Massimo de Angelini – Colonne d’Ercole
Naviganti, eroi e semplici marinai di ogni tempo sono rappresentati in questa mostra che è in realtà un’installazione collettiva di grande ed esplicita forza emotiva in cui Massimo de Angelini indaga quell’intero universo di valori combinando il senso profondo del mito con la contemporaneità.
Comunicato stampa
Mito antico, le colonne d’Ercole rappresentano ancora oggi quel limite o confine fisico, geografico e morale oltre cui l’uomo istintivamente è portato a spingersi. Sete di conoscenza, desiderio di affrontare l’ignoto, necessità di scoperta hanno creato fin dall’antichità quelle rotte che, come sentieri, solcano il bacino del Mediterraneo, culla della nostra civiltà. Poeti, narratori, storici hanno contribuito ad accrescere la leggenda di questo mare e dei suoi naviganti. Se Ercole, secondo la leggenda spacca lo stretto proprio quando sta per uccidere Gerione e rubare le sue greggi, Ulisse, nel XXVI canto dell’Inferno di Dante, ne valica i limiti trasformandoli in un portale, oltre il quale la navigazione verso l’ignoto è possibile a patto che si accettino le conseguenze. Considerate la vostra semenza: fatti non foste a viver come bruti, ma per seguir virtute e canoscenza.
Naviganti, eroi e semplici marinai di ogni tempo sono rappresentati in questa mostra che è in realtà un’installazione collettiva di grande ed esplicita forza emotiva in cui Massimo de Angelini indaga quell’intero universo di valori combinando il senso profondo del mito con la contemporaneità. La pittura che da sempre ha descritto e raccontato ogni emozione e sentimento dell’animo umano trova la sua migliore collocazione all’interno di un happening espresso con azioni diverse comprendenti musica con un intervento di Alessandro Simonetto e danza con una performance di Gisella Zanmatti. Si inizia con una zattera di canne da cui sbordano i volti di due uomini, disegnati su tavola e fissati in un urlo che da solo sintetizza la rabbia e la disperazione di chi affronta l’ignoto “per seguir virtute e canoscenza”. Quindi per superare le colonne d’Ercole c’è una figura di donna (la nostra coscienza?) che invita tutti ad accompagnarla seguendo le note di una dolce musica che rassicura. È il concetto della partecipazione e dell’accoglienza che trasforma il senso di solitudine dell’avventura in comunione e condivisione degli eventi. Ma per seguire l’invito e rivolgersi all’altrove il cammino è disseminato di ostacoli fisici e geografici, morali e spirituali, ostacoli che Massimo de Angelini ricostruisce in una sequenza di dipinti di oltre 9 metri che parte dalla prima colonna d’Ercole a Gibilterra e percorre i paesi che si affacciano sul Mediterraneo fino a raggiungere il Marocco.
L’intera installazione così elaborata da Massimo de Angelini ci appare non solo come semplice denuncia di eventi catastrofici, ma come riflessione su una realtà che, solo seguendo le note di una danza gentile impostata da una figura che potrebbe essere la nostra coscienza, possiamo cambiare e superare, inseguendo il desiderio di un mondo altro(ve).