Marco Maria Zanin – Parentele di terra. Soil Kinships
La Galleria Spazio Nuovo è lieta di presentare la seconda mostra personale di Marco Maria Zanin, dal titolo Parentele di terra, con la curatela di Matteo Lucchetti.
Comunicato stampa
La mostra presenta una nuova produzione sviluppata nel corso dell’ultimo anno, attraverso la costruzione di connessioni impreviste fra gli attuali soggetti di ricerca dell’artista, che spaziano dagli attrezzi della cultura contadina veneta delle sue origini, ai manufatti di comunità incontrate durante il suo percorso da antropologo in Sud America, tra le quali la popolazione amazzonica degli Yanomami, o i Q’ero peruviani.
Le associazioni visive e culturali prendono la forma di un'installazione che occupa l’intero spazio della galleria, composta da una serie fotografica, sculture in ceramica e piante spontanee, accomunate dall’idea, letterale e figurata, di radicamento alla terra, e dalla volontà dell’artista di generare nuove parentele tra contesti e culture in costante migrazione. Gli oggetti presi in analisi da Zanin sono trattati come catalizzatori di relazioni sociali e umane, che in queste nuove giustapposizioni e mescolanze risultano come il risultato di processi interculturali, e quindi non più manufatti ma piuttosto corpi nuovi, eredi dei loro contesti di origine e ora in dialogo tra di loro. In opposizione a questa concezione metabolica, sulle pareti della galleria, sotto forma di wallpaper, appaiono invece i fantasmi delle appropriazioni culturali e materiali operate dal museo, sia in senso etnografico che modernista, rivelando il principio di colonialità che ancora soggiace all’organizzazione museale del sapere. Parentele di terra si pone quindi come un modello laboratoriale di ripensamento dell’antropologia e delle sue eredità alla luce di un fare artistico decoloniale.
Marco Maria Zanin, artista e ricercatore, nasce a Padova nel 1983. Vive e lavora tra Padova e Lisbona, dove è attualmente dottorando in Antropologia presso ISCTE/NOVA. Si laurea prima in Lettere e Filosofia e poi in Relazioni Internazionali presso l’Università di Padova. Il suo percorso artistico si intreccia alle attività di ricerca transdisciplinare a cavallo tra diverse materie umanistiche che lo portano a stretto contatto con comunità e contesti culturali del Sud America. Tra le mostre personali più significative si ricordano: Strati di tempo nella Chiesa di Sant’Agnese (2020) presso la Casa dei Tre Oci di Venezia; Le opere e i giorni (2019) a cura di Antonio Grulli, presso i Musei Civici di Bassano; Arzana (2019) a cura di Domenico De Chirico, presso la galleria Marignana Arte di Venezia; As Obras e os Dias (2017), a cura di Jacopo Crivelli Visconti presso il Pivo Arte e Pesquisa di San Paolo del Brasile; Dio è nei frammenti (2017) a cura di Daniele de Luigi, presso la Galleria Civica di Modena. Sue opere sono contenute in collezioni pubbliche e private in diverse parti del mondo, tra cui MART di Rovereto, Museo Morandi di Bologna, MAM di Rio de Janeiro, Salsali Museum di Dubai, Galleria Civica di Modena. Nel 2015 è il fondatore di Humus Interdisciplinary, piattaforma internazionale che organizza residenze artistiche al fine di attivare patrimoni culturali inespressi nelle zone rurali, utilizzando l’arte contemporanea come strumento di risignificazione.