Marco Mazzi – Appunti di viaggio

Informazioni Evento

Luogo
SINCRESIS - D'A SPAZIO D'ARTE
Via della Repubblica 52/54 50053, Empoli, Italia
(Clicca qui per la mappa)
Date
Dal al

Sabato 23 febbraio: dalle 18.00 alle 24.00. Domenica 24 febbraio dalle 16.00 alle 20.00. Apertura: tutti i giorni escluso la domenica

Vernissage
23/02/2013

ore 18

Artisti
Marco Mazzi
Generi
fotografia, arte contemporanea, personale, new media

SINCRESIS Associazione culturale per le arti contemporanee in collaborazione con la Galleria Ugolini invita alla presentazione della personale di Marco Mazzi, artista e scrittore che, dopo alcuni anni in cui ha soggiornato a Tokyo, propone i suoi ultimi lavori nell’ambito della fotografia e del video.

Comunicato stampa

SINCRESIS Associazione culturale per le arti contemporanee in collaborazione con la Galleria Ugolini invita alla presentazione della personale di Marco Mazzi, artista e scrittore che, dopo alcuni anni in cui ha soggiornato a Tokyo, propone i suoi ultimi lavori nell’ambito della fotografia e del video.
L’artista ha impostato la sua ricerca sull’analisi dei rapporti tra estetica e politica per esaminare i segni talora appena percepibili o più evidenti di un sistema che implica una dialettica spesso contraddittoria tra natura ed artificio, di un ordine che deraglia nel disordine tra ibridazione e mescolanza quali caratteristiche tipiche dell’universo globale postmoderno.
Lo sguardo di Marco Mazzi è un occhio attento a cogliere ogni minima traccia delle incongruenze che appaiono in un tessuto urbano che risente di una perdita delle connotazioni storiche, di una crisi della memoria prossima alla cancellazione o addirittura ormai annegata nella concentrazione di un tempo che oggi si riduce all’istantaneità, proiettato nell’hic et nunc rischiando di dimenticare ed annullare l’identità storica e culturale.
Nello scatto fotografico che sembra linguaggio obbiettivo nel momento in cui si rivolge all’ambiente di vita traspare lo scarto semplicemente nel porre attenzione ad effetti che nell’ambiente struttura permangono inosservati ma che diventano, in realtà, tracce indelebili nella organizzazione di una comunità destando spaesamento, nell’impossibilità di recuperare nessi ormai perduti per impostare una riflessione attenta ad individuare relazioni, così che risulta difficile ricostituire una sintassi e giungere in un secondo momento ad attribuire ai segni un significato dal punto di vista semiotico.
Come riuscire a re- significare o comunque a trovare il senso di un linguaggio che sembra disarticolato pur nell’eccesso della costruzione? Quale valore possibile attribuire a segni effimeri di un sistema che genera discrepanze nel nomadismo culturale del nostro tempo?
“Dobbiamo recuperare, come autori e come critici di una tradizione retorica sospesa in un continuo processo di (ri)elaborazione”- scrive l’artista – il senso complessivo della relazione, materiale o virtuale che sia, fra il percorso di una civiltà caotica e artificiale (in cui la perdita di storicità si configura come esperienza estetica, e quindi come cifra istituzionale elementare), e la necessità di assicurare una continuità alla ricezione del pensiero attraverso una analisi dinamica e una produzione delle Forme”, per cui l’arte si chiarifica come forma costantemente aperta” al di là di ogni costrizione, o dominio come imposizione ideologica sul piano politico ed economico, che traspare anche dalla tessitura urbanistica, dall’agglomerato urbano, dalla tipologia di unità abitative di un quartiere, per liberarsi e seguire un pratica capace di proiettarsi al di là di una struttura costituita talora frenante per espandere, modificare, creare linguaggi significanti.
Nella serie fotografica Odaiba Marco Mazzi analizza il regresso della memoria culturale e della contingenza storica di un luogo, soffermandosi sulla crisi che, in epoca post – moderna, si trova ad affrontare la condivisione e la comunicazione del sapere. Rispetto “alla vita semplice dei giapponesi a contatto con la natura” come immaginava Van Gogh mitizzando il mondo orientale, oggi il Giappone vive le esperienze e gli effetti propri del toyotismo e del familismo, che concorrono a competere con il modello occidentale post fordista.
Dal parcheggio al centro commerciale, dal concessionario Toyota alla spiaggia di Odaiba, elementi naturali e artificiali si articolano in un meccanismo sociale che incoraggia l’esperienza estetica, che può essere in grado di fornire strumenti di analisi specifici, atti a captare le modalità della partecipazione economica dell’individuo all’esistente. Le gigantografie fotografiche disposte a parete sembrano finestre sul mondo, squarci di un paesaggio in cui all’elemento naturale sottentra quello artificiale, come a riemergere ogni volta dall’acqua limpida del mare magnum ponendo interrogativi sul piano etico.
“Etiche, estetiche e politiche- commenta Marco Mazzi - sono solo funzioni di un significato che prende forma al centro stesso del contenuto che l’artista sceglie per segnare il suo destino”.
Nel video Records of Experience (2011) girato in collaborazione con Diego Cossentino il viaggio reale immaginario o virtuale diventa un tema che alimenta la vocazione dell’uomo a narrare la propria esperienza esistenziale. In una intervista Jiro Endo, giovane architetto giapponese residente a Bangkok, parla della sua esperienza di vita in Africa, Asia, Europa, proponendosi come individuo – viaggiatore in una dimensione astorica (ma non per questo apolitica) senza dislocarsi e trovare un luogo per se stesso e per la propria cultura, diversamente dai tempi del grand tour, così che il viaggio assume una funzione mediana fra esperienza ideologica e vicissitudine storica, nello sforzo di dare forma all’informe.
A corredo della esposizione durante il vernissage verrà presentato da Lorenzo Carlucci il libro Relational syntax. Aesthetic awareness and ideological experience in post – industrial society, pubblicato da Maschietto Editore con la collaborazione del Centro per l’Arte contemporanea Luigi Pecci che ospita la relativa mostra nel mese di maggio prossimo, di Sincresis, della Fondazione Nomas e della Galleria Scaramouche di New York, che si interroga sulla esistenza di un’estetica appropriata per un’arte che possa definirsi politica e riunisce una serie di saggi ed opere di artisti, filosofi, scrittori e teorici dell’arte per suscitare una riflessione sugli impulsi e le ragioni storiche e sociali al fondo della teoria e della pratica artistica. Suggerisce l’impossibilità di concepire il lavoro dell’arte – l’atto creativo e il pensiero – come indipendente da una totalità politica, richiedendo la conoscenza della teoria e del pensiero estetico per narrare canonicamente la propria esperienza.

INIZIATIVE NEL CORSO DELLA MOSTRA
Il cibo: relazione, scambio, contatto, contagio
a cura di Lorenzo Poggi
Giovedì 7 marzo 2013 ore 20.00
Un convivio a cui è invitato il pubblico che nasce da una discussione teorica e da una esperienza performativa sui valori, le caratteristiche, la funzione del cibo come elemento basilare delle relazioni e della condivisione tipiche della odierna network society.
Records of experience
I suoni del video in mostra
colonna sonora originale di The Benko Brothers
a cura di Diego Cossentino
aprile 2013 ore 21.00
Orari:
Sabato 23 febbraio: dalle 18.00 alle 24.00. Domenica 24 febbraio dalle 16.00 alle 20.00. Apertura: tutti i giorni escluso la domenica fino al 7 aprile. Per informazioni e appuntamenti: tel. 0571/73619; [email protected]
www.sincresisarte.com
Come arrivare:
Superstrada da Firenze o da Pisa (FI PI LI) Uscita EMPOLI (la seconda dopo Empoli Est o Empoli Ovest), a 700 metri verso il Centro di fronte alla INCOOP di Via della Repubblica o Ferrovie dello Stato da Firenze, da Pisa, da Siena fermata Stazione Empoli e proseguire a piedi per un chilometro in direzione Pisa.