MarteS – Museo d’arte Sorlini
Apre il MarteS, una straordinaria collezione di oltre 180 dipinti d’artisti veneti e lombardi, da tavole oro quattrocentesche al Settecento veneziano – con prevalenza di quest’ultimo – raccolti dall’imprenditore bresciano Luciano Sorlini (1925-2015)
Comunicato stampa
Il 31 marzo apre al pubblico il MarteS - Museo d’arte Sorlini di Calvagese della Riviera (frazione Carzago), deliziosa località dell’immediato entroterra del lago di Garda. Il museo arricchirà in modo significativo la proposta museale del Garda. Vi sono esposti 154 dipinti raccolti dall’imprenditore bresciano Luciano Sorlini (1925-2015) in oltre cinquant’anni di appassionate ricerche. Ad essi si affiancano altre opere di proprietà degli eredi, per oltre 180 dipinti, dalle tavole in oro trecentesche alle grandi tele dei Maestri del Settecento veneziano. Si tratta di un nucleo di quadri – per lo più di grandi dimensioni - rappresentativi della pittura veneta e veneziana dal XIV al XIX secolo, a cui si accostano opere di importanti autori lombardi.
La collezione Sorlini è votata al Settecento veneziano. Ai nomi di Tiepolo, Ricci, Guardi, Canaletto, Rosalba Carriera si affiancano quelli di pittori non così noti, ma fondamentali per lo sviluppo delle arti figurative della Serenissima: Pittoni, Diziani, Molinari, Bellucci, Fontebasso. Impreziosiscono questa straordinaria pinacoteca privata, ora aperta al pubblico, anche opere di Giovanni Bellini, Bramantino, Savoldo, Padovanino, Celesti, Giuseppe Bernardino Bison, Giacomo Ceruti detto il Pitocchetto, Palma il Vecchio.
Sede del museo è un tipico ed articolato palazzo bresciano seicentesco, un tempo residenza di Luciano Sorlini ed ora sede della Fondazione che ne porta il nome. L’allestimento, suddiviso in 14 sale espositive, per un totale di 1.000 mq, consente ai visitatori di comprendere l’evoluzione della sensibilità collezionistica dell’imprenditore e di ammirare opere straordinarie. Avvicinatosi all’arte veneziana del Settecento, dovendo arredare alcuni edifici di sua proprietà di particolare importanza - come il palazzo veneziano Grimani Marcello Sorlini sul Canal Grande e il Castello Grimani a Montegalda Vicentina, oltre a Palazzo Sorlini di Carzago - Luciano Sorlini formò infatti il suo raffinatissimo gusto frequentando i più importanti antiquari e scegliendo personalmente i dipinti che amava collocare negli ambienti delle proprie case.
Amava la pittura del Settecento veneziano e soprattutto la pittura di figura: gioiose scene mitologiche, episodi tratti dal Vecchio Testamento. Totalmente assente la natura morta, non numerosi i ritratti, ai Vedutisti preferì il paesaggio in senso lato. E’ quindi la pittura luminosa, allegra e dai toni squillanti che piace di più a Luciano Sorlini, specialmente nella prima fase delle sue ricerche.
E’ dalla fine degli anni Novanta che si avverte un cambiamento, quando cioè giungono nella collezione opere apparentemente inaspettate: la Madonna di Giovanni Bellini (Venezia 1430-1516) è il caso più eloquente. Si tratta di un dipinto di alta epoca, di un prestigioso autore, davanti al quale Luciano Sorlini ebbe un soprassalto, motivato anche dalla possibilità di poterla acquisire. Altro “colpo” eccezionale fu l’acquisto del ciclo di 6 grandi teleri di Gianantonio Guardi (Vienna 1699-Venezia 1760) raffiguranti le Storie di Giuseppe ebreo, già arredo di Palazzo Grassi, poi di proprietà del principe Lutormirski e ora a Calvagese, presso il MarteS.
