Master Arti Performative e Spazi Comunitari

Informazioni Evento

Luogo
MATTATOIO
Piazza Orazio Giustiniani 4 , Roma, Italia
(Clicca qui per la mappa)
Date
Dal al
Vernissage
28/02/2020
Biglietti

ingresso libero

Uffici stampa
PALAEXPO
Generi
performance - happening, incontro - conferenza

Al Mattatoio il Master Arti Performative e Spazi Comunitari si apre al pubblico con talk, incontri, percorsi e performance.

Comunicato stampa

Arte, performance, architettura, comunità e condivisione con il territorio: sono questi gli ingredienti che daranno vita alle attività del Mattatoio nei prossimi mesi. In occasione del Master annuale di II livello Arti Performative e Spazi Comunitari (PACS), la Pelanda sarà luogo di scoperta e incontro ospitando il lavoro di circa 30 fra artisti, curatori e ricercatori internazionali e proponendo oltre all’offerta formativa rivolta agli studenti, un programma di incontri, talk, e performance, rivolto a tutti e gratuiti, in un dialogo costante con gli altri spazi dell’Azienda Speciale Palaexpo.
Ha preso avvio a gennaio, negli spazi del Mattatoio, il Master annuale di II livello Arti Performative e Spazi Comunitari (PACS), il primo percorso di alta formazione in Italia che coniuga l’approfondimento dei linguaggi artistici e la ricerca in campo performativo con l’attivazione dello spazio pubblico e del territorio urbano. Realizzato grazie alla collaborazione tra l'Azienda Speciale Palaexpo e il Dipartimento di Architettura dell’Università degli Studi Roma Tre, diretto da Cesare Pietroiusti, Presidente Azienda Speciale Palaexpo e Francesco Careri, docente del Dipartimento di Architettura dell’Università degli Studi Roma Tre, con il coordinamento generale e l’ideazione della drammaturgia didattica di Ilaria Mancia, il coordinamento della sezione Spazi comunitari di Natalia Agati, il Master si svilupperà, da gennaio fino a novembre 2020, attraverso una prassi di ricerca e studio che coinvolgerà artisti e operatori nazionali e internazionali. Seminari teorici e momenti di sperimentazione laboratoriale contribuiranno ad approfondire il percorso didattico in un’ottica di scambio e di costruzione di una visione creativa e critica, sostenendo una ricerca interdisciplinare di eccellenza nel campo delle arti performative. Oltre 120 persone hanno inviato la richiesta di partecipazione e tra queste ne sono state selezionate 36. L’Azienda Speciale Palaexpo per garantire una maggiore accessibilità al Master ha messo a disposizione 20 borse di studio. Un percorso innovativo, che va ben oltre l’offerta formativa indirizzata agli studenti iscritti, e che abiterà tutti gli spazi del Mattatoio, aprendosi verso l’esterno e innestandosi nel territorio cittadino con un programma che includerà a ingresso gratuito i talk e gli incontri tenuti dagli artisti e docenti, oltre che gli esiti dei diversi laboratori, e con un calendario di performance presentate da alcuni degli artisti coinvolti nel master. Una duplice linea di apertura e programmazione pubblica, nella quale prende corpo un’idea di formazione diffusa, porosa e in costante dialogo con l’esterno, in cui la pratica e la teoria si intrecciano tra loro. Antico porto romano, luogo di feste e carnevali medievali, zona industriale all’interno di un quartiere operaio, il Mattatoio di Testaccio è storicamente sede di pratiche e scambio di saperi artigianali e oggi luogo denso di attraversamenti e co-abitazione tra realtà differenti: le aule della Dipartimento di Architettura dell’Università degli Studi Roma Tre e dell’Accademia di Belle Arti, il Centro Anziani di Testaccio, la Scuola Popolare di Musica, il Centro Culturale Curdo “Ararat”, fino ai grandi spazi espositivi dei Padiglioni 9a e 9b,
passando per i tanti festival che ogni anno occupano temporaneamente la Pelanda: Short Theatre, Romaeuropa Festival, Nuova Consonanza, ecc. L’intento di PACS è farsi occasione per una trasformazione e attivazione in senso comunitario del Mattatoio, rendendolo sempre più cuore pulsante dell’attività culturale dedicata al contemporaneo di Roma, crocevia di lingue, culture e linguaggi, hub aperto e abitato da comunità in dialogo tra loro, in cui possano crearsi le condizioni ideali per far fiorire la sperimentazione, la produzione e la ricerca artistica, oltre che nuovi modi di vivere la città. Organizzeranno parte delle attività del Master artisti, ricercatori, docenti, curatori tra i più rilevanti nel panorama delle arti contemporanee – come Alessandro Sciarroni, Leone d’oro alla carriera alla Biennale Danza 2019, Stefan Kaegi del collettivo Rimini Protokoll, vincitore, tra i tanti riconoscimenti internazionali, del Premio Ubu 2018 per il miglior spettacolo straniero in Italia, Agrupación Señor Serrano, compagnia Leone d’Argento alla Biennale di Venezia 2015, Silvia Bottiroli, ex-direttrice artistica di Santarcangelo Festival e ora direttrice del DAS Theatre di Amsterdam, Daniel Blanga Gubbay, co-direttore artistico del prestigioso Kunstenfestivaldesarts di Bruxelles, Andrea Lissoni neo direttore della Haus der Kunst di Monaco e, ancora Muta Imago, Chiara Camoni, Francesca Grilli, Daniela Angelucci, Simone Pappalardo, Ilaria Bussoni, Julie Faubert, Daniele Roccato, ecc. – e della progettazione architettonica internazionale, come Germán Valenzuela e Stalker, guideranno i partecipanti nell’esplorazione dei linguaggi performativi di teatro, musica, danza, architettura e arti visive, verso forme inedite di ricerca interdisciplinare e nell’osservazione delle potenzialità dei luoghi attraversati, per sviluppare modalità di rigenerazione e inventare inediti modelli di uso dello spazio urbano attraverso l’intervento artistico, condividendo con il pubblico i processi, le fasi di lavoro, i risultati. Si apriranno le porte al pubblico con l’arrivo a Roma il 23 febbraio di Stefan Kaegi che approfondirà la storia e le tecniche del potente teatro documentario imbevuto di realtà del famoso collettivo Rimini Protokoll e mostrerà il lavoro svolto con gli studenti. A seguire l’artista belga Benjamin Verdonck, apprezzato a livello internazionale e reduce dalla prima mondiale del suo nuovo lavoro, presenterà tre performance dei suoi magici teatri in miniatura. Seguirà l’indagine del corpo performativo, esplorando il rapporto tra immobilità e pittura, dell’ “Accademia dell’immobilità” di Luigi Presicce, quello tra voce, corpo e racconto in Gola di Chiara Guidi, quello tra danza e spazio-tempo non teatrale di Annamaria Ajmone o, ancora, l’immersione nella ripetizione del movimento di Alessandro Sciarroni. Si attraverseranno le esplorazioni partecipative di Stalker, l’ideazione di strutture architettoniche che permettono ai corpi di agire lo spazio dell’architetto cileno Germán Valenzuela, nonché la pratica sensoriale dell'"immaginario della città sensibile” proposta da Alain Michard. Si scoprirà la scrittura di una drammaturgia fatta di immagini attraverso i dispositivi digitali e gli oggetti di Agrupación Señor Serrano, e molto altro. Tutti gli eventi saranno a ingresso gratuito.
Tessendo inoltre delle reti con le altre istituzioni culturali della città – quali il Teatro di Roma – Teatro Nazionale, Istituto Svizzero, Academia Belgica e Reale Accademia di Spagna a Roma – da febbraio a novembre il Mattatoio, e in particolare la Pelanda, sarà abitato da un vasto ed eterogeneo panorama di linguaggi, visioni e pratiche, con cui potrà entrare in
contatto la città intera, nella convinzione che linguaggio artistico, architettura e comunità siano alleati nell’agire sulla realtà. Il programma delle attività aperte al pubblico è a cura di Ilaria Mancia.
CALENDARIO EVENTI APERTI AL PUBBLICO
FEBBRAIO – MARZO Ingresso gratuito (In programmazione gli appuntamenti da aprile a novembre)
• 23 FEBBRAIO | ore 18:00 | On transplanted performers and remote controlled audiences- lecture di Stefan Kaegi - Rimini Protokoll - Ingresso gratuito fino a esaurimento posti
• 28 FEBBRAIO | ore 19:00 | Local World - apertura del laboratorio tenuto da Stefan Kaegi - Rimini Protokoll
a seguire incontro con Daniel Blanga Gubbay (co-direttore artistico Kunstenfestivaldesarts) – Ingresso gratuito fino a esaurimento posti
• 6, 7 MARZO - 3 performance di Benjamin Verdonck 6 marzo
h.19.00 One more thing
h.19.30 Gille learns to read
h.20.00 Waldeinsamkeit
7 marzo
h.18.30 e 20.30 One more thing
h.19.00 e 21.00 Gille learns to read
h.19.30 e 21.30 Waldeinsamkeit
Ingresso gratuito – posti limitati, prenotazione obbligatoria a [email protected]
• 12 MARZO | ore 19:00 | apertura del laboratorio Teatro da tavola e azioni nello spazio urbano tenuto da Benjamin Verdonck – Ingresso gratuito fino ad esaurimento posti
GLI ARTISTI
Stefan Kaegi produce spettacoli di teatro documentario, programmi radiofonici e opere in ambiente urbano, in una varietà diversificata di collaborazioni. Utilizzando ricerche, audizioni pubbliche e processi concettuali, dà voce a "esperti" che non sono attori formati ma hanno qualcosa da dire. Insieme a Helgard Haug e Daniel Wetzel, sotto il nome Rimini Protokoll, co-realizza opere di teatro documentario e installazioni.
Rimini Protokoll è un collettivo di autori e registi tra i più importanti degli anni 2000, vincitori, tra gli altri riconoscimenti internazionali, del Premio Ubu 2018 per il miglior spettacolo straniero in Italia con Nachlass, presentato a Roma da Short Theatre e Romaeuropa
Festival. Le loro opere si collocano nel regno del teatro, del suono e della radio, del cinema e dell'installazione, in un continuo sviluppo degli strumenti espressivi per trovare prospettive insolite sulla realtà ordinaria
On transplanted performers and remote controlled audiences
Come mettere in scena dei ready-made viventi e ricontestualizzare degli esperti sul palco?
Benvenuti nella zona grigia tra realtà e finzione. Permettete a dei materiali documentari e a degli interventi teatrali di accompagnarvi all’interno di argomenti complessi, come il cambiamento climatico e le politiche dell’Europa. Stefan Kaegi mostrerà e commenterà alcuni brevi estratti video dalle recenti produzioni della compagnia Rimini Protokoll, introducendo al pubblico e agli studenti la propria pratica artistica, ragionando intorno ai meccanismi del teatro documentario e della rappresentazione mediata da dispositivi tecnologici.
Local World
Immagina una pièce che è una conferenza a cui nessuno arriva in