quasi arginando il suo slancio luminoso.
La mostra, che resterà aperta fino al 30 giugno, è accompagnata da un catalogo con testi di Giuseppe Frangi e un dialogo con l’artista Pino Pinelli.