Nel 2000 Luciano Sorlini istituì la Fondazione che porta il suo nome, alla quale affidò il compito statutario di riunificare a Carzago la collezione suddivisa nelle sue tre diverse dimore. Spentosi nel 2015, affidò ai figli Cinzia, Silvia, Stefano, ai nipoti Giulia, Angelica, Luigi e alla Fondazione il compito di istituire un luogo da aprirsi al pubblico in grado di conservare, valorizzare e condividere le opere raccolte con tanto interesse e passione. Nasce così, nel palazzo di Calvagese, il MarteS.
Accanto all’arte, l’altra grande passione di Luciano Sorlini fu il volo: nel 1956 ottenne addirittura, primo pilota civile non professionista in Italia, l’abilitazione al volo strumentale, che consente di volare in assenza di visibilità su aerei opportunamente strumentati. Si appassionò al restauro degli aerei storici: attualmente gli aerei, dislocati nelle aviorimesse di Calvagese e Ceresara, sono di proprietà della figlia Silvia che, insieme al marito Giovanni Marchi, li mantiene volanti.
Il percorso espositivo
Le opere sono esposte per gruppi tematici ospitati in 14 ambienti, nell’intento non solo di poter presentare al pubblico i dipinti, ma anche di poter raccontare l’evoluzione della collezione e le mutazioni del gusto di Luciano Sorlini. L’allestimento è di Stefano Lusardi, Conservatore del Museo. Rispetto alle scelte iniziali, connesse soprattutto alla pittura veneziana del XVIII secolo, Luciano Sorlini affinò sensibilmente il proprio istinto, che lo guidò nella scelta di dipinti non più solamente veneziani. E’ il caso dei due straordinari fondi oro, uno del trecentesco artista noto come Maestro di Panzano, l’altro di Gherardo Starnina. Sorprendenti la tavola del pittore ferrarese del Cinquecento Ludovico Mazzolino e il capolavoro assoluto di Giacomo Ceruti detto il Pitocchetto (1698-1767) raffigurante la Vecchia contadina.
La Galleria è l’ambiente più scenografico ed esibisce opere del Settecento veneziano, fra cui Venere soccorre Adone morente di Sebastiano Ricci (1659-1734), il Cristo e la Samaritana di Giandomenico Tiepolo (1727-1804), l’Angelo della Fama di Giambattista Tiepolo (1696-1770). Tre eccezionali lampadari veneziani in vetro colorato rendono questo grandioso ambiente di particolare impatto, anche grazie ad alcuni significativi arredi lignei, come la console con specchiera e seggiole veneziani in legno laccato azzurro, realizzata nel Settecento per la famiglia Dolfin. Perfettamente funzionante l’orologio da tavolo italiano del periodo Luigi XV, proveniente da Palazzo Sorlini sul Canal Grande.
La Stanza di Pietro e Alessandro Longhi espone ritratti e opere di genere (come le due tele raffiguranti L’allegra compagnia e La polenta) di Pietro Longhi, ritratti eseguiti dal figlio Alessandro e due opere di Jacopo Amigoni (Napoli 1682-Madrid 1752): l’Immacolata Concezione e il Ritratto del Marchese de La Ensenada, già di proprietà del più famoso cantante lirico settecentesco della storia, Carlo Brioschi detto Farinelli.
La Saletta dei paesaggi racchiude tele di Marco Ricci, Canaletto, Zais, Luca Carlevarjs e un gruppo di opere di Giuseppe Bernardino Bison (1762-1844), a conferma della fortuna che il genere del paesaggio veneziano di matrice settecentesca godette anche nel XIX secolo.
Nella Stanza della pittura del Seicento sono esposte le opere di alcuni dei maggiori artisti veneziani del periodo barocco fra cui la straordinaria tela di Andrea Michieli detto il Vicentino (1542 circa-1618) raffigurante Il Corteo della Dogaressa Morosina Morosini Grimani proveniente dal Castello Turn Und Taxis di Duino presso Trieste.
Nel grande Salone di Diana è esposto un raro telero di Giacomo Ceruti detto il Pitocchetto, già presso il Palazzo Arconati Visconti a Milano, raffigurante Diana scoperta da Atteone, a cui si accosta, per medesimo soggetto iconografico, la Diana di Gaspare Diziani che ben figurava nel Salotto Rosso del palazzo veneziano dei Sorlini. In questo vasto ambiente sono collocate opere di grandi dimensioni del Sei e Settecento come la pala con la Madonna del Carmelo di Antonio Balestra (1666-1740) affiancata da un’opera di carattere mitologico dello stesso artista e raffigurante Achille che consegna alla famiglia il corpo di Ettore.
La Sala di Giambellino accoglie una delle icone del MarteS, la Madonna con Bambino di Giovanni Bellini, attorniata da alcune altre opere del primo Cinquecento come la Madonna di Bramantino (1456-1540) e il Riposo durante la fuga in Egitto di Giovanni Gerolamo Savoldo (1480-1530).
La Stanza di Giuditta venne costruita nel XIX secolo, quando al corpo di fabbrica principale del palazzo si aggiunse un’ala domenicale, dove Luciano Sorlini scelse di abitare. Le pareti sono interamente decorate con paesaggi dell’Ottocento bresciano. Ad impreziosirla, una Sibilla di Jacopo Palma il Vecchio.
Seguono la Saletta di Callisto Piazza da Lodi e lo Studio di Luciano Sorlini, con la scrivania commissionata negli anni Quaranta del Novecento e quattro poltrone Frau, rosse, ricordano la sensibilità del collezionista anche nei confronti del design moderno. Alle pareti due opere del fiammingo Lambert Sustris, una Madonna con Bambino e San Giuseppe attribuibile alla bottega di Paolo Veronese, una Natività dell’ambito di Tintoretto e una Crocefissione del veronese Poalo Farinati.
Nella Stanza dei Fondi oro sono esposti i due straordinari fondi oro acquisiti da Luciano Sorlini nel 2001: un trittico del senese Maestro di Panzano e una piccola ancona di Gherardo Starnina eseguita all’inizio del Quattrocento, che dialogano in questa stanza con il dipinto più antico della Collezione: la Pietà di Nicoletto Semitecolo, realizzata nel 1367 e parte di un polittico concepito per la Cattedrale di Padova.
Nella Sala del Pitocchetto si ammirano due capolavori del pittore milanese Giacomo Ceruti: il Bravo e la Vecchia contadina. Il pendant è considerato uno dei vertici della pittura della realtà lombarda e di soggetto pauperista del XVIII secolo.
Biblioteca e Archivio ospitano la biblioteca d’arte di Luciano Sorlini, incrementata dalla Fondazione Luciano Sorlini e tutti i dossier dei dipinti della Collezione, consultabili su richiesta. Alla parete una derivazione seicentesca dalla pala di Alessandro Turchi detto l’Orbetto raffigurante i Quaranta martiri.
Il Salone di Francesco e Gianantonio Guardi accoglie uno dei più interessanti cicli pittorici di collezione privata eseguiti da Gianantonio Guardi. Le sei tele (qui collocate personalmente da Luciano Sorlini) raccontano gli episodi salienti della Vita di Giuseppe ebreo. Databili verso la metà del Settecento e portatrici di uno stile rococò di gusto internazionale, vennero realizzate per Villa Bombardini a Bassano del Grappa, all’inizio del Novecento vengono trasferiti a Palazzo Grassi di Venezia, tra le raccolte Stucky e quindi verso il 1930 vennero acquistate dal principe Lutormirski. Accanto alle opere di Giantonio, alcune tele del fratello Francesco, tra cui la notevole Pietà, considerata una pietra miliare per la comprensione dell’opera di Francesco Guardi figurista.