Marco Rossetti – Come una stella di giorno

Informazioni Evento

Luogo
NICOLA PEDANA ARTE CONTEMPORANEA
piazza Matteotti 60 (int. Palazzo Palladini - piano terra), Caserta, Italia
(Clicca qui per la mappa)
Date
Dal al

Opening. 10 settembre dalle 11.00 alle 14.00, 11 e 12 settembre dalle 11.00 alle 19.00 , venerdì 10 settembre dalle 11.00 alle 14.00, sabato 11 e domenica 12 settembre dalle ore 11.00 alle 19.00 orario continuo, presso gli spazi della galleria sita in P.zza Matteotti 60 Caserta.

Vernissage
10/09/2021

ore 11

Artisti
Marco Rossetti
Curatori
Antonello Tolve
Generi
arte contemporanea, personale

Per la sua prima personale in galleria Marco Rossetti propone un brillante gruppo di lavori realizzati tra il 2020 e il 2021 che spingono il discorso fotografico oltre quel documento che documenta la realtà sensibile.

Comunicato stampa

La Galleria Nicola Pedana è lieta di presentare “Come una stella di giorno” la mostra di Marco Rossetti a cura di Antonello Tolve, venerdì 10 settembre dalle 11.00 alle 14.00, sabato 11 e domenica 12 settembre dalle ore 11.00 alle 19.00 orario continuo, presso gli spazi della galleria sita in P.zza Matteotti 60 Caserta.

Per la sua prima personale in galleria Marco Rossetti propone un brillante gruppo di lavori realizzati tra il 2020 e il 2021 che spingono il discorso fotografico oltre quel documento che documenta la realtà sensibile per dar vita a un circuito mobile in cui le immagini vengono modificate, sfibrate, denu- date da una mente che opera una traduzione plastica, aperta all’aperto dello spazio circostante. «Il discorso di Rossetti in questa serie di lavori legati al progetto Fare il deserto (2020) e a quello del tutto inedito Like A Morning Star (2021) si concentra su un nuovo materiale che interviene lungo la frattura indispensabile e obbligatoria del linguaggio per deformare la foto e farle acquisire una sorta di aniconica tangibilità. Se le opere che compongono la serie Fare il deserto (2020) sono tutte imma- gini di vicende realmente accadute, appiattite e alterate tanto da diventare segni puri, unità minime di senso che si estendono nello spazio mediante una pratica fotoscultorea che amplifica il vuoto della speranza trasfigurandola in attività estetica fatta di ritmi e di metri, di materia e di pensiero, il più recente ciclo Like A Morning Star (2021) muove d’altro canto da una visione economica del fuoco (quando era luogo di communitas e di nascita della narrazione) e si sposta verso una idea di violenza umana nei confronti della natura e della cultura per tracciare un nuovo nesso tra i concetti e le cose. In questa nuova serie, accanto ad alcuni lavori virati in rosso e in morbida ocra dove si alternano piacevoli e moderati giochi di sovrapposizione, di slittamento o di scivolamento (determinato dal taglio totale dell’immagine, della lastra vitrea e della cornice) e dove tra l’altro in alcuni casi percepia- mo l’aspetto anodino di qualcosa che brucia, abbiamo anche due lavori che richiamano in causa una ricerca acuminata messa in campo da Rossetti nel 2013 con il progetto Istrice, tutto teso a creare una simbologia universale, capace di unificare la storia e la memoria di differenti – a volte discordanti
– prospettive sociali e antroposferiche» (Tolve).
Come già nell’impareggiabile dispositivo Slander (2017), dove un tergicristallo disposto su una corni- ce in alluminio cerca di svelare costantemente la foto sottostante coperta da olio nero, Istrice è un lavoro che si estende nell’ambiente circostante per trattenere e perdere una certa valenza epidermi- ca, per allungarsi all’area della tridimensionalità mediante espedienti linguistici che recuperano appunto la temperatura temporospaziale.
Del progetto presentato in Galleria, Istrice (freccia) (2021) è, poi, una ulteriorità che investe lo spec- chio del visibile con rimandi culturali polidirezionali e con un forte richiamo al corpo (l’artista utilizza un guanto d’acciaio specchiante, molto simile a quello delle armature cavalleresche medioevali, trafitto di frecce in fibra di carbonio), a un frammento di corpo che porta al punto zero del mondo,
«laddove le vie e gli spazi si incrociano» (Foucault).