Massimiliano Frumenti
Nel foyer del teatro “A.Cafaro” di Latina saranno esposte opere di Massimiliano Frumenti, contestualmente alla pièce teatrale “Momenti di trascurabile felicità”.
Comunicato stampa
Il quarto appuntamento di MAD@LatinaLAB, iniziativa nata dalla collaborazione tra MAD Rassegna d’Arte Contemporanea a cura di Fabio D’Achille e LatinaLAB, Rassegna Teatrale e contenitore di attività multidisciplinare di Clemente Pernarella, si svolgerà sabato 10 marzo. Nel foyer del teatro “A.Cafaro” di Latina saranno esposte opere di Massimiliano Frumenti, contestualmente alla pièce teatrale “Momenti di trascurabile felicità”.
Massimiliano Frumenti nasce a Roma nel 1966. Figlio d’arte, non ha frequentato l’Accademia, ma ha trascorso molto tempo nello studio del padre, pittore della prima scuola romana, prendendo però le distanze da quella cifra stilistica. “Dipingere per me è un piacere”, afferma, e il piacere si spegne se ci si ferma a realizzare opere troppo simili tra loro, rientranti in una scuola. Nel 1987 si svolge la sua prima personale intitolata “L’amore è un gran selvaggio”, allestita nella “Galleria Interno 3” in Piazza S. Ignazio di Loyola e presentata da Dario Bellezza. Ha collaborato con il Teatrodanza di Roma nell’allestimento delle scenografie, si è dedicato alla scultura in argilla, che definisce “materia viva”, esponendo a Madrid e in Francia. Ha realizzato installazioni di scena site specific per la “Compagnia Balletto” di Spoleto e per il “Teatro Sala 1” di Roma. Ha lavorato con i registi Mario Mattutini, Riccardo De Torrebuona, Sharou Keradman, Hossein Taheri, Antonio Billo Cannella. Da segnalare la collaborazione con Pina Bausch nella produzione dello spettacolo “Oh Dido” per il Teatro Argentina di Roma. Le sue opere sono esposte in diverse gallerie internazionali: a Milano nella “Now here Gallery” di Orio Verengani; a Roma nella “Galleria Mucciaccia”; a Parigi nella “Galleria Idee des Artistes”; a Madrid nella “Galleria Arte y Naturaleza”. I suoi lavori sono presenti anche in diverse collezioni private: presso la collezione “Massimo Lacchei” di Roma; nella collezione romana “Catherin d’Oleac”; a Parigi presso la collezione “Kerardman”. Hanno scritto di lui: Elio Mercuri, Luca Nicolai, Alessandro Pierotti e Antonio Veneziani. Quest’ultimo lo ha intervistato per la collana “Colloqui d’Arte” edita da Antonio La Porta. E’ tra i fondatori della Biennale d’Arte Contemporanea di Porto Ercole che si svolge nel “Forte Stella”, storica e prestigiosa location disegnata da Michelangelo Buonarroti. Marco Curato ha curato una sua intervista a Radio Rai Internetional. Attualmente vive e lavora tra Roma e Latina.
Sulla sua poetica artistica riportiamo l’interpretazione critica di Laura Cianfarani:
“La componente irrazionale e istintiva dei dipinti di Massimiliano Frumenti nasce paradossalmente da un attento studio dei musei e dell’arte del ‘900. Così l’artista approda a una sintesi e ad una rielaborazione sia concettuale che tecnica di vari passaggi della pittura novecentesca, attraverso l’uso del colore e del gesto.
Nelle sue opere sono presenti spunti delle maggiori correnti artistiche del secolo scorso, dal Divisionismo all’Espressionismo tedesco, da Munch a Gauguin, dai movimenti primitivisti ai Fauve. Questo gli consente di raggiungere una cifra stilistica particolarissima ed estremamente personale che è impossibile da definire e da etichettare. Lo strumento principale con cui si misura è il colore, a volte steso con campiture nette, altre con pennellate vorticose e spatolate, altre ancora con le dita o con pennelli piccolissimi attraverso cui delinea particolari come le foglie degli alberi. Per questo motivo la sua arte non può rientrare in alcuna categoria, dalle sue opere emergono letture stratificate, il mondo dell’artista e quello del fruitore interagiscono in una sorta di empatia dettata dalla gestualità materica. Viene a stabilirsi una comunicazione che è aperta per antonomasia, e l’apertura è generata dal desiderio di entrare in relazione con l’osservatore e garantirgli libertà d’interpretazione. La libertà è accentuata dagli spazi sottili come fessure, non coperti dal colore, aperture che chi osserva i suoi quadri è chiamato a colmare sulla base delle sensazioni e delle emozioni che prova. Molte caratteristiche dei suoi dipinti, come la componente esotica, sono puramente istintivi: Massimiliano non lavora sulla base di un progetto prestabilito, ma secondo una modalità di espressione inconscia che lo conduce alla sorprendente scoperta di una parte di sé che non era consapevole di possedere. L’artista è solo il tramite, lo strumento del prodotto pittorico, della superficie bianca che si animerà e assumerà una forma. La sua è una pittura materica, concepisce la materia come qualcosa di vivo e palpitante: i lavori realizzati con l’argilla non vengono mai messi in cottura, sono caratterizzati da un approccio primitivo, presentano delle crepe che presuppongono un rispetto per i materiali, chiamati a prendere forma prima che l’artista intervenga a lavorare su di essi. La poliedricità formale implica il piacere della sperimentazione ma anche il desiderio di fusione di elementi diversi per generare qualcosa di nuovo, unico e irripetibile. A questo proposito non parrà azzardato il paragone con la musica: come l’adagio o il forte della musica classica presi singolarmente sono entità separate, isolate, “finite”, messe insieme creano una sinfonia e un’armonia, armonia di forma e colore, di conscio e inconscio che viaggiano insieme, di figure immerse in paesaggi ora scabri, ora verdi e lussureggianti”.
Lo spettacolo teatrale “Momenti di trascurabile felicità”, diretto e interpretato da Valerio Aprea, è tratto da “Tre momenti di trascurabile felicità”, testo di Francesco Piccolo. Ci sono delle piccole felicità nel vissuto quotidiano, delle piccole trasgressioni gioiose che ti provocano quella certa soddisfazione e che ti fanno nascere sul viso un sorriso delicato e allo stesso tempo cinico. “Momenti di trascurabile felicità” racconta, in forma di monologo, queste piccole istantanee quotidiane che sono capaci di suscitare quel sentimento di felicità che tutti noi cerchiamo.
Aprea intrattiene il pubblico raccontando piccole perle di vita in cui ognuno ci si può rispecchiare. Lo spettacolo frammenta il quotidiano in momenti di felicità, fatta di decisioni liberatorie, rinunce anche dell’ultimo momento, osservazioni sui comportamenti altrui, riflessioni sui minuscoli atteggiamenti inutili del genere umano ma che creano una finissima gioia.
Uno spettacolo divertentissimo che fa sorridere anche perché, in fondo, le piccole gioie, trasgressioni e comportamenti quotidiani descritti dall’attore romano sono qualcosa che ci appartengono. Uno spettacolo che merita sicuramente di essere visto per la capacità con cui viene analizzato l’uomo nel suo piccolo mondo giornaliero alla ricerca di soddisfazioni anche inutili.
Mostra con musica e degustazione.