Masahisa Fukase – Private Scenes
La Fondazione Sozzani presenta “Masahisa Fukase, Private Scenes” la prima mostra retrospettiva italiana dedicata al grande fotografo giapponese, a cura di Foam Fotografiemuseum di Amsterdam in collaborazione con Tomio Kosuga, direttore di Masahisa Fukase Archives.
Comunicato stampa
La Fondazione Sozzani presenta “Masahisa Fukase, Private Scenes” la prima mostra retrospettiva italiana dedicata al grande fotografo giapponese, a cura di Foam Fotografiemuseum di Amsterdam in collaborazione con Tomio Kosuga, direttore di Masahisa Fukase Archives.
L’opera del fotografo giapponese Masahisa Fukase (Hokkaido, 1934-2012) è rimasta in gran parte inaccessibile per oltre vent’anni, in seguito a una tragica caduta che lo aveva lasciato con gravi danni cerebrali permanenti. Dopo la sua morte, gli archivi furono gradualmente aperti, rivelando un ampio materiale che non era mai stato mostrato prima. In questa ampia retrospettiva presentata in autunno al Foam di Amsterdam sono esposte stampe originali dagli archivi di Masahisa Fukase a Tokyo, oltre al suo corpus di lavori “Ravens” (corvi), importanti serie fotografiche, pubblicazioni e documenti che risalgono dagli anni '60 al 1992.
Fukase ha incorporato la sua lotta personale contro il senso della perdita e la depressione nel suo lavoro in modo sorprendentemente giocoso. I suoi soggetti sono personali e molto intimi: nel corso degli anni, la moglie Yoko, il padre morente e l’amato gatto Sasuke comparivano regolarmente in narrazioni visive talvolta comiche, talvolta sinistre. Verso la fine della sua vita, rivolgeva la macchina fotografica sempre più verso di sé. L'enorme numero di autoritratti – quasi dei proto-selfie - testimonia il modo singolare, quasi ossessivo in cui l'artista si metteva in relazione con ciò che lo circondava e con sé stesso.
Fukase ha lavorato quasi esclusivamente con delle serie fotografiche, alcune nate nel corso di diversi decenni. Divenne celebre per i suoi “Ravens” (i corvi) (1975-1985), un racconto visivo atmosferico e associativo concepito durante un viaggio nella sua nativa Hokkaido.
Il libro Ravens è stato pubblicato nel 1986 e considerato come il miglior libro fotografico degli ultimi 25 anni dal British Journal of Photography nel 2010. Gli stormi dei corvi, quasi un presagio del destino, erano una sorta di metafora del suo stato d'animo di Fukase per il suo matrimonio con Yoko che stava finendo. Meno noto è il fatto che Fukase ha fotografato i corvi anche a colori.
Le rare polaroid della serie “Raven Scenes” (1985) sono esposte in Italia per la prima volta.
La sopravvivenza e il dolore personale sono diventati temi ricorrenti in Fukase per lunghi anni. Nella mostra Kill the Pig (1961), Fukase aveva presentato studi sperimentali sulla moglie incinta e sul bambino nato insieme a fotografie scattate in un macello: una riflessione insieme giocosa e macabra sull'amore, la vita e la morte. In Memories of Father (1971-1987) Fukase mostrava la vita, la decadenza e infine la morte di suo padre in un tenero omaggio e un commovente “memento mori”. I ritratti familiari di famiglia (1971-1989), a volte divertenti e talvolta seri, per i quali l'artista ha ritratto la sua famiglia nello studio fotografico dei suoi genitori, anno dopo anno, formano un'eccezionale cronaca familiare.
L’ esasperata idiosincrasia, la sua non accettazione verso sé stesso, e la continua sperimentazione, culminano negli autoritratti e nelle scene di “Private Scenes” (1990-1991), “Hibi” (1990-1992) e “Berobero” (1991) che documentano il vagabondaggio di Fukase per le strade e la vita notturna di Tokyo. Tre mesi prima della sua fatale caduta, le opere vennero esposte nella mostra “Private Scenes” (1992), insieme a Bukubuku (1991): una serie di autoritratti dell'artista nella vasca da bagno. Le stampe sono datate con il timbro digitale che Fukase aveva iniziato ad utilizzare negli ultimi anni della sua attività. Insieme queste opere costituiscono un diario che scandisce i giorni, i mesi e gli anni in cui Fukase ha vissuto, lavorato e giocato in totale isolamento.
Masahisa Fukase è nato nel 1934 a Bifuka, nella zona settentrionale dell'isola di Hokkaido.
Come figlio maggiore, Fukase era destinato a prendere in gestione lo studio fotografico di famiglia, fondato dal nonno nel 1908. All'età di sei anni stava seguendo le impronte, e continuò ad aiutare i genitori e a dirigere lo studio fino al suo trasferimento a Tokyo nel 1952 per studiare fotografia.
La sua mostra “Kill the Pig” (1961) lo portò per la prima volta all’attenzione del pubblico.
Nel 1964 tre anni dopo l'improvvisa partenza della prima moglie, sposò Yoko, il suo grande amore. Per dodici anni Yoko fu la sua principale fonte d'ispirazione.
Nel 1974 Fukase fondò la “Workshop Photography School” di Tokyo con noti fotografi giapponesi come Shomei Tomatsu, Eikoh Hosoe, Noriaki Yokosuka, Nobuyoshi Araki e Daido Moriyama. Il loro lavoro venne presentato nella mostra New Japanese Photography al MoMA (New York) nel 1974 introducendo per la prima volta una nuova generazione di fotografi giapponesi in Occidente. Nel 1976 il divorzio da Yoko segnò l'inizio della celebre serie “Ravens”, ma anche della depressione e dell’alcolismo. Nel 1992 Fukase, intossicato, cadde dalle scale e rimase in coma per venti anni. Dopo la sua morte, avvenuta nel 2012, il suo lavoro è stato reso gradualmente reso accessibile dagli archivi Masahisa Fukase, istituiti a Tokyo nel 2014.
Il lavoro di Fukase è stato esposto in numerose istituzioni MoMA, il Victoria and Albert Museum, l'ICP, la Fondation Cartier pour l'Art Contemporain e la Tate Modern. Il suo lavoro è presente in collezioni pubbliche e private, tra cui Victoria and Albert Museum, Tate Modern, SFMoMA, Metropolitan Museum of Art, Getty Museum.
Le opere in mostra sono state generosamente prestate da Masahisa Fukase Archives.
Fondazione Sozzani
La Fondazione Sozzani è un’istituzione culturale costituita a Milano da Carla Sozzani nel 2016
per la promozione della fotografia, della cultura, della moda e delle arti. La Fondazione ha assunto il patronato della Galleria Carla Sozzani e intende proseguire il percorso dell’importante funzione pubblica
che la galleria svolge da 28 anni.