Maria Lai – Dall’Informale all’opera corale

Informazioni Evento

Luogo
SPAZIO ILISSO
Via Brofferio 23 , Nuoro, Italia
(Clicca qui per la mappa)
Date
Dal al

10-13 / 16-20 dal martedì pomeriggio alla domenica

(chiuso il lunedì e il martedì mattina)

Vernissage
10/06/2022

ore 18.30

Artisti
Maria Lai
Uffici stampa
AMBRA NEPI COMUNICAZIONE
Generi
arte contemporanea, personale

La rassegna nasce dalla collaborazione tra Spazio Ilisso, l’Archivio Maria Lai, la Fondazione Maria Lai, la Stazione dell’Arte di Ulassai e Magazzino Italian Art di New York nell’intento di presentare al pubblico le opere più significative dell’artista.

Comunicato stampa

Venerdì 10 giugno, alle ore 18:30 allo Spazio Ilisso a Nuoro sarà inaugurata la mostra dedicata a Maria Lai "Dall'Informale all'opera corale", tra i maggiori artisti-filosofi della seconda metà del Novecento.

La rassegna nasce dalla collaborazione tra Spazio Ilisso, l’Archivio Maria Lai, la Fondazione Maria Lai, la Stazione dell’Arte di Ulassai e Magazzino Italian Art di New York nell’intento di presentare al pubblico le opere più significative dell’artista in un’esposizione dal respiro internazionale. La mostra focalizza il lessico visivo di Maria Lai asciugato e sganciato dai consueti e troppo spesso ricorrenti aspetti aneddotici, agiografici e favolistici che incrostano la figura dell’artista.

Settanta capolavori rivelano i passaggi cruciali del suo percorso artistico in un iter espositivo che ripercorre circa 40 anni di ricerca.

A partire dai primi lavori polimaterici, ancora depositari di residui iconici e pittorici, si passa alle strutture dei telai privati della tela: perimetri lignei, spazi che tentano il salto oltre la bidimensionalità, superando infine la matericità per toccare l’essenzialità del concettualismo.

Negli anni Settanta il tessuto diventa la nuova tavolozza per l’artista che, al cavalletto da studio, sostituisce la macchina da cucire. Dalle “tele cucite” si prosegue con i “pupi di pane”, materiale a cui Lai riconosce un profondo senso esistenziale e perfino sacrale. Alla fine del decennio, la poetica di Maria Lai approda prima alle indecifrabili pagine di un diario “autobiografico” che appaiono sciolte (libere) ma ancorate a parete, incorniciate da rettangoli in legno, cartone, tessuto e fili, per arrivare poi ai “libri cuciti” in cui le scritture si allontanano dalla parete e ritornano all’oggetto “libro”. La produzione dei grafismi asemantici viene declinata nei primi anni Ottanta su “mappe” geografiche o interstellari – «Cerco sempre spazi cosmici, cieli, spazi lontanissimi però tattili. Gli spazi che cerco non sono tanto in una superficie, quanto al di là della superficie» dichiara l’artista – o su nere lavagne di velluto.

Il percorso si conclude con una sala immersiva che presenta la fondamentale opera relazionale Legarsi alla montagna (1981) raccontata attraverso il video girato da Tonino Casula e le fotografie realizzate da Piero Berengo Gardin. In quest’opera performativa Maria Lai anticipa pratiche dell’arte relazionale (ossia a carattere inclusivo dei fruitori) che avranno vita e saranno teorizzate solo successivamente nella storia dell’arte contemporanea.

Un itinerario espositivo, progettato dall’Arch. Antonello Cuccu, studiato per avvicinare il visitatore agli esiti più alti e centrali della ricerca di Maria Lai, alla sua spinta creativa esplicitata nel personalissimo linguaggio materico, dai profondi contenuti antropologici. In quest’ottica non sono stati considerati alcuni filoni artistici (figurali, ceramici, grafici, come pure i disegni, i remix dell’ultimo periodo, le arti applicate ecc.) che, pur importanti, ne rappresentano un corollario. Una scelta, dunque, che evita, consapevolmente, sia la ricostruzione strettamente filologica, sia gli affondi su certi nuclei tematici (presepi, libri narrativi cuciti ecc.), già esperiti in altri contesti espositivi ed editoriali.

Le opere presentate provengono in gran parte da raccolte di istituzioni culturali pubbliche: Fondazione Stazione dell’Arte di Ulassai, Man di Nuoro, Musei Civici di Cagliari, Fondazione di Sardegna, Magazzino Italian Art Foundation di New York, Archivio Maria Lai, e da collezioni private di tutta Italia.

La mostra e il catalogo sono curati da Elena Pontiggia, nota storica dell’arte e accademica, già autrice della completa monografia sull’artista pubblicata, anche in edizione inglese, da Ilisso nel 2017. Nel suo saggio l’autrice rivela che «uno dei motivi di fascino dell’opera di Maria Lai, del resto, è la sua capacità di interpretare le ricerche del suo tempo, traducendole e riportandole al suo mondo, all’eredità di segni e di affetti che l’Isola le ha lasciato. Per questo la protagonista di questa mostra è un’artista internazionale, pur rimanendo un’artista sarda: proprio il deposito di tradizioni e di sensibilità della Sardegna le ha permesso di dire qualcosa di nuovo nell’ambito dell’arte contemporanea … due dimensioni che non vanno staccate l’una dall’altra, ma si legano armoniosamente».

Realizzazione allestimento e catalogo, Ilisso Edizioni

Orari: 10-13 / 16-20 dal martedì pomeriggio alla domenica

(chiuso il lunedì e il martedì mattina)

per informazioni:

0784 31551 | 0784 33033 | [email protected]

INFO

Maria Lai (Ulassai, 1919-Cardedu, 2013)

1932 Si iscrive all’Istituto Magistrale di Cagliari. Fra i docenti vi è lo scrittore Salvatore Cambosu col quale instaura un profondo e duraturo rapporto di stima.

1939 Si trasferisce a Roma per studiare al Liceo Artistico, allieva dello scultore Marino Mazzacurati.

1943 Lascia Roma in pieno conflitto mondiale e si reca a Venezia per frequentare l’Accademia di Belle Arti col celebre scultore Arturo Martini, esperienza cruciale per il riverbero successivo sulla sua ricerca.

1945 Finita la guerra torna nell’Isola dopo un viaggio rocambolesco. Questo rientro segna l’inizio di un periodo difficile, di disorientamento e insoddisfazione, durante il quale riallaccia i rapporti con Cambosu che la sostiene e incoraggia.

1946-49 Insegna presso l’Istituto Tecnico femminile di Cagliari, dove nel 1947 conosce lo scrittore Giuseppe Dessì, altra sua figura di riferimento, e nel 1955 la fotografa tedesca Marianne Sin-Pfältzer con la quale instaura un proficuo rapporto di scambio sul piano espressivo/visivo. Realizza un pannello ceramico per la Casa dei Mutilati e Invalidi di Guerra sul tema della Pace, lavoro che cuoce presso la ceramista Emilia Palomba della quale condivide alcuni passaggi tecnici e stilistici. Espone a Cagliari in diverse occasioni.

1957 La galleria L’Obelisco di Roma organizza una sua mostra con opere in bianconero su carta, curata dal critico Marcello Venturoli.

1958 Si trasferisce in forma stabile nella capitale dove insegna presso la scuola media come docente di Disegno.

1959-69 Sperimenta nuove forme e nuovi materiali, nascono le serie Telai e Pani.

1971 Espone una serie di Telai alla Galleria Schneider a Roma. La mostra è curata da Venturoli ed è documentata con un catalogo.

1978 L’artista e teorica del movimento di Poesia Visiva Mirella Bentivoglio la invita a partecipare alla mostra “Materializzazione del linguaggio”, esposizione collettiva presso i Magazzini del Sale durante la XXXVII Biennale di Venezia.

1979 È l’anno del suo primo intervento ambientale La casa cucita, Selargius (Cagliari), a cui seguiranno altri interventi sul paesaggio. In questo decennio allarga la sua ricerca su forme, concetti e materiali. Con stoffe e fili inizia a realizzare i Libri cuciti e le Geografie.

1981 Concretizza la sua opera più significativa, Legarsi alla montagna, realizzata a Ulassai col coinvolgimento dell’intera comunità. L’artista Tonino Casula documenta l’opera collettiva attraverso un video.

1982 Realizza una Via Crucis per la chiesa parrocchiale di Ulassai e installa una sua opera a soffitto nel lavatoio pubblico; l’opera sarà poi affiancata da interventi di Costantino Nivola, Guido Strazza e Luigi Veronesi.

1984 Prosegue con le proposte di intervento sul territorio: realizza a Orotelli L’alveare del poeta, opera dedicata a Salvatore Cambosu autore del libro Miele amaro (Vallecchi, 1954) e progetta La disfatta dei varani a Camerino nelle Marche.

1992-93 Realizza nel territorio di Ulassai La strada del rito, Le capre cucite e La scarpata.

1994-96 Tiene la cruciale esposizione presso le Scuderie di Palazzo Ruspoli, Inventare altri spazi, che la impone al largo pubblico. Lascia definitivamente Roma e si stabilisce a Cardedu. Nel 1996 realizza il fondamentale volume La barca di carta.

1999-2001 Si dedica, inizialmente con Alik Cavaliere, al progetto per il Museo dell’Olio della Sabina a Castelnuovo di Farfa, coadiuvata dagli architetti Sveva di Martino e Mao Benedetti.

2002 Realizza una serie di opere dislocate nel territorio di Ulassai: I pensieri sull’arte, Il muro del groviglio (Porto Frailis, 2004) e La casa delle inquietudini (2005).

2004 Le viene conferita la laurea honoris causa in Lettere dall’Università degli studi di Cagliari.

2006 Alla periferia di Ulassai, negli edifici dismessi dell’ex stazione ferroviaria, viene inaugurato il Museo di Arte Contemporanea “La Stazione del­l’Arte”, interamente dedicato al suo lavoro, con la donazione da parte dell’artista di circa 140 opere significative del suo percorso.

2011 La sua opera Orme di leggi si aggiudica il “Premio Camera dei Deputati per il 150° dell’Unità d’Italia” e viene collocata in sede. Nell’anno progetta a Nuoro Omaggio a Grazia Deledda, ultima sua opera installativa, dedicata alla scrittrice nuorese.

2013 Muore il 16 aprile.

2017-19 La Biennale di Venezia e Documenta 14 nella duplice sede di Atene e Kassel, dedicano una importante sezione al suo lavoro.

La Ilisso pubblica una completa monografia, curata da Elena Pontiggia. Seguono mostre organizzate dagli Uffizi (Pitti, Firenze, 2018) e dal MAXXI (Roma, 2019), inaugurando una fortunata stagione di consensi di pubblico e istituzioni.