Margherita Moscardini – The Continuous Service
Mostra personale.
Comunicato stampa
La Cappella di Bethel dell’Aia è una cappella di quartiere costruita nel 1920 dai
residenti che si uniscono per l’occasione in cooperativa. Nel tempo viene
acquistata dalla Diaconia della Chiesa Protestante dell’Aia che adibisce
l’appartamento della sagrestia a residenza temporanea per famiglie fragili e annette
uno stabile residenziale adiacente destinandolo a luogo di attività assistenziali per
la comunità del quartiere, con tavoli e una grande cucina sempre in funzione.
Quando nel 2018 i cinque membri della famiglia armena Tamrazyan, ricevono un
mandato esecutivo di espulsione dai Paesi Bassi, dove da nove anni vivono come
rifugiati politici, è all’Aia nella Cappella di Bethel che trova rifugio.
Nei Paesi Bassi esiste una legge che vieta alle autorità di interrompere un rito
religioso e il direttivo della Chiesa Protestante dell’Aia decide di utilizzare questa
possibilità iniziando a celebrare una messa che a partire dalle ore 1:30 del 26
ottobre 2018 si svolge ininterrottamente, notte e giorno, arrivando a coinvolgere
oltre mille ministri delle chiese di varie confessioni di tutto il mondo che si
alternano garantendo continuità alla preghiera.
Nelle settimane il Church Asylum cresce spontaneo come un organismo che
accoglie centinaia di visitatori, ministri e fedeli delle chiese di tutta l’Europa, uniti
nella pratica liturgica che si apre a forme non consuete, diventando momento di
riflessione, festa e convivialità. Giornalisti da tutto il mondo arrivano a Bethel ma
entrano senza videocamere né taccuini, come visitatori funzionali al rito, perché il
Church Asylum non deve diventare un caso mediatico ma rimanere una preghiera,
densa, intoccabile, della sostanza del capolavoro che anche in assenza di una legge
così precisa, nessuna autorità può interrompere.
“Non siamo in guerra” – scrive il ministro Derk Stegeman, nel comunicato stampa
del 13 dicembre 2018. “Questa non è una questione di chi vince o chi perde. Il
nostro scopo è di creare tempo e spazio. Noi stiamo creando il tempo per un vero
dialogo con le autorità e i membri del parlamento. E stiamo creando uno spazio
sicuro dove la famiglia può stare. Noi stiamo creando anche uno spazio di
compassione e di giustizia. Giustizia che va oltre l’applicazione della legge e
compassione che offre uno spazio di amnistia.”
La messa infinita della Cappella di Bethel termina dopo 2375 ore il 30 gennaio
2019 quando, in risposta all’appello dell’amnistia dei bambini, il governo accetta
di rivedere la propria decisione rinnovando infine il permesso di soggiorno alla
famiglia Tamrazyan e ad altre circa 700 famiglie in condizioni analoghe.
La messa non-stop è una performance che si presta a speculazioni di grande
portata attraversando ogni ambito del pensiero, teologico, estetico, politico,
economico, ecologico, del diritto, dell’abitare.
Il reverendo Hans Lessing, segretario generale della Comunione Mondiale delle
Chiese Riformate, riconosce nella messa infinita l’opportunità delle chiese di
rinnovare il proprio ruolo politico attraverso l’agire pragmatico che testimonia la
“sovranità di Dio in un mondo scandaloso”. In un altro tempo il socialismo
anarchico di Martin Buber si fondava sulla teocrazia diretta. Se Dio è sovrano, la
terra (promessa) non può che appartenere a lui. “Mia è la terra, perché voi siete
stranieri e residenti provvisori presso di Me” (Vaikrà/Levitico 25,23).
La proprietà privata consente ai singoli che si fanno Stato di possedere un
territorio e armarsi per difenderlo, proteggendo attraverso la cittadinanza solo chi
appartiene al proprio territorio. In attesa che si realizzi un tempo in cui la
proprietà privata della terra da parte dei singoli individui sembrerà assurda come lo
è oggi la proprietà privata di un uomo da parte di un altro uomo (Karl Marx), l’atto
di responsabilità più radicale che possiamo immaginare consiste nel generare e
negoziare in continuazione spazi temporanei di immunità svincolati dalle sovranità
territoriali. In questo risiede il valore politico assoluto dell’atto di disobbedienza
civile agito dalla comunità di Bethel, che è stata capace di insediarsi tra le maglie di
una legge e dilatarle creando un tempo e uno spazio eccezionali fuori dallo stato e
al contempo in dialogo con esso, in attesa che il governo rivedesse il proprio
giudizio.