Martina Monopoli – A little piece of my art
La macchina fotografica si fa strumento di analisi pittorica: coglie un attimo metafisico in cui l’artista diventa soggetto della sua stessa opera ed entra fisicamente nella propria visione introspettiva.
Comunicato stampa
“A little piece of my art”
a cura di Togaci
Il 10 febbraio 2012 la miscela di arte e letteratura che è l’anima dell’HulaHoop club si sublima in una serata intensa e carica di emozioni.
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Apre la personale “A little piece of my art” di Martina Monopoli (dal 10.2.2012 al 23.2.2012).
La macchina fotografica si fa strumento di analisi pittorica: coglie un attimo metafisico in cui l’artista diventa soggetto della sua stessa opera ed entra fisicamente nella propria visione introspettiva. In una fusione di immaginazione, di effetti luministici e cromatici, Martina Monopoli ritrae i pittori ,e non (Eleonora Gianfermi, Stefano Bolcato, Cristiano Petrucci, Silvia Faieta, Gianni Lancellotti, Francesca Gerlanda Di Francia, Valerio Pierbattista, Marcello Toma, Valentina Zummo, Stella Venturo, Paolo Pietrangeli), e si fa interprete eccellente di un panorama pittorico multiforme e significativo.
Segue la presentazione del catalogo degli eventi 2011-2012 del binomio HulaHoop-Togaci, cui presenzierà il Gianluca Peciola Consigliere della Provincia di Roma ,che ha abbracciato il progetto.
Quale migliore intrattenimento, il palco dell’HulaHoop ospita il reading del cantiere letterario curato da Carlo Sperduti. Sulle scenografie di Francesca Gerlanda di Francia i ragazzi della “letteratura notturna” leggeranno i racconti più significativi, dando alla serata un sapore di notte magica, stravagante, inquieta e onirica.
(I lettori e autori dei racconti sono: Daniela Peruzzo, Diletta Fedele, Camilla Cossu, Felice Quartullo, Leonardo Battisti, Alessandro Reali, Marco Lipford, Patrizio D’Amico, Patrizia Berlicchi, Specchio Gelido, Elena Benigni).
Cristina Ricatti.
scrive per Martina Monopoli.
“A little piece of my art”
Pensate a una favola: un mondo fantastico, pieno di colori, di magie e sortilegi, dove figure stravaganti vivono la propria quotidiana fantasia. La storia inizia quando una fotografa di notevole talento attraversa lo specchio e si ritrova in tanti universi paralleli che si susseguono uno all’altro, da regni di incantevoli colori a scenari da incubo, incontra quei personaggi fiabeschi e ci parla, si fa raccontare il proprio sogno, poi chiede di posare per lei. Così, con il suo obiettivo, Martina Monopoli entra nel paese onirico dove i pittori diventano interpreti di se stessi, soggetti dei loro quadri, regala a ciascuno l’ambizione più grande per un artista: l’unione sublime con la propria ideazione, la mente che si riformula nel corpo del creatore. È un gioco sottile, geniale, che offre a Martina soluzioni perfette per il proprio orientamento. Quel dualismo fra aspetto esteriore e anima che ha sempre caratterizzato la sua indagine fotografica non poteva trovare esplicazione più efficace nel fondere la figura fisica degli artisti con la rappresentazione delle loro visioni interiori. Il vero aspetto favolistico per altro sta in questo incontro che sembra un lieto fine, qualcosa che doveva accadere per volontà del fato, perché la vivacità cromatica propria degli scatti di Martina si sposa alla perfezione con i colori e le stesure di quadri e opere che tornano all’origine, ridiventano tele su cui la macchina fotografica stampa con la più alta risoluzione i chiaroscuri forti, la contrapposizione di nero e bianco, i toni vivaci, gli effetti luministici che danno sostanza e concretezza anche alle più sfuggevoli irrealtà.
È un progetto collettivo, un discorso corale che non trascura però l’individualità di ogni modello e del suo personale set, la propria intrinseca espressività, così ogni posa, ogni scatto sono stati studiati per esaltare e rafforzare il significato delle singole opere o idee, il quadro non è solo uno sfondo, è un tutt’uno indivisibile con l’artista.
L’aspetto più esaltante di questa esperienza è sicuramente il connubio di tecniche artistiche differenti, che si mettono una al servizio dell’altra per rafforzarsi a vicenda; artisti diversi collaborano fra loro perché pittura e fotografia esprimano la forte complementarietà che le lega in una esigenza estetica multiforme, quanto univoca nel farsi espressione del pensiero intimo e dell’immaginazione.