Margherita Moscardini – And remember that holes can move
Margherita Moscardini porta avanti ulteriormente il progetto The Fountains of Za’atari attraverso le voci di un gruppo di ricerca composto da ricercatori locali, storici dell’arte e giuristi internazionali.
Comunicato stampa
Creare dei buchi e spazi (mobili) che eccedano le sovranità territoriali, significa costituire dei precedenti di “inviolabilità” che da una parte materializzano la condizione di chi è senza Stato e dall’altra disobbediscono al triplice principio su cui lo Stato Nazione si fonda, interpretando la consapevolezza che colui che è senza Stato non può più essere un’eccezione, ma il paradigma di una nuova coscienza storica attorno a cui cucire un’idea di cittadinanza finalmente svincolata dall’appartenenza territoriale e dal legame di sangue, capace di suggerire strumenti alternativi agli Stati nazionali che si armano per difendere i propri confini.
Ad Ar/Ge Kunst, Margherita Moscardini porta avanti ulteriormente il progetto The Fountains of Za’atari attraverso le voci di un gruppo di ricerca composto da ricercatori locali, storici dell’arte e giuristi internazionali, che hanno lavorato con l’obiettivo di delineare in che modo una scultura pubblica possa godere di una speciale giurisdizione che la definisca come un territorio che non può essere soggetto ad alcuna sovranità. Le fontane, non autorizzate e illegali perché costruite in cemento dentro un campo per rifugiati che per definizione è una città temporanea, sono trasformate (dalla Comunità di Lavoro) in strutture prodotto di illegalità e sovra-legalità chiamate a generare, essenzialmente, dei buchi neri nel corpo nazionale.