Marco Fiaschi / Guido Persico
In mostra le personali di Marco Fiaschi e Guido Persico, uno al piano terreno e l’altro al primo piano.
Comunicato stampa
Si inaugurano, negli spazi de Il Fondaco, sabato 7 settembre alle ore 18.00
le personali di Marco Fiaschi e Guido Persico, uno al piano terreno e l’altro al primo piano.
L’esposizione mette a confronto e in dialogo, due artisti dallo stile diversissimo, l’uno caratterizzato da una pittura inondata dal olore, vivace e materico, l’altra più classica e declinata sui toni della terra, delle ceneri, degli inchiostri.
Due mondi che si snodano su piani tematici diversi, ma questo, può indurre a trovare diverse chiavi di letture fra i due artisti.
Marco Fiaschi, vive e lavora tra il Monegasco e l’Astigiano, la sua ricerca è incentrata sulla natura e l’ambiente, con un uso sapiente dei materiali, ferro, cemento, gres, legno, ceramica, ossidi, che conferiscono alle sue opere una dimensione quasi tattile.
“Nei suoi lavori troviamo come prima cosa i colori di sfondo: i gialli ocra dei deserti sabbiosi, i bruni dei vulcani, i bianchi dei ghiacciai, i blu degli oceani.
A tutto questo, in ogni sua opera, aggiunge una sequenza di lettere e numeri: le coordinate geografiche di questi luoghi.
L’artista ci racconta tutto questo attraverso tavole materiche dall’aspetto sabbioso, di dimensioni diverse che, nello spazio del Fondaco, trovano un ulteriore senso, un linguaggio, una sorta di mappa alla scoperta di questi luoghi in cui, nonostante tutto, persevera la vita e noi, miseri, leopardianamente parlando, per un breve istante abbiamo l’illusione di possederne il codice”
Dal testo di Serena Fumero
Guido Persico vive e lavora a Chieri il suo lavoro è in continua evoluzione già dagli anni 80.
Basato su una ricerca complessa e articolata lavora per accumulazione e sovrapposizioni, impilando uno sull’altro i ritagli di carte o delle prove di stampa, disegnando su ognuno di essi piccoli elementi segnici, ricchi di simboli e molto comunicativi: un vaso con fiori, una sveglia, un’ innaffiatoio, un tavolo al contrario, una scala, un campo …
“Resti composti” si riferisce all’assemblaggio di frammenti di materiali, raffigurazioni di oggetti e ricordi che portano con sé una storia. Questi resti, seppur decontestualizzati, mantengono una carica emotiva e simbolica che li rende potenti testimoni di un'epoca. Essi non sono meri oggetti di scarto, ma elementi che, attraverso l’atto creativo, vengono rigenerati in nuove forme di narrazione.
La pratica artistica di Persico è meditata, lenta, intinta di colori fangosi, terrosi, come antracite, ocra, carbone, determinando una processualità in evoluzione, indubbiamente laboriosa, da cui emergono frasi, concetti, appunti, come pensieri scritti di getto, per poi essere cancellati da pennellate di colore, ma che inevitabilmente riemergono dando spazio alla parola, alla riflessione”.
Dal testo critico di Sara Liuzzi