Maria Thereza Alves – Sonance Saturated Stone
Mostra personale.
Comunicato stampa
La Fondazione Morra Greco riapre dopo l’intermezzo estivo con la presentazione del progetto Sonance Saturated Stone di
Maria Thereza Alves, una sorta di mappatura evocativa i cui tracciati indicano nodi che costruiscono storie lontane e
presenti.
Palazzo Caracciolo di Avellino, memoria di stratificazioni storico-architettoniche e stagioni sonore, diviene il contenitore
per inscenare esibizioni musicali realizzate da performers provenienti da paesi diversi, che l’artista ha invitato a suonare
all’interno delle sale affrescate del primo piano. Il racconto si compone di una serie di video che riprendono i musicisti e le
musiciste, migranti e abitanti o transitanti della città, nell’atto di suonare strumenti di tradizioni culturali differenti. I suoni, i
gesti e i corpi entrano in relazione con le musiche che per secoli sono state eseguite nelle sale del palazzo e che ancora oggi
sono impresse nelle pareti tufacee in forma di echi lontani.
La diffusione sonora che si genera all’interno delle sale affrescate esalta una delle qualità proprie del discorso musicale, il
suo trovarsi intimamente collegato alle dimensioni dell’emozione, della sensorialità e della corporeità. Partendo dalle
sonorità ritmiche dello xequerê per arrivare alla delicatezza dell’arpa africana, lo n’goni, o ancora passando per l’energia
della fisarmonica, sia chi ascolta sia chi suona, può viaggiare per il mondo, ascoltando o mettendo in atto messaggi musicali
che fanno parte di universi simbolici del tutto diversi e dall’alta valenza interculturale.
Maria Thereza Alves trasforma il primo piano della fondazione in uno spazio crocevia di culture e luogo ideale per la
condivisione di memorie di chiunque ascolti e guardi, ritrovandosi, singolarmente e come collettività, in apprendimento e
anche in conflitto con il passato storico-artistico e con le storie non censite. I musicisti e le musiciste, con le loro culture
differenti, attivano un flusso di memorie, testimonianze di viaggi e passaggi, che, incontrandosi, generano un’ibridazione del
passato, mostrando come la storia sia una forma di narrazione, che, in quanto tale, può essere continuamente riletta e
trasformata.
Il progetto si completa con una serie di attività didattiche, laboratori e visite guidate, che prenderanno forma all’interno della
fondazione e nel territorio che abita, con l’intento non solo di approfondire il progetto dell’artista e stimolare visioni verso
nuove narrazioni, ma di sviluppare e inventare modelli di uso condiviso dello spazio museale.
Performers:
Constantin Lautaru (Costel) Ablie Saidy
Ibrahim Drabo
Lyubov Voronchak (Lyuba)
J. K. Ruwani Lakshika Perera
Video: Cristian Manzutto
Assistente all'installazione: Elisa Strinna
Maria Thereza Alves (1961, San Paolo, Brasile)
Maria Thereza Alves lavora ed espone a livello internazionale a partire dagli anni Ottanta, sviluppando una ricerca che
indaga le storie e le circostanze di particolari luoghi per dare voce alle narrazioni non raccontate. I suoi progetti si basano
sulla ricerca e sulle relazioni che crea con gli ambienti fisici e sociali dei luoghi in cui vive, o che visita per mostre e
residenze. I suoi progetti iniziano come risposta ai bisogni locali e procedono attraverso un processo di dialogo, mediato
dalla sua pratica, tra le realtà materiali e ambientali e le dinamiche sociali. Pur consapevole dei binomi occidentali tra natura
e cultura, arte e politica, arte e vita quotidiana, Maria Thereza Alves rifiuta deliberatamente di riconoscerli nella sua pratica.
Sceglie, invece, di lavorare con le persone nelle comunità attraverso pratiche relazionali di collaborazione, richiedenti un
movimento costante che attraversa tutti i confini.