Martini | Scodro | Vanni – Superficial

Informazioni Evento

Luogo
STUDIO LA CITTA'
Lungadige Galtarossa 21, Verona, Italia
(Clicca qui per la mappa)
Date
Dal al

dal martedì al sabato, dalle 9:00 alle 13:00 e dalle 15:00 alle 19:00
lunedì solo su appuntamento

Vernissage
06/02/2016

ore 11.30

Artisti
Alberto Scodro, Eugenia Vanni, Tiziano Martini
Generi
arte contemporanea, collettiva

Il progetto, curato da Daniele Capra, è mirato a ribaltare la lettura filosofica stereotipata che vede nella superficie esclusivamente lo strato esteriore ed apparente di un elemento, la pellicola epidermica di un fenomeno la cui forza giace ed agisce altrove.

Comunicato stampa

Studio la Città è lieta di annunciare Superficial, mostra che indaga le potenzialità espressive e concettuali della superficie dell’opera attraverso i lavori di Tiziano Martini, Alberto Scodro ed Eugenia Vanni, tre dei più interessanti giovani artisti del panorama italiano. Il progetto, curato da Daniele Capra, è mirato a ribaltare la lettura filosofica stereotipata che vede nella superficie esclusivamente lo strato esteriore ed apparente di un elemento, la pellicola epidermica di un fenomeno la cui forza giace ed agisce altrove. Al contrario, Superficial evidenzia come invece la superficie sia essa stessa la ragione d’essere della ricerca artistica, il centro di un’azione che produce e registra un accadimento, uno spostamento, un trapasso. La mostra è costituita da una decina di opere, tra tele e sculture in materiali compositi.
Siamo soliti considerare la superficie in opposizione alla sostanza, a ciò che realmente caratterizza un oggetto, come se, in ultima istanza, quella esterna fosse la parte meno importante e nobile di un manufatto o la meno stimolante di un processo. Frequentemente la superficie viene letta come tentativo furbesco di catturare l’attenzione e lo sguardo di chi non è nella condizione di possedere gli strumenti per leggere un fenomeno, per entrarne realmente in profondità. Tale approccio conduce a considerare la superficie come area non degna di interesse, poiché parte di rilevanza esclusivamente cosmetica, incapace cioè di andare oltre una ricercata, ruffiana, piacevolezza: per incapacità di portare significati più alti.
Superficial capovolge tale approccio manicheo. Grazie a modalità processuali e pittoriche, grazie a dinamiche di ordine concettuale, all’azione chimica, cromatica, termica, la superficie diventa infatti essa stessa medium, poiché può assurgere nel contempo ad essere obbiettivo e metafora della pratica artistica, ma anche meta-narrazione che ne spiega ed argomenta le ragioni. Il vitale e incessante lavoro sulla/della superficie è così il diario ultimo di una metamorfosi che avviene grazie al pensiero e alla mano dell’artista, capace di proporre vie alternative per superare l’impasse, di controllare le variabili ambientali, di sfruttare a proprio vantaggio casualità imprevedibili.
I lavori Untitled presentati in galleria di Tiziano Martini (Soltau, D, 1983) sono caratterizzati da un continuo e rigoroso aspetto processuale. L’artista sovrappone sulla tela differenti livelli di pigmenti acrilici, direttamente con il pennello o più frequentemente attraverso l’uso di monotipi, di matrici che, opportunamente colorate, consentono alla materia pittorica di stratificarsi come successive impronte. La tela trattiene così elementi casuali, lo sporco dello studio o i residui di opere precedenti, che diventano variabili aleatorie che l’artista usa/dispone liberamente, in una continua improvvisazione jazzistica.
Nella serie Autumn Alberto Scodro (Bassano del Grappa, 1984) sviluppa una ricerca in cui vengono analizzate le capacità generative che nascono dalla combinazione di elementi differenti, quali sabbia, vetro, ossidi. L’artista indaga infatti le possibilità combinatorie della materia cuocendo ad elevata temperatura in forno industriale materie prime di diversa origine, che subiscono un processo chimico-fisico simile alla vetrificazione. Scodro realizza così delle sculture alchemiche da parete, lastre in cui la superficie è ruvida come la roccia, ma fragile e colorata come la porcellana.
Nei dittici Ritratto l’uno dell’altro Eugenia Vanni (Siena, 1980) esplora concettualmente le potenzialità mimetiche della pittura fino a giungere agli esiti più estremi. Grazie all’utilizzo dell’olio e di differenti ricette di imprimitura della tela, l’artista arriva a ritrarre su lino l’immagine del tessuto di cotone e viceversa. Ne esce così un doppio ritratto, essenzialmente meta-pittorico, in cui il soggetto è la pittura nella sua essenza materiale/materica, il suo essere palinsesto che accoglie l’immagine potenziale dell’altro. In un chiasmo logico ciascun elemento del dittico è così negazione della propria identità e nel contempo rappresentazione del suo contrario.