Marinella Senatore – Make it Shine
Si tratta della prima mostra personale che la galleria di Torino dedica a Marinella Senatore, tra le artiste italiane più note a livello internazionale che ha trovato nella dinamica di scambio e condivisione il cardine della propria ricerca artistica.
Comunicato stampa
Mazzoleni è lieta di annunciare la mostra Marinella Senatore: Make it shine che sarà inaugurata a Torino il 2 novembre 2021 e sarà aperta al pubblico fino al 29 gennaio 2022.
Si tratta della prima personale di Marinella Senatore in galleria a Torino, città che considera un “laboratorio” di avanguardia, sperimentalismo e attivismo. Mazzoleni rende omaggio a una delle artiste italiane più note a livello internazionale, che ha trovato nella dinamica di scambio e condivisione il cardine della propria ricerca artistica.
Perseguendo una pratica creativa che fa perno sull’estetica della resistenza e sul potere trasformativo dell'impegno sociale, Senatore è da quasi vent’anni artefice di progetti multidisciplinari - solo nell’ultimo anno a Berlino, Roma, Graz, Amsterdam e alla Biennale di San Paolo - la cui caratteristica principale risiede nel rapporto tra l’artista e le comunità da lei coinvolte. La sua ricerca artistica riflette la formazione multidisciplinare tra l'Accademia di Belle Arti di Napoli, il Conservatorio di Musica e la Scuola Nazionale di Cinema di Roma.
La selezione delle opere, per la maggior parte inedite, delinea un percorso espositivo dove i singoli elementi sono in stretta relazione tra di loro: una molteplicità di soluzioni linguistiche, che prendono forma in sculture di luce, installazioni, dipinti, disegni a matita, collage e stendardi.
L'uso distintivo che l’artista fa di immagini, processi e forme vernacolari come poetica sociale e relazionale, si ritrova, in tutta la sua pratica, anche nella scelta del linguaggio. Le fonti per citazioni e testi spaziano dal contesto femminista alla tradizione popolare, fino all’ambito artistico e letterario: è il caso di Dance First, Think Later citazione di Samuel Beckett, che ritroviamo in una delle sculture di luce che aprono il percorso espositivo. Queste offrono una rielaborazione dei rosoni e dei portali barocchi, nelle quali sono però inserite frasi e citazioni legate all’empowerment, come Remember the First Time You Saw Your Name, e al riconoscimento della propria identità. Le sculture ridescrivono l’ambiente attraverso la propria architettura, offrendolo poi come spazio di condivisione e di energia resa manifesta dalla luce.
Per la prima volta Marinella Senatore realizza nuove sculture al neon, per le quali ha scelto di ricorrere alla produzione mercury free, un’innovativa tecnologia che permette di produrre lampade prive di mercurio, metallo altamente inquinante e già bandito in diversi paesi europei, garantendone quindi la durata e la futura replicabilità.
Tra le opere inedite si segnala la monumentale installazione pittorica Make it Shine, dove l’artista utilizza materiali riflettenti e rifrangenti come la madreperla, i fiocchi di metallo e l’oro 24k, permettendo alla luce di scolpire la superficie della tela.
Il ciclo Un Corpo Unico si configura come grandi polittici, i cui singoli elementi danno vita a una figurazione unitaria fatta di immagini di corpi danzanti, elementi testuali ed elementi iconografici appartenenti all’artista, come le famose luminarie della tradizione artigianale dell’Italia del Sud. Negli inediti collage l’artista riflette su tematiche universali come i temi sociali, le differenze di genere, ma soprattutto la capacità trasformativa del singolo individuo, attraverso l’utilizzo di materiali tratti dal suo archivio: fotografie di persone e luoghi, memorie di installazioni o azioni pubbliche, spartiti musicali, immagini botaniche, frasi e parole.
Imprescindibile dalla pratica dell’artista è il disegno: la serie It’s Time to Go Back to the Street (2019) raffigura scene di strada dove gruppi di persone sono impegnate a riappropriarsi pacificamente dello spazio urbano, ad affermare i proprio diritti o manifestare se stessi attraverso il linguaggio artistico.
Per la realizzazione degli stendardi ricamati, che l’artista utilizza spesso nei suoi progetti partecipativi, Senatore si affida di volta in volta alle maestrie locali dove si trova a intervenire per cucire motti, brani di canzoni popolari e poesie. Questi grandi vessilli riprendono da una parte la tradizione dei gonfaloni, dall’altra quella dei grandi manifesti tessili del movimento operaio e delle workers union. In questo modo unisce sistemi molto diversi tra loro ma che utilizzano l’elemento tessile come costante aggregativa. Anche nel ciclo Autoritratto ritroviamo le caratteristiche scacchiere pittoriche, più tele a comporre ogni lavoro. In questo caso siamo invitati a una riflessione sul tema della rappresentazione di se stessi. Sul soffitto della stessa sala, una superficie specchiante con al centro le mani dell’artista riprodotte in bronzo, permette agli spettatori di riflettersi. L’opera intitolata anch’essa Autoritratto diventa metafora dell’artista che accoglie in sé la moltitudine degli spettatori, che a loro volta partecipano al lavoro in una dialettica espansa di incontro e scambio. Per questa opera Senatore richiama Song of Myself, di Walt Whitman, nella quale si legge I contain moltitudes, (contengo moltitudini) frase che ritroviamo in un’altra scultura in mostra e che rafforza il desiderio dell’artista di creare quel “corpo unico” tra lei e i visitatori, quel senso comunitario che accomuna tutte le opere in mostra.