Massimo Livadiotti – Ritorno a Taxila
Lavori ispirati ai ricordi di un viaggio, fatto molti anni fà, alla città di Taxila in Pakistan dove scoprì le bellezze dell’arte indogreca e Buddista.
Comunicato stampa
Una volta che hai viaggiato, il viaggio non finisce mai, ma si ripete infinite volte negli angoli più silenziosi della mente. La mente non sa separarsi dal viaggio. (Pat Conroy)
Talvolta avviene che le cose private della vita, piccole o grandi che siano, si intreccino con fatti che hanno un rilievo più ampio. Talvolta capita addirittura che esse si incrocino con la Storia, o con parti di essa; e che, come si dice comunemente, è la Storia con la esse maiuscola. Mentre quella nella quale la maggior parte di noi passa il proprio tempo è la storia della nostra vita, che tuttavia non è poca cosa. Questi pensieri sono la base per comprendere questo nuovo nucleo di lavori fatti per questa personale da Massimo Livadiotti che va sotto il titolo di “Ritorno a Taxila”.
Lavori ispirati ai ricordi di un viaggio, fatto molti anni fà, alla città di Taxila in Pakistan dove scoprì le bellezze dell’arte indogreca e Buddista. Ma anche che, secondo la tradizione, Taxila significa “ la testa mozzata” e segnava il luogo di una storia nella vita di Buddha “in cui egli diede la sua testa a un uomo”. Nell’iconografia buddista è frequente rappresentare la testa di un Buddha senza un corpo, il che, se da un lato sembra qualcosa di incompleto, dall’altro è un simbolo ricco di significato. Di solito nelle statue la testa di Buddha è prominente, per simboleggiare il distacco tra corpo e mente. E di questa “testa” egli ci fornisce gli elementi pittorici di una natura del “Buddha” che ne rappresenta l’essenza della sua religiosità, sempre nell’atto della meditazione. Dove nella parte alta è simboleggiata la comprensione più elevata, i lobi allungati la sua capacità di ascolto del mondo ad un livello superiore, e
il debole sorriso ne simboleggia la natura tranquilla e aristocratica.
Si tratta, in questo corpus di opere, di una riflessione sui temi della memoria e della spiritualità, elementi che presiedono alla formazione della Storia e, più in generale, all’evoluzione della civiltà. Una considerazione sempre presente nel lavoro di Massimo Livadiotti poichè tutta la sua opera concorre a formare un unico quadro, e che ogni quadro, a ben guardare, contiene tutti gli altri. Questo, in buona sostanza, perché sappiamo che ogni lavoro e' illusorio, spesso enigmatico, anche laddove riproduce, in modo estremamente realistico, frammenti di ambienti naturali o richiama simboli della storia.
E dunque, se l’artista con il suo lavoro, affronterà con procedimenti dissacralizzanti o artificiali il superamento del doppio gioco della realtà o della fantasia, tutto questo si rifletterà meglio sull’interesse crescente e contemplativo o addirittura partecipativo dell’osservatore. Con un significato e un contenuto che sono una sfida alla sua spontaneità creativa. Ed egli è dunque cosciente che la meraviglia del pensiero umano è uno dei principi della conoscenza e che se smettiamo di meravigliarci corriamo il rischio di non conoscere.
Bio
Nato a Zavia (Libia) si diploma presso l’Accademia di Belle Arti di Roma nel 1981; vive a lavora a Roma da oltre 35 anni. A parte diverse mostre personali in Italia (Milano, Roma, Bologna, Parma, Taormina, Latina, Alessandria…), annovera due antologiche presso il Museo Petofi di Budapest (1997) e presso la Societad Nationales de Belas Artes di Lisbona (2000). In Italia tra le altre ha partecipato alla XII Quadriennale di Roma, alla mostra ‘Giganti’ al Foro di Nerva a Roma nel 1999 e nel 2010 alla LXI edizione del Premio Michetti a Francavilla a Mare. Nel 2015 ha partecipato alla mostra ‘Close Up’ presso Palazzo Collicola a Spoleto. Partecipa al progetto ‘Le altre opere, artisti che collezionano artisti’ presso la Galleria Comunale di Arte Moderna a Roma nel 2021. Sempre nel 2021 vince il premio Ecco Echo Prize di Roma. Nel 2022 espone presso la Galleria 28 Piazza di Pietra e all’Istituto di Cultura Egiziano a Roma con la mostra ’13 artisti per 13 obelischi’, nello stesso anno presso la Fondazione Primoli a Roma è invitato alla mostra ‘D’Après – 18 artisti per 18 quadri amati da Marcel Proust e nel 2023 partecipa alla mostra ‘Infinito Vicino’ presso Palazzo Orsini a Bomarzo (Vt). Ha esposto in vari spazi pubblici e museali di Roma come il Vittoriano, Museo del Corso, MACRO, Palazzo Poli, Museo Nazionale d’Arte Orientale Giuseppe Tucci, Galleria Comunale d’Arte Moderna, Collezione Farnesina e Orto Botanico di Roma. All’estero ha esposto in diversi spazi pubblici (Ostenda in Belgio, Darmstadt in Germania, Parlamento Europeo a Bruxelles, Adelaide e Perth in Australia, Islamabad in Pakistan) e privati (New York, Washington, Istanbul, Cairo, Parigi, Belgrado ecc..). Il suo lavoro è stato oggetto di due tesi di laurea: “Temi dechirichiani nella pittura di Massimo Livadiotti: gli anni 80” presso la Facoltà di Lettere dell’Università La Sapienza di Roma (A.A. 2004/2005); e “Massimo Livadiotti”, tesi monografica presso l’Accademia di Belle Arti di Catania (A.A.2007/2008). Opere sue si trovano presso la Collezione della Farnesina, MACRO di Roma, la GNAM, Collezione Bulgari, Collezione Agrati, Istituto Pontificio di Archeologia Sacra a Roma, Sede Centrale INPS di Roma, National Gallery Islamabad, piazza Dante a Roma (opere in ceramica).