Marilisa Pizzorno – L’altrove realtà dell’esistere

Informazioni Evento

Luogo
PLUS ARTE PULS
Viale Mazzini 1/Lungo Tevere del Risorgimento 35 00195, Roma,
(Clicca qui per la mappa)
Date
Dal al

lunedì ore 16.00 - 19.30; da martedì a sabato 11.00 -13.00 / 16.00 -19.30
tel. 333 8911952

Vernissage
28/11/2024

ore 18

Artisti
Marilisa Pizzorno
Curatori
Ida Mitrano, Rita Pedonesi

La mostra pone al centro l’unicità del processo creativo dell’artista nel quale la sua necessità profonda sente, rappresenta e corrisponde inevitabilmente ai grandi interrogativi del tempo.

Comunicato stampa

Il giorno 28 novembre 2024, alle ore 18.00 presso Plus Arte Puls, si inaugura la personale di Marilisa Pizzorno dal titolo L’altrove realtà dell’esistere, a cura di Ida Mitrano e Rita Pedonesi.

La mostra pone al centro l’unicità del processo creativo dell’artista nel quale la sua necessità profonda sente, rappresenta e corrisponde inevitabilmente ai grandi interrogativi del tempo. La sua ricerca è emblematica nel restituire le inquietudini e il desiderio di esistere attraverso i personaggi in costante attesa di qualcosa che dia senso al vivere.

L’artista si è sempre interessata alla figura umana, prima attraverso la scultura, poi con la pittura fino ad arrivare a una forma espressiva dove dipinge modellando. Non è un caso che i suoi nudi sembrino fatti di terracotta. In esposizione una selezione di venticinque opere, incluse due sculture e alcuni disegni preparatori, che consentono di ripercorrere l’intensa attività dell’artista dal Duemila ad oggi. Il catalogo è pubblicato da “Palombi editori”.

Marilisa Pizzorno nata a Milano, figlia d’arte - sua madre è stata una nota ritrattista degli anni Trenta -, dopo un lungo percorso artistico tra mostre personali, premi e collettive in Italia e all’estero, si stabilisce dal 2005 a Roma.

Nella presentazione critica Ida Mitrano sottolinea: «La ricerca artistica di Marilisa Pizzorno è incentrata sull’esistenza, sull’umano vivere con le sue infinite possibilità: dal senso di precarietà della vita allo smarrimento totale, ma anche dalla libertà di essere se stessi al coraggio della nudità interiore, al cercarsi, all’osare per “essere”. «Chi sono?», appunto. Chi siamo? La sua pittura ci pone di fronte alla grande domanda, forse più di quanto lei stessa si propone consapevolmente. E forse, per questo, le sue raffigurazioni non sono mai definite negli intenti. La staticità, la fissità, il silenzio che connotano le sue opere possono all’improvviso animarsi, diventare movimento, suono e ancora altro, perché la vita è mutevole. Una mutevolezza di cui l’artista ci consegna la responsabilità. In tal senso, l’arte di Pizzorno riflette il tempo presente e le sue problematiche. Non è una riflessione distaccata sul senso dell’esistenza, quanto invece, a suo modo, una partecipata visione della realtà contemporanea di cui le sue opere sono testimonianza e, al tempo stesso, presagio di futuri mutamenti non così lontani. Ricerca dell’essere che diviene anche dolorosa constatazione del pericolo della perdita dell’umano come si avverte già in Archivio (2015), ma soprattutto in Contenitore di corpi esausti (2020). Corpi catalogati, ammassati, gettati uno sull’altro come manichini ormai inutili in una società che non salvaguarda più l’essere, ma un progresso tecnologico che si configura sempre meno come processo evolutivo dell’umanità. Marilisa Pizzorno lo percepisce. Vive ed esprime con la sua pittura i mutamenti della nostra epoca. Le sue ultime opere, in particolare, restituiscono con quell’essenzialità che le distingue la deriva verso cui la nostra epoca pare avviata. Tornado (2023) è significativo».

In catalogo Rita Pedonesi scrive: «Marilisa Pizzorno, porta i suoi personaggi in una terra lontana. Li porta nella sua casa dove alberga il silenzio e la vita è sospesa. Cerca di animarli dandogli cose da fare. Li mette in bilico, li osserva, li allontana, li raccoglie e li rimette in piedi, ma non riesce a renderli stabili. Li denuda perché gli abiti sono pesanti, sono sudari, e li libera da ciò che li opprime. Li ascolta, parla di loro con le sue parole. L’arte è la parola e la sua anima. il suo mondo è la realtà dell’esistere e del non esistere, in un tempo che nega la vita. In lei il suo essere canta. La sua metafisica è quella dell’essere che vuole cantare per liberarsi e vivere. La pittura è il suo strumento per cantare e la verità che le appartiene, appartiene al tempo. Non ci sono analogie con altri artisti, Marilisa è documento della natura profonda del suo essere. Se l’arte ha grande valore in sé, Marilisa è valore dell’arte in sé. L’arte è divino canto del suo essere e manifestazione del divino in lei. Le sue opere parleranno a chi è capace di ascolto e, incerto, vuole vivere. Il suo mondo è l’Umanità silente che vuole cantare il canto dell’essere. Marilisa sembra sentire il peso del vivere come non vivere e vuole provare a cambiare le cose con i suoi personaggi. Prova a farli vivere liberi e a vivere attraverso di loro. La magia le riesce perché i suoi personaggi vivono in lei. Prendono le ali ma cadono, si alzano e vivono in bilico. Tutto le parla di vita che non c’è e di vita da vivere. I suoi personaggi sognano nel loro mondo come lei sogna. Vogliono essere solo quello che sono, senza paura e solitudine. Vincere le loro paure con i canti per la vita. Vivono per questo, per trovare il modo di sentirsi vivi. Marilisa ha sognato che i suoi personaggi potessero vivere per lei, ma possono vivere solo in lei e possono parlare di loro attraverso le parole della sua pittura».