Massimo Dalla Pola – Paesaggio italiano
Nel nuovo lavoro di Massimo Dalla Pola tele e carte mostrano l’Italia dal dopoguerra ad oggi: i luoghi delle stragi e dei fatti di cronaca terribili, e ancora irrisolti, ritraggono il “paesaggio” del tutto particolare del nostro Paese.
Comunicato stampa
Inaugura martedì 11 marzo a Circoloquadro, Milano, la nuova mostra personale di Massimo dalla Pola che attraverso 16 tele, 10 tondi e una decina di carte vuole rendere il suo “paesaggio italiano”. Nei suoi lavori gli episodi più terribili, e irrisolti, della storia italiana: dall’eccidio dei lavoratori a Portella della Ginestra, passando per Piazza Fontana fino ad arrivare agli attenti a Falcone e Borsellino e all’incidente del Cermis. I suoi paesaggi neri e opachi, mancanti di qualsiasi traccia umana, restituiscono una realtà immobile, in attesa di quello che deve accadere. La linea racconta paesaggi e architetture e indaga, in modo freddo e razionale, una realtà che verrà presto sconvolta, ma che pare sospesa per sempre sull’orlo dell’abisso. Il fondo oro contribuisce a questa sospensione temporale, come si usava nel Medioevo, quando i personaggi delle tavole galleggiavano in uno spazio e in un tempo eterno.
Scrive Ivan Quaroni, curatore della mostra: Massimo Dalla Pola raccoglie immagini come testimonianze. Le ordina con un’acribia da archivista votato alla classificazione e le dispone sul fondo aureo con accuratezza da tassidermista, quasi a comporre una collezione. Come ogni collezionista, sa che la sua è un’opera potenzialmente infinita, che può allargarsi fino a comprendere altri periodi, altre geografie. […] Le sue immagini, rastremate fino all’osso, sono nere come l’ombra che quei fatti proiettano nella coscienza collettiva. Nere come il mistero più fitto, come quel sonno della ragione da cui sono generate. Sono immagini aggettanti, che quasi si spingono oltre, e fuori, la dimensione cristallina del fondo, richiedendo all’osservatore un’attenzione esclusiva.
Dentro ogni tela convivono due forze opposte, respingenti: l’una è quella apollinea e auratica del sempiterno, l’altra è quella linfatica e tumorale della storia. Dalla Pola mette queste forze in equilibrio, ne calibra le polarità per raggiungere una stasi che la natura normalmente non consente. E, in tal senso, il suo lavoro rivela una sorprendente carica utopica.
Accompagna la mostra un catalogo con testo critico di Ivan Quaroni e un’intervista di Flavio Arensi.
Massimo Dalla Pola è nato nel 1971. Dopo la laurea in storia dell’arte, lavora con galleristi, designer ed architetti milanesi. Espone i suoi primi lavori nel 2002 da Luciano Inga-Pin e successivamente in gallerie, spazi pubblici e indipendenti in Italia e all’estero. Vive e lavora a Milano.