Maria Savoldi – 4 chilometri per arrivare alle 7
Con “4 chilometri per arrivare alle 7”, Maria Savoldi si addentra nello spazio espositivo remando a ritroso tra le onde del suo essere e fendendo tutto ciò che l’ha condotta fino a qui. È un viaggio, il suo, contraddistinto dal coraggio: concedere ad altri il proprio punto di vista non è da tutti.
Comunicato stampa
A volte accade di perdersi. Le convinzioni, le ossessioni e le paure sono il terreno in cui lo sbandare appare inevitabile.
Spesso lo smarrimento avviene seguendo quella strada che si mostra come unica e possibile.
Con “4 chilometri per arrivare alle 7”, Maria Savoldi si addentra nello spazio espositivo remando a ritroso tra le onde del suo essere e fendendo tutto ciò che l'ha condotta fino a qui. È un viaggio, il suo, contraddistinto dal coraggio: concedere ad altri il proprio punto di vista non è da tutti. Un gesto stoico quello dell'artista, che ci invita a vagabondare coscienziosamente tra sonno e veglia, intraprendendo un percorso osteggiato da numerosi scogli, inclusa la possibilità di rimanere materialmente schiacciati da un dormiveglia breve, ma sufficiente a risvegliare sensazioni sedimentate.
Un'istallazione site specific che si snoda nell'ambiente creandone altri. Il filo di ferro è il protagonista assoluto e sviluppa forme che andranno ad interagire con lo spettatore, realizzando un labirinto arrugginito capace di estraniarlo. Architetture traforate, trasparenti, che si fanno carico di una pesantezza impalpabile ma consistente.
Quattro chilometri di intimo cammino immerso in foreste di ferro e ombre fittizie che sussistono senza alcuna fonte luminosa. Un percorso di pensieri tesi a compiere un ciclo che va dall'alba al tramonto, fino all'alba del giorno successivo.
Nessun consiglio da buon viaggiatore ma un'unica condizione: la volontà di liberarsi dei propri confini per indossarne altri.