Mario Cresci / Aldo Tagliaferro – Interferenze
Protagonisti, negli anni Settanta, del dibattito tra arte e fotografia, lungo una carriera pluridecennale Mario Cresci (Chiavari, 1942) e Aldo Tagliaferro (Legnano, Milano, 1936 – Parma 2009) sono rimasti entrambi fedeli sia all’utilizzo del linguaggio fotografico, sia a un’autentica ricerca artistica, muovendo da una riflessione sociologica per poi indagare i temi della memoria e dell’identità.
Comunicato stampa
Durante l’inaugurazione sarà presentato il libro di Sara Fontana Arte e antropologia in Italia negli anni Settanta (Postmedia books, 2018) alla presenza degli artisti Mario Cresci, Armando Marrocco e Antonio Paradiso.
La mostra Mario Cresci e Aldo Tagliaferro, Interferenze inaugura nell’ambito di The Blank ArtDate - FREQUENZE/FREQUENCIES (25 26 27 Maggio 2018), le giornate dedicate all’arte contemporanea organizzate annualmente a Bergamo da The Blank Contemporary Art.
Protagonisti, negli anni Settanta, del dibattito tra arte e fotografia, lungo una carriera pluridecennale Mario Cresci (Chiavari, 1942) e Aldo Tagliaferro (Legnano, Milano, 1936 - Parma 2009) sono rimasti entrambi fedeli sia all’utilizzo del linguaggio fotografico, sia a un’autentica ricerca artistica, muovendo da una riflessione sociologica per poi indagare i temi della memoria e dell’identità.
Cresci presenta una selezione di opere tratte dalle due serie Le macchine di Penelope e Pietre Coti, entrambe parte di un progetto più ampio dedicato nel 2008 a luoghi, elementi e personaggi della storia bergamasca. Il territorio di Bergamo, come già quello di Matera negli anni Settanta, è qui il luogo dell’indagine antropologica di Cresci: un’indagine che coinvolge l’arte, la cultura (anche la cultura popolare e la cultura materiale), la scienza e l’industria. Nelle immagini delle macchine del cotonificio Albini, come in quelle delle “Pietre Coti” (un prodotto tipico della bassa Val Seriana utilizzato come abrasivo per affilare utensili metallici), l’artista evidenzia sequenze lineari e configurazioni astratte, potenziando le valenze segniche e dinamiche della rappresentazione.
Di Tagliaferro sono esposte alcune opere del ciclo Analisi della pettinatura africana. “Dal segno alla scrittura”, una ricerca nata alla fine degli anni Settanta durante un soggiorno dell’artista nel Congo. Le immagini colgono l’aspetto etnologico delle acconciature, ma esaltano soprattutto il rigore del “segno” e l’uso della ripetizione. Nelle sue Annotazioni di lavoro, Tagliaferro scrive: “L’intervento si sviluppa in tre momenti: nel primo le immagini “registrate” sono state isolate dal loro contesto, annullando anche i visi, per evidenziare la traccia segnica della pettinatura, poi riproposte strutturandole su una forma geometrica per accentuare il rigore del “segno”; nell’elaborazione dei vari “modelli” l’immagine è stata dilatata fino a diventare una macro-immagine, questo per estraniare la rappresentazione e focalizzare le sue “tracce”; infine, attraverso la ripetizione del dettaglio di un’immagine, questa si trasforma diventando quasi una scrittura”.