Margherita Ragno
Mostra personale
Comunicato stampa
Il lavoro di Margherita colpisce innanzitutto per la propria qualità formale. Quasi rivoluzionario, in
uno scenario delle arti visive che, salvo qualche sacca appunto ribelle – penso in particolar modo
alla street art – sembra guardare con sospetto alla capacità tecnica. È vero: l’ormai estenuante
cognizione della riproducibilità meccanica e fedele, della realtà come dell’opera, ha reso secondario
il saper fare e ha fatto passare appena in secondo piano l’abilità mimetica dell’artista; quindi
è vero che si può fare arte visiva in maniera diversa e ulteriore, oggi che da tempo la verità dello
sguardo può essere riprodotta fedelmente davanti a noi, senza l’intervento della felice mano di
un disegnatore. Resta un fatto, paradossale: appaiono più sospetti, oggi, gli artisti capaci di padroneggiare
al meglio una tecnica di riproduzione del reale, e meno sospetti quegli artisti che
fanno del gesto singolo, dell’intuizione momentanea, dell’idea, il fulcro unico della propria opera.
Sono i primi oggi a doversi giustificare, e non i secondi. Arte è di certo, anche, la sintesi fra piani
apparentemente lontani; qualcosa che rassomiglia, nel processo e nell’effetto, a un verso ben riuscito,
se è riuscita la sintesi – un singolo verso: già l’intera poesia sfugge al campo d’azione delle
odierne arti visive. L’arte contemporanea ha forse troppo temuto il giudizio dell’uomo della strada,
messo davanti al pisciatoio di Duchamp – E che stronzata è questa? O forse, ma preferiamo
non crederlo, ha avuto bisogno di tutelare una propria proficua ed esclusiva fetta di produzione
e vendita del perfetto Niente. Tanto che si è giunti a un assurdo: l’artista evidentemente brava,
capace di esprimersi al meglio attraverso una tecnica classica come quella del disegno, avrebbe
bisogno di giustificare se stessa ricorrendo a quella che artisti del singolo gesto e della singola
intuizione – artisti che io definisco del verso unico – chiamano in loro tutela, sotto il nome di ricerca.
Invito ora e per sempre il pubblico: scappate, o almeno diffidate, ogni volta che sentite un
artista parlare della propria Ricerca – di solito useranno la lettera maiuscola. Ricerca è concetto
peregrino, se non interessato o balordo, utile ad allontanare l’attenzione da qualcosa che troppo
spesso non è che un’insussistente sciocchezza, o poco altro.
Detto questo: nei lavori di Margherita c’è anche, oltre alla qualità tecnica, un’efficace densità di
pensiero, di visione poetica, ma essa viene dopo o subito accanto alla felice mano della vera artista.
Non serve certo che mi metta io, qui, a spiegare cosa dicono i suoi lavori: sono riusciti a sufficienza
per dirlo da soli.
Senza che nessuno si metta a ricercare niente.
Bari, 12/1/2018
E. Vendemiale