Marco Cingolani – Libri dipinti
La mostra è organizzata dalla galleria Drago artecontemporanea che vanta una antica e solida collaborazione con l’artista, con il contributo del Comune di Bagheria e dell’assessorato alla Cultura.
Comunicato stampa
È lo stesso Marco Cingolani a raccontare come nasce questa mostra: un po’ per caso e un po’ perché lo studio, a Brera, di Marco Cingolani è un luogo incredibile in cui, in mezzo a centinaia, forse migliaia di opere meravigliose, ti può capitare di imbatterti nella sua collezione di animali di plastica, o di riviste d’arte, di pop up o cataloghi d’asta. Il tutto mentre sei circondato, sovrastato, incuriosito da tanti di quei libri da restare ammutolito. Libri accatastati nelle traballanti librerie, sui tavoli, tra i pennelli o nel bagno. Dice Cingolani che saranno ventimila ma c’è da credere che sia un numero detto a caso, per tranquillizzare lo spettatore con la solidità di un numero qualsiasi.
“Possiedo circa ventimila libri, ma penso di averne avuti tra le mani molti di più; libri di ogni formato, altezza, spessore, contenenti frasi, concetti, immagini, ma soprattutto ventimila meravigliose copertine. I libri che preferisco sono i libri chiusi, appoggiati sul tavolo con la copertina che ti guarda, oppure nella libreria con il dorsino in bella vista, mentre il retro, spesso e purtroppo, è abbandonato al testo e alla spiegazione, insignificante aspetto rispetto all’importanza estetica del libro. Nelle mie frequentazioni giornaliere di cassonetti della carta o nell’estasi dell’acquisto di libri in asta, a scatoloni pieni si intende, ho acquisito centinaia di libri doppi, a volte tripli ed un giorno, per l’amico Pietro Drago, ho provato a dipingere le copertine: meraviglia! Potevo continuare ad amare e maneggiare i libri senza doverli, per fortuna, leggere. D’altronde bisogna leggere tutti i Segretissimo o i gialli Mondadori per apprezzare le copertine di Carlo Jacono, l’inventore dello strabiliante Cerchio rosso in cui iscriveva le scene? Bisogna forse leggere i romanzi rosa per apprezzare le callipige donne di Fernando Carcupino, oppure sorbirsi viaggi interstellari per collezionare Urania e le strepitose copertine di Karel Thole? Le copertine non sempre danno l’idea del contenuto libro, oppure lo danno in senso generale; pistole nei racconti polizieschi, tramonti romantici per le storie d’amore, ma come la mettiamo con il gigante Bruno Munari, che con semplici quadrati colorati ha reso digeribili i saggi Einaudi? Eppure Munari ha dato il suo meglio nelle plebee collane del Club degli Editori; grafica spinta, ritagli e sovrapposizioni, un caos organizzato che ci fa mettere, come sempre d’altronde, sull’attenti! Non ho letto tutti i libri di cui dipingo le copertine, ma sono sicuro che sono pieni di dialoghi, discorsi, pettegolezzi, incontri segreti e manifesti, innamoramenti e tradimenti, ovvero la simpatica e tragica fiera delle vanità dell’umanità; quindi ho deciso che le mie copertine saranno un omaggio all’incontro e allo scambio, perciò, in mezzo ai colori che sembrano natura o formano spazi, l’umanità dialoga, vende, compra e si presenta: mi chiamo Marco Cingolani”
La mostra è organizzata dalla galleria Drago artecontemporanea che vanta una antica e solida collaborazione con l’artista, con il contributo del Comune di Bagheria e dell’assessorato alla Cultura. Già nel 2018 Marco Cingolani è stato ospite del Museo Guttuso, nella sala dell’edicola, con la mostra “Lupercalia aujourd’hui”, curata da Giulia Calì.
Cinque libri dipinti, alla fine della mostra, resteranno nella collezione del Museo Guttuso.
Sarà possibile visitare la mostra fino al 30 aprile negli orari di apertura del Museo Guttuso. È richiesta l’esibizione del green pass. Info: 339.6752646
Marco Cingolani nasce a Como nel 1961 e si trasferisce a Milano nel 1978 dove attualmente vive e lavora. Qui inizia a frequentare l’ambiente creativo underground, negli anni in cui si stava formalizzando una nuova sensibilità artistica le cui radici non affondavano più nella storia dell’arte e nella citazione ma praticava la manipolazione critica della realtà e della sua comunicazione attraverso i mass media. Il lavoro di Marco Cingolani, sin dagli esordi, ha sempre cercato di annullare il potere normativo delle immagini mediatiche, sottoponendole alla cura radicale dell’artista, certo che l’arte offra un punto di vista decisivo per l’interpretazione del mondo. Dopo aver partecipato a numerose mostre collettive tra cui Una scena emergente (1991, Museo Pecci, Prato) e Due o tre cose che so di loro (1998, PAC, Milano), gli vengono dedicate importanti mostre antologiche presso prestigiose istituzioni pubbliche quali Palazzo Strozzi a Firenze e Promotrice delle Belle Arti di Torino. Partecipa a novembre 2006 alla rassegna collettiva "Senza famiglia", nel Palazzo della Promotrice delle Belle Arti di Torino. Nel 2007 Cingolani riceve un'ulteriore consacrazione: la Galleria Emilio Mazzoli ospita la mostra dal titolo "Di che colore sono?" in cui vengono presentate le riflessioni pittoriche sul colore del Potere e dei suoi travestimenti. Nel 2009 un ritorno alle origini per Marco Cingolani, spesso autore di opere dichiaratamente ispirate al tema religioso. In particolare, per questa occasione espositiva dal titolo Percorsi della Fede l’artista ha concentrato l’attenzione sulle apparizioni mariane che hanno contrassegnato gli ultimi due secoli: Lourdes e Fatima. Nello stesso anno una mostra a Lucca al Museo nazionale di Villa Guinigi, lo affianca ad alcuni tra i principali artisti italiani delle ultime due generazioni; dai maestri universalmente riconosciuti e celebrati, presenti nei principali musei internazionali come Mimmo Paladino, Sandro Chia, Salvo, passando per alcuni dei protagonisti della 52esima Biennale di Venezia come Gian Marco Montesano, Daniele Galliano, Nicola Bolla, Bertozzi & Casoni che esponevano nel 2009 in contemporanea alla mostra lucchese e al Padiglione Italia della manifestazione veneziana, per arrivare ai giovani artisti dell’ultima generazione già presenti in importanti manifestazioni artistiche nazionali e internazionali. Giacinto di Pietrantonio lo invita l’anno successivo, il 2010 al PAC, Padiglione d’arte contemporanea a Milano, per la mostra collettiva “Ibrido”, a fianco di Jan Fabre, Gilbert&George, Charles Avery, Damien Hirst, Piotr Uklanski, Patrick Tuttofuoco e altri grandi della scena internazionale. Il 2012 è l’anno de "Il Belpaese dell’arte", alla Gamec di Bergamo, sempre curata da di Pietrantonio e di Maria Cristina Rodeschini, in compagnia di Elmgreen&Dragset, Sislej Xhafa, Alighiero Boetti, Maurizio Cattelan, Alterazioni Video, e molti altri volti noti dell’arte. Nell’ultimo decennio Marco Cingolani ha continuato ad esporre per lo più in prestigiose sedi istituzionali e le sue opere sono ospitate, in Italia e all’estero, da importanti collezioni pubbliche e private.