Massimo Giannoni – L’aleph
L’artista propone circa 40 opere olio su tela di grandi e medie dimensioni, tutti lavori che declinano appieno i tratti fondamentali della ricerca artistica coltivata negli ultimi 15 anni.
Comunicato stampa
Si inaugura il 3 settembre 2011 alle ore 18.00 nei prestigiosi spazi del Palazzo della Ragione di Mantova, la personale dell’artista Massimo Giannoni dal titolo L’Aleph, progettata e curata da Alberto Agazzani.
La mostra organizzata dalla Galleria Russo, con la collaborazione e la partecipazione del Comune di Mantova è inserita fra gli eventi organizzati in occasione della XV edizione del Festivaletteratura (7-11 settembre 2011): un appuntamento culturale conosciuto e apprezzato sia in Italia e che in Europa durante il quale vengono presentati in luoghi di forte valenza storico-artistica incontri tra pubblico e autori, letture, performances.
Questa importante manifestazione si presta perfettamente a far da cornice e ad accogliere l’antologica di Massimo Giannoni, il cui titolo “ispirato all’Aleph di Borges - spiega il curatore – collega il tema delle biblioteche di Massimo Giannoni al Festivaletteratura attraverso l’invenzione della parola che si fa suono che si fa messa in scena del ricordo, parola che si fa immagine e come tale diviene mezzo per scandagliare il mondo”.
Per l’evento di Mantova, l’artista propone circa 40 opere olio su tela di grandi e medie dimensioni, tutti lavori che declinano appieno i tratti fondamentali della ricerca artistica coltivata negli ultimi 15 anni.
Massimo Giannoni è il primo fra gli artisti italiani a scegliere come soggetto librerie e biblioteche storiche che raffigurano e simboleggiano il sapere contenuto in modo stabile in libri e scaffali.
“Quando mi sono trovato davanti agli occhi per la prima volta una grande biblioteca dipinta da Massimo Giannoni,[…] in un attimo, seguito a quello fuggente del primario stupore, mi son chiesto: chissà in che nuova meraviglia si trasformerà questa fresca memoria sospesa quando s’arricchirà della polvere, della “sua” personale memoria?”. Questo è uno dei quesiti che si pone il curatore della mostra Alberto Agazzani quando si interroga sull’artista.
Memoria e trasformazione, fissità e luce, sospensione e trascorrere del tempo, aspetti che non generano contraddizione ma che rendono unica l’espressione artistica di Giannoni.
E se nell’Aleph vi è la messa in scena della parola, che cambia in continuazione e che con il suo potere evocativo è strumento della ricerca, così sulle tele di Massimo Giannoni “la materia, il grumo di colore che cresce e s’increspa sulla tela, il gesto rapido di una spatolata grassa e spessa sono in pittura qualcosa di più di un espediente tecnico, di un “effetto speciale” per esplorare la profondità di un’immagine”.
La visione ravvicinata e attenta dei suoi dipinti trasforma il soggetto raffigurato in un magma materico e spesso di pittura ad olio, al limite dell’astratto. Nel contempo “una tecnica materica e informale nel particolare ma dettagliatissima nel generale”.
Nei lavori di Giannoni vi è sempre un’iconografia riconoscibile: è la distanza nella fruizione dell’opera a fare la differenza. Un gioco che non è ottico ma sostanziale; la realtà dunque è sublimata, mai statica, muta col tempo, con la polvere che si deposita sul colore addensato, con la luce che genera nuove prospettive: “Sui grumi e sulle grasse spatolate di colore che col tempo, asciugandosi, si modificano, su questo divenire continuo s’increspa il divenire continuo della luce, sempre mutevole, mai uguale a se stessa e così rivelatrice di ogni singolo segno lasciato dall’uomo e arricchito da Cronos”.
Autore di opere di grande impatto e formato, Giannoni si pone come artista della tradizione ma anche come osservatore della contemporaneità. La sua opera mette d’accordo chi ama la pittura di figura e quella informale, la storia e la cronaca, il passaggio del tempo e il suo permanere. Potremmo definire l’opera di Giannoni come una cerniera che collega la pittura di storia all’attualità.
La mostra è accompagnata dall’elegante catalogo in italiano e inglese edito da Palombi Editori (Roma) con interventi di Alberto Agazzani e Fabio Isman. Nel gennaio 2012 una seconda antologica dell’artista sarà ospitata al Palazzo delle Esposizioni di Roma.