Massimo Meucci – Sonorità e silenzi
L’Associazione Culturale Zamenhof Art, all’interno del progetto di trasformazione che la vede crescere e differenziare gli spazi di collaborazione e le sedi espositive, ha deciso di rinnovare completamente l’attività dell’Atelier Chagall di Milano, che chiude i battenti dopo dieci anni di gloriosa attività nell’arte contemporanea per riaprire rinnovata, sotto la direzione di Valentina Carrera, con il nome di SPAZIO E.
Comunicato stampa
L'Associazione Culturale Zamenhof Art, all'interno del progetto di trasformazione che la vede crescere e differenziare gli spazi di collaborazione e le sedi espositive, ha deciso di rinnovare completamente l'attività dell'Atelier Chagall di Milano, che chiude i battenti dopo dieci anni di gloriosa attività nell'arte contemporanea per riaprire rinnovata, sotto la direzione di Valentina Carrera, con il nome di SPAZIO E.
Queste le principali iniziative Zamenhof Art per la stagione 2013-2014:
- Apertura di una sede a Torino: la "Galleria 20", in collaborazione con la Rivista 20 e la Galleria Ariele, inaugurerà con la mostra "Start Up 20: 20 artisti per la Galleria 20" domenica 15 settembre 2013 sotto la direzione artistica di Virgilio Patarini;
- Collaborazione con Enrico Ravegnani di Palazzo della Racchetta di Ferrara per una serie di mostre a partire dal Premio Il Segno dal 20 al 27 settembre
- Partecipazione nell'ottobre 2013 al Med Photo Festival di Catania con la mostra fotografica “Minimal”, a cura di Valentina Carrera
- Organizzazione di una mostra ad Odessa nell'aprile 2014 con una selezione di artisti presenti nel volume edito Mondadori "La via italiana all'Informale", a cura di Virgilio Patarini
- Presenza di artisti Zamenhof Art al Museo all'aperto "Arrogna NaturArte" di Pieve di Teco (IM)
Presentazione dell'Associazione 'A EST DELL'EDEN'
L'Associazione artistica “A est dell'Eden”, sotto la guida dell'artista Valentina Carrera, prende nome dalla tradizione biblica, precisamente dal passo che indica la condanna di Caino in seguito al suo crimine: il fratricida prese residenza a Est dell'Eden. E da quel momento Caino sarà per sempre legato al concetto di traditore, tanto che Dante, per fare un esempio, nomina una regione dell'Inferno, una delle più prossime alla presenza di Lucifero, Caina, regione che ospita i traditori della famiglia. Pochi però ricordano o sanno che Caino è per tradizione il capostipite delle Arti.
Ogni artista ha sentito almeno una volta nella sua vita lo sguardo perplesso delle persone vicine, la condanna verso chi dedica il proprio tempo e le proprie energie a qualcosa che non è in grado di assicurare la soddisfazione dei bisogni economici. E ogni artista, più o meno intellettuale, ha sentito quella necessità spirituale, metafisica, che si manifesta con il bisogno di raccontare e raccontarsi. E così gli artisti di “A est dell'Eden”, moderni figli di Caino, vorrebbero con le loro creazioni indicare una via di bellezza per tornare ad un mondo felice. Questi artisti sono gli artisti del 'Gruppo E', principalmente pittori e fotografi ma anche scrittori, che si presentano al mondo milanese allo 'Spazio E'.
Presentazione 'SPAZIO E'
La programmazione dello Spazio E si regge su due colonne portanti. Da una parte ci sono due settimane al mese di mostre personali o collettive secondo i classici calendari da galleria. Dall'altra invece ci sono mostre collettive tematiche di un gruppo di artisti e fotografi che, sempre gli stessi, ogni volta presentano il loro lavoro riferito al tema del mese. Una settimana per gli artisti e una settimana per i fotografi.
Le differenze di stile e linguaggio di questa trentina di artisti e fotografi si fondono sempre in un'esposizione coerente, sia grazie al ricorso al tema, sia grazie alle scelte mirate della direzione.
Presentazione 'SONORITA' E SILENZI', a cura di Virgilio Patarini
Dalla notte dei tempi l’uomo lascia segni del suo passaggio, tracce della sua esistenza sulla materia inerte. E da sempre quel gesto, quell’azione ha un valore magico, rituale. E le tracce, i segni che ne derivano hanno un’aura di sacralità che non solo si riverbera sulla materia che li riceve, ma che dalla materia stessa ricava linfa, consistenza, valore aggiunto, slittamenti, arricchimenti di senso. Scrivere di Massimo Meucci ci consente di indagare proprio questo: il rapporto che intercorre tra gesto, traccia e materia, a partire da un ripensamento critico, da una sorta di rivisitazione contemporanea dell’action painting di Pollock e Vedova, che in alcune delle ultime opere (vedi “Oltre” del 2008, e “Cosmocuore”) si evolve, diventa intellettualmente raffinato, affidandosi sul piano esecutivo ad una serie di griglie geometriche che imbrigliano e circoscrivono gli interventi gestuali, come a suggerirne una messa “tra virgolette”. È come se l’artista di Campi Bisenzio, dopo aver frequentato a lungo un approccio ortodosso all’espressionismo astratto, con il consueto apparato di dripping e colature e decisi impatti cromatici fatti di forti contrasti e materiali aggettanti, avesse cominciato a ripensare alla sua pittura da una certa distanza critica, con un rapporto dialettico che recupera spazio per aspetti più razionali e controllati rispetto al consueto e consolidato approccio “emotivo” alla tela e al gesto pittorico. Egli infatti ora contrappone all’aspetto spiccatamente dionisiaco del gettare “selvaggiamente” colore sulla tela quello di marca apollinea del costruire una scansione dello spazio lungo assi ortogonali o diagonali, metafora visiva di una ragione “quadrata”, cartesiana, che si contrappone e tiene sotto controllo il magma incandescente degli impulsi irrazionali, emotivi. E così, dopo una lunga stagione dionisiaca, Massimo Meucci imprigiona la danza di Dioniso nel recinto di Apollo.