Marilyn More
Gli studenti, coordinati dal noto fotografo di moda Antonio Barrella, sono stati chiamati a sperimentare nuovi linguaggi,
con interpretazioni personali e rivisitazioni attualizzate al contemporaneo, evocative del concetto di Marilyn Monroe
nell’invenzione del suo personaggio.
Comunicato stampa
Il 2012 è l’anno in cui si celebrano i 50 anni dalla morte di Norma Jeane, in arte Marilyn Monroe, la più grande star di
sempre, un’icona che ha rappresentato un’epoca e uno stile.
10 studenti diplomati in Fotografia dell’Istituto Europeo di Design di Roma interpretano il mito attraverso trenta
immagini di moda che sono oggetto di MARILYN_MORE, mostra fotografica allestita a Roma presso Studio Orizzonte e
inserita negli eventi Extra del calendario di Altaroma.
La mostra ospiterà anche la proiezione di Filmarilyn, realizzato da Paolo Gioli nel 1992, un film girato in 16 mm., in
bianco e nero e muto. L’opera si basa su una serie di fotografie scattate da Bert Stern per un servizio di moda per la
rivista Vogue sei settimane prima della morte di Marilyn Monroe, che Gioli ha animato producendo un’illusione di
movimento.
Gli studenti, coordinati dal noto fotografo di moda Antonio Barrella, sono stati chiamati a sperimentare nuovi linguaggi,
con interpretazioni personali e rivisitazioni attualizzate al contemporaneo, evocative del concetto di Marilyn Monroe
nell’invenzione del suo personaggio.
L’idea di associare il mito di Marilyn alla moda, nasce da un doveroso, quanto inevitabile intervento di creatività verso un
soggetto misterioso rivisitato più volte, interpretato da artisti, film‐maker, fotografi.
Per il fotografo, in particolare, rappresenta un passaggio quasi obbligato considerando il vasto repertorio iconografico
che ha contribuito alla creazione del personaggio, come icona e sex‐symbol. Spesso reinterpretata in shooting di moda o
come fil‐rouge per mood caratterizzati dalla sua figura, Marilyn rappresenta ancora oggi il soggetto enigmatico più
ambito sia per il grande pubblico che per i creativi dell’immagine, per ciò che ha rappresentato in quanto a bellezza,
eleganza, stile.
Serena Amaduzzi sceglie immagini fluo, dai colori potentemente marcati. Immortala una Marilyn pop, giocosa,
caratterizzata da una forte personalità.
Robson Avertuo si ispira ai grandi fotografi di moda Avedon, Penn, Newton, Olaf, Meisel, Demarchelier. La sua
fotografia esalta gli abiti, gli accessori e il corpo della protagonista dello scatto.
Federica Rossi D’Arrigo ambienta la sua Marilyn in una dimensione domestica, circondata da oggetti vintage, quasi
fosse immortalata negli anni ‘50, tra i suoi abiti, i suoi profumi e gioielli.
Il lavoro di Jiulia Bussi rimanda ad un concetto di moda che si fa arte e si rinnova. Julia usa come riferimento un
modello maschile che trasforma il mondo di Marilyn in una dimensione ambigua ed estrema.
Gli scatti di Patrizia Fusi riproducono il suo immaginario onirico. Patrizia sceglie degli scatti di moda con un particolare
studio della luce che si riflette sul corpo e sugli abiti.
Paco Matteo Li Calzi stravolge la figura del mito che tutti conosciamo e presenta una Marilyn del XXI secolo. Finita, o
quasi, l'epoca della superpotenza USA, la nuova Marilyn è una ragazza asiatica.
Sara Pellegrino lavora su ambientazioni eteree. La sua Marilyn affiora appena nella superfice dell’immagine, per poi
svanire gradatamente negli scatti successivi lasciandoci solamente il suo abito.
Emilia Setti opta per scelte estetiche dettate dalla semplicità e dal colore. I suoi scatti ricordano l’arte di Miles Aldridge. I
riferimenti culturali di Ilaria Scarpa sono Tim Walker e Paolo Roversi, due tra i fotografi di moda che hanno influito sul
suo stile personale. Le fotografie surreali e oniriche sono quelle a cui si ispira maggiormente, caratteristiche che
ripropone anche nel suo lavoro.
Gli scatti di Francesco Trombetti rappresentano l'oppressione dei canoni estetici imposti alla donna, raffigurati nel loro
insieme dall'immagine di Marilyn. Si ispira ai ritratti all'angolo realizzati da Irving Penn.
Le sue foto propongono un fondale costante, un format dentro il quale i soggetti si muovono oppressi.