Marco Puca – 3/3
Opere pittoriche a conclusione del ciclo espositivo. Liquidi fondali neri restituiscono relitti, appunti di viaggio, scampoli di vite ai margini, insegne di locali.
Comunicato stampa
Si chiude con la mostra di Marco Puca, dal 16 ottobre al 18 dicembre, il ciclo di tre personali che hanno affidato alle suggestive volte della Galleria Contemporaneo di Jesi e offerto al nostro sguardo le opere di tre giovani autori.
La prima a officiare l’invito è stata Marta Palmieri con i suoi grembi d’argilla lavorata a colombino; la sua è una ricerca sulla memoria stessa della materia e sul rituale del gesto che la imprime e la definisce, portando alla luce reperti di un’archeologia privata e forme naturali che ricordano crisalidi, bozzoli di bachi da seta, nidi di rondine.
La seconda ospite è stata Marta Mancini, le sue eleganti partiture cromatiche catturano e traducono le variazioni tonali dei suoi paesaggi interiori con pause e riprese, defezioni e coaguli di colore, le opere assumono un respiro ampio, una misura classica frutto di una pacificazione di forze che si equilibrano sulla superficie della tela.
Spetta a Marco Puca distribuire l’ultimo invito: liquidi fondali neri restituiscono relitti, appunti di viaggio, scampoli di vite ai margini, insegne di locali, stemmi, trame visive annotate con crudele innocenza 18 Karati su Piazza Roma, o con scarto poetico e surreale Prezioso Kebab. Un segno minimo, sottile, un filo di luce che ha l’intensità di un’epifania e che si sottrae alla solitudine del nero, metafora di ogni principio creativo, nel tentativo di preservare l’impalpabile. Lo spazio della tela, o meglio nel caso specifico della carta, è anche il tempo della solitudine e della fuga dall’indistinto, come testimoniano alcuni “maestri” di Marco Puca: Osvaldo Licini, Gino De Dominicis e (l’arte è sempre contemporanea a se stessa) Lorenzo Lotto, artista isolato e inquieto sul quale Puca si è laureato.
Le belle parole che Pier Paolo Pasolini pronuncia sulla solitudine del fare poesia ben si addicono anche alla solitudine della ricerca pittorica:
Per essere poeti, bisogna avere molto tempo:
ore e ore di solitudine sono il solo modo
perché si formi qualcosa, che è forza, abbandono,
vizio, libertà, per dare stile al caos.
Pier Paolo Pasolini, Al Principe, in “La religione del mio tempo”, 1961
La mostra di Marco Puca si apre domenica il 16 Ottobre alle ore 18:00 e sarà ospitata nelle stanze di Contemporaneo sino al 18 Dicembre.
Filo conduttore di questo ciclo di incontri è stato il desiderio di far luce sulle opere che si stanno producendo all’ombra degli studi, con la speranza di captare il brusio vivo, i fermenti di un’arte rinnovata e sincera.
Grazie all’Assessorato alla Cultura di Jesi per il suo patrocinio e a Marta Mancini per averci tenuto per mano.
Martina Majolatesi