Massimo Palumbo

Informazioni Evento

Luogo
TEATRO A. CAFARO
viale 21 aprile, 31d, Latina, Italia
(Clicca qui per la mappa)
Date
Il
Vernissage
14/01/2012

ore 21

Contatti
Email: eventi@madarte.it
Artisti
Massimo Palumbo
Curatori
Fabio D’Achille
Generi
serata - evento

L’architetto/artista Massimo Palumbo esporrà, all’interno del foyer del Teatro “A. Cafaro” di Latina, le installazioni “Eppure pesa” e “Forconi precari: precari con forconi”.

Comunicato stampa

MAD@LLAB - L’ARTE CONTEMPORANEA INCONTRA IL TEATRO

Prosegue la collaborazione tra MAD Rassegna d’arte contemporanea a cura di Fabio D’Achille e la Rassegna teatrale/contenitore di attività multidisciplinari LLAB (Laboratorio Latina) curato da Clemente Pernarella. Infatti, dopo le installazioni di Davide De Filippo chiamate a fare da scenografia allo spettacolo teatrale “Dignità Autonome di Prostituzione” di Luciano Melchionna, sabato 14 gennaio l’architetto/artista Massimo PALUMBO esporrà, all’interno del foyer del Teatro “A. Cafaro” di Latina, le installazioni “Eppure pesa” e “Forconi precari: precari con forconi”.

“EPPURE PESA”
“L’installazione di Massimo PALUMBO, composta da una copia della Costituzione della Repubblica Italiana posizionata su una bilancia, si inserisce coerentemente nella poetica dell’artista/architetto, che presuppone un desiderio ed una volontà di sottolineare il valore etico dell’arte. Per PALUMBO gli artisti devono sentirsi in dovere di porre l’accento sugli aspetti etici veicolati dalle opere, in virtù del momento storico che stiamo attraversando. Per raggiungere questo obiettivo, l’architetto/artista si serve di oggetti composti da materiali poveri, di utilizzo quotidiano, che vengono gettati ma poi da lui recuperati e nobilitati, trasformando così qualcosa di uso comune in opera d’arte. Una bilancia dunque, associata nell’immaginario collettivo a contesti quali ospedali, ambulatori, luoghi di cura per malati, è volta ad evidenziare la malattia dell’attuale società italiana, in quanto amputata del suo fondamento, la Costituzione, visti i tentativi verificatisi nel 2011 (definito annus horribilis) di cambiarla, stravolgerla, bistrattarla. Il titolo dell’installazione, che denota una volontà di denuncia espressa con sottile ironia, nasce dall’aggregazione tra gli elementi in ferro di cui è composta la bilancia e gli articoli della Costituzione, che vengono “bucati” da questi materiali. La Carta Costituzionale viene così “cancellata” ma è allo stesso tempo presente: ha un peso che non si misura in chilogrammi ma nel valore e nell’attualità delle parole. Una singola parola può rivestire un’importanza fondamentale, un peso rilevante, contro il bombardamento di una società che spesso abbonda di discorsi con scarsità di contenuti”. (Laura Cianfarani)

“FORCONI PRECARI: PRECARI CON FORCONI”
“Anche in questa installazione ci troviamo di fronte ad un intento etico, che nasce dal desiderio di ricordare un oggetto agricolo dotandolo di un significato diverso, con la volontà di giocare ironicamente sulle parole del titolo e di dar luogo a un equivoco semantico. L’assemblaggio di due forconi mira cioè alla perdita del loro valore originario per assumerne un altro. Uno dei forconi è decentrato, è posizionato diagonalmente, per sottolineare l’instabilità, la precarietà. Forconi precari si ma anche il contrario, precari con forconi: l’ambiguità del titolo evidenzia la necessità di affrontare problemi etici e sociali senza rinunciare all’ironia”. (Laura Cianfarani)

La scelta di proporre al pubblico queste opere è in stretta relazione con lo spettacolo “Le mattine dieci alle quattro”, scritto e diretto da Luca De Bei con Federica Bern. La rappresentazione teatrale nasce come invito a riflettere sulle attuali condizioni del mondo lavorativo: precariato, stipendi con cui è a dir poco difficile sopravvivere, mancata osservanza delle norme di sicurezza sui luoghi di lavoro, sfruttamento. In questa cornice così dura e spersonalizzante, c'è malgrado tutto posto per l'ironia, per la voglia di una vita migliore e, soprattutto, per un disperato bisogno d'amore. E una delicata, fragile storia d'amore che affonda le sue radici nel passato, infine nascerà, anche se sarà minacciata dalla violenza e dallo sfruttamento in cui sono immerse le vite dei protagonisti.
Analogamente le installazioni di Massimo Palumbo sono volte a denunciare, mantenendo sempre una dose d’ironia, le condizioni di una realtà sociale e politica sempre meno attenta ai bisogni della collettività.