Marco Signorini – Anagram
È nella natura particellare di cui siamo fatti che Signorini riconosce il potere umano e conoscitivo della fotografia, da lui stesso definita come “la memoria, collettiva o personale, di un mondo fatto immagine”. Nella sua nuova ricerca, il linguaggio dell’anagramma è votato alla rappresentazione della potenzialità e dell’indefinitezza della tecnologia digitale.
Comunicato stampa
Anagram è il titolo della mostra personale di Marco Signorini che Metronom presenta nei propri spazi a partire da sabato 12 dicembre.
Dal 2013 Marco Signorini lavora e si interroga sulla potenzialità della tecnologia digitale, conducendo la sua ricerca nel fertile territorio di una nuova realtà che plasma l’universo in cui risiediamo. Il suo metodo, traslato da quello del computer, erge il digitale a parte costitutiva dell’immagine. Come nel gioco combinatorio dell’anagramma, gli algoritmi delle applicazioni selezionate elaborano le fotografie di partenza. In questo modo si attua una continua trasformazione, che può essere verificata solo al momento della scelta, vero accadimento digitale.
L’immagine che viene così a generarsi, non solo rispecchia la forte indeterminatezza della fisica dei quanti, ma abbandona sempre più la rassicurante percezione figurativa della realtà per corrispondere ad un mondo di avvenimenti e non più di cose. È nella natura particellare di cui siamo fatti che Signorini riconosce il potere umano e conoscitivo della fotografia, da lui stesso definita come “la memoria, collettiva o personale, di un mondo fatto immagine”. Tornando allo studio dell’algoritmo, come catena minima di elaborazione aperta ad infinite varianti, l’artista interviene manipolando la sequenza dei pixel e delle immagini, consentendo al software di “divenire un Luogo, un’Immagine, un Essere”. È l’algoritmo stesso, in una situazione di confusione visiva, che caratterizza l’immagine come entità aperta, poiché ognuno vi/si guarda, vi/si riflette.
Solo in questo magma di informazioni che continuamente gestiamo e fruiamo, possiamo attivamente partecipare alla generazione di una nuova immagine, antinarrativa per definizione e sublimata dalla presenza simultanea di più forze.
Marco Signorini è nato a Bagno a Ripoli nel 1962. Vive a Firenze ed è docente di Fotografia all’Accademia di Brera e Carrara. Nel 1996 è invitato a Passaggi, a cura di Antonella Russo per la Fondazione Sandretto Re Rebaudengo. In seguito ha lavorato per il Museo di Fotografia Contemporanea di Cinisello Balsamo con Idea di Metropoli (2002) e Ricordami per sempre (2011) entrando a far parte della collezione permanente del museo con le opere realizzate. Con Linea di Confine per la Fotografia di Rubiera ha realizzato Mother Way (2001) e Luoghi della cura (2005) presentati nella collettiva Trans Emilia al Fotomuseum di Winterthur e al SK Stiftung Kultur di Colonia. Con Damiani editore ha pubblicato i libri Echo (2007) e EarthHeart (2011). Partecipa nel 2009 al Premio Nazionale Arti Visive Città di Gallarate e al Festival Europeo per la fotografia di Reggio Emilia, oltre che presentare ((RA)) sua prima mostra personale in Metronom. Nel 2011 partecipa alla collettiva Padiglione Toscana al Centro per l’Arte Luigi Pecci di Prato. Nel 2012 la sua seconda mostra personale EarthHeart presso Metronom Fuorimappa, è presentata al Centre d’Art Nei Liicht, Dudelange in Lussemburgo. Nel 2015 è fra gli artisti di Imago Mundi- Praestigium Italia nella collezione di Luciano Benetton.