Margherita Moscardini – Inventory. The Fountains of Za’atari
Inventory. The Fountains of Za’atari è il progetto dell’artista Margherita Moscardini frutto del lavoro svolto all’interno di Camp Za’atari in Giordania, che è il secondo campo per rifugiati più grande al mondo; il progetto è promosso dalla Fondazione Pastificio Cerere di Roma.
Comunicato stampa
Inventory. The Fountains of Za’atari è il progetto dell’artista Margherita Moscardini frutto del lavoro svolto all’interno di Camp Za’atari in Giordania, che è il secondo campo per rifugiati più grande al mondo; il progetto è promosso dalla Fondazione Pastificio Cerere di Roma.
La mostra è curata da Marcello Smarrelli, direttore artistico della Fondazione.
Il progetto è vincitore della prima edizione del bando Italian Council 2017, concorso ideato dalla Direzione Generale Arte e Architettura contemporanee e Periferie urbane (DGAAP) del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo, per promuovere l’arte contemporanea italiana nel mondo.
Nucleo centrale della mostra sono il libro e la scultura destinati alla collezione del Madre · Museo d’Arte Contemporanea Donnaregina di Napoli.
Camp Za’atari è stato aperto nel 2012 in Giordania per accogliere la Siria in fuga dalla guerra civile. Nel 2015 ha raggiunto una popolazione di 150.000 persone, diventando la quarta città più grande della Giordania. Attualmente sono 80.000 i siriani residenti.
“Za’atari è un osservatorio privilegiato su cui sono state investite risorse enormi e sperimentate tecnologie avanzate di servizi e impianti energetici. Finora Za’atari ci ha consentito di assistere al rapido processo di formazione di una città: in cinque anni il deserto si è trasformato prima in tendopoli e poi in città con un proprio sistema economico” (Margherita Moscardini).
Inventory. The Fountains of Za’atari è stato realizzato anche con il supporto in Giordania dell’Ambasciata d'Italia ad Amman; The Khalid Shoman Foundation, Darat al Funun, Amman; AICS Amman; UNHCR. In collaborazione con il collettivo diretto da Abu Tammam Al Khedeiwi Al Nabilsi e Marta Bellingreri.