Martino Chiti – Suspended cities
Ritratti da 12 diverse metropolitane del mondo, realizzati in diapositiva colore, 35mm. (Parigi, Roma, Londra, Madrid, Napoli, Oslo, New York, Mexico DF, Sanriago de Chile, Tunis, Delhi, Tokyo).
Comunicato stampa
Opening exhibition
Donnerstag / Giovedì 24.11.16 ore 19 Uhr
Martino Chiti: Suspended cities, Portraits from the underground
with: Festival Analogica 2016
“The guard is down and the mask is off, even more than when in lone bedrooms (where there are mirrors). People’s faces are in naked repose down in the subway.” Walker Evans
Porträts auf 35mm Farbdiapositiv, entstanden in 12 U-Bahnen rund um die Welt (Paris, Rom, London, Madrid, Neapel, Oslo, New York, Mexico DF, Santiago de Chile, Tunis, Delhi, Tokyo). Die Arbeit nimmt Bezug auf die von Walker Evans in den 40er Jahren in der Untergrundbahn von New York aufgenommenen Fotos und transzendiert sie. Die einzelne Stadt ist unwichtig geworden. Nicht der einzelne Ort zählt, sondern die Entfernung und Verschiedenartigkeit der Städte, reduziert auf einen einzigen Raum. Die Gesichter von Fahrgästen, in der Routine der täglichen Fortbewegung aufgehoben in einem Augenblick der Ruhe, werden zur Metapher für die menschliche Existenz wie für seine moderne Dimension. Als Flaneur ist jeder Einzelne unterwegs, hält inne, wartet und geht wieder fort. Über die Wirklichkeit der ständigen Bewegung legt sich der Schatten einer ständigen Entrückung.
Ritratti da 12 diverse metropolitane del mondo, realizzati in diapositiva colore, 35mm. (Parigi, Roma, Londra, Madrid, Napoli, Oslo, New York, Mexico DF, Sanriago de Chile, Tunis, Delhi, Tokyo). Il lavoro si rispecchia nelle immagini scattate da Walker Evans nella metropolitana di New York negli anni ‘40 e le trascende. Non importa quale città. Non si fa riferimento ad un unico luogo ma a città distanti e differenti, che appaiono qui come racchiuse in un unico spazio. I volti, che esprimono la sospensione e il nudo riposo dei passeggeri che ogni giorno utilizzano questo mezzo di trasporto, diventano metafora tanto dell’essenza umana quanto della sua dimensione moderna. Come tanti flaneur gli individui transitano, pemangono, attendono e se ne vanno. Dietro la realtà di un costante movimento, il velo di una costante sospensione.