Maria Mulas – Ostranenje
A cura di Mario Pellegrino, la rassegna presenta un corpus di 7 fotografie di architettura in bianco e nero di grande formato scattate tra gli anni Settanta e Ottanta.
Comunicato stampa
Da mercoledì 7 maggio, la stagione espositiva della galleria “Al Blu di Prussia” (Via Gaetano Filangieri 42) - lo spazio multidisciplinare di Giuseppe Mannajuolo - prosegue con “Ostranenje” la personale della fotografa Maria Mulas che torna a Napoli, per la seconda volta Al Blu di Prussia dopo la mostra “Vedere le cose che nessun occhio ha scrutato (e. Dickinson)” (2010).
A cura di Mario Pellegrino, la rassegna presenta un corpus di 7 fotografie di architettura in bianco e nero di grande formato scattate tra gli anni Settanta e Ottanta. Una rassegna di immagini riunite sotto il titolo “Ostranenje”, ovvero straniamento in riferimento alle “astrazioni” cui dà vita soffermandosi con l’obiettivo della sua macchina su scenari architettonici. Completano l’esposizione, una brochure (Paparo Edizioni) e, nella saletta cinema, uno slide show di un centinaio di ritratti che Maria Mulas ha dedicato a personaggi dello spettacolo e della cultura.
Maria Mulas. Tra le più illustri fotografe italiane, dopo un debutto artistico come pittrice è attiva dalla metà degli anni Sessanta nel settore della fotografia che (attività di famiglia già praticata dal fratello maggiore Ugo Mulas) resterà il suo mezzo espressivo definitivo. Esordisce a Milano, nel 1976, con una mostra personale alla Galleria Diaframma dove è esposta una serie di ritratti di artisti de attori del tempo. Dal 1965 al 1976, difatti, si era dedicata a questo tipo di ricerca contestualmente ad uno studio sui riti cosiddetti “sociali” dei quali resta tutt’ora curiosa e attenta testimone.
Nel 2009 ha vinto il Premio delle Arti - Premio della Cultura per la Fotografia con la motivazione seguente: "L'occhio fotografico di Maria Mulas ha trovato, nella dialettica del vissuto e nei ritratti assoluti, l'attimo di un racconto immortalato dove valore estetico e tecnica delle parti segnano il capitolo più alto della storia fotografica degli ultimi decenni".