Massimiliano Civica – Soprattutto l’anguria

Informazioni Evento

Luogo
TEATRO ARGENTINA
Largo di Torre Argentina 52 , Roma, Italia
(Clicca qui per la mappa)
Date
Dal al

orari spettacolo
13 ottobre ore 21 - 14 ottobre ore 17

Vernissage
13/10/2012

ore 21

Contatti
Email: ufficiostampa@teatrodiroma.net
Sito web: http://www.teatrodiroma.net
Artisti
Massimiliano Civica
Generi
teatro

La collaborazione tra il Teatro di Roma e Romaeuropa Festival 2012 continua con il debutto in prima assoluta di Soprattutto l’anguria un testo di Armando Pirozzi dai tratti surreali e cinicamente grotteschi portato in scena da Massimiliano Civica.

Comunicato stampa

Romaeuropa Festival 2012 in corealizzazione con Teatro di Roma

prima italiana

13 | 14 ottobre 2012 – Teatro Argentina

MASSIMILIANO CIVICA

Soprattutto l’anguria

di Armando Pirozzi
uno spettacolo di Massimiliano Civica

con Diego Sepe e Luca Zacchini
impianto illuminotecnico e luci a cura di Gianni Staropoli

si ringrazia Armunia/Festival Inequilibrio

orari spettacolo
13 ottobre ore 21 - 14 ottobre ore 17

per il ciclo Appena fatto! - Rai Radio3 : Antonio Audino incontra il regista domenica 14 ottobre al termine dello spettacolo

La collaborazione tra il Teatro di Roma e Romaeuropa Festival 2012 continua con il debutto in prima assoluta di Soprattutto l’anguria un testo di Armando Pirozzi dai tratti surreali e cinicamente grotteschi portato in scena da Massimiliano Civica, il 13 e 14 ottobre al Teatro Argentina.

Lo spettacolo affronta il complicato tentativo di un uomo di ristabilire un dialogo con il proprio fratello; un dialogo fatto dai discorsi dell’uno e dai silenzi in cui l’altro si rinserra tra ricordi e buchi neri della coscienza per scandire una pulsazione ineluttabile, dove un universo surreale rischia di divenire specchio del presente.

La forte dimensione teatrale del testo di Pirozzi, fatta di parole e silenzi che chiamano la scena, ha attratto Civica che per questa mise en scéne punta a pochi ed essenziali elementi scenografici, ritrovando due attori come Diego Sepe e Luca Zacchini. Un lavoro sul testo e nel testo, dove la frase, il discorso e la sua assenza tornano a trovare peso e spazio.

Sul palcoscenico emerge sempre più evidente la difficoltà della relazione fra i due fratelli attraverso l’ostinato silenzio dell’altro, che trasforma questo tentativo in un paradossale monologo in cui, lentamente, anche se mai in modo esplicito, si comprendono quali siano i profondi motivi dell’uno per continuare a parlare e i profondi motivi dell’altro per insistere nel silenzio. E così, mentre la fantasia del primo prova e riprova a costruire percorsi più o meno immaginari, e a definire o a negare le gigantesche differenze che contraddistinguono le persone che costituiscono un nucleo familiare, il silenzio dell’altro diventa sempre più un silenzio necessario, una impossibilità di dire, che affonda nel dolore più antico e vero le sue radici, e che non ha mai davvero parole per esprimersi. E pare quasi che, se dentro quella cascata di parole non può che rivelarsi un livore e un’amarezza che per poco non sconfina nell’odio, forse proprio quel proteggersi dalla risposta, da qualsiasi risposta, nasconde ancora una scintilla, se non d’amore, almeno di quella nostalgia di un antico affetto che è la più schietta emozione che resiste nel confronto tra le persone. E forse questa emozione aleggia nel silenzio che alla fine sommerge i due afflitti fratelli, ormai chiaramente incapaci di sfondare il muro che li separa, ma forse ancora in grado di essere partecipi di un turbamento che riecheggia qualcosa di più grande di loro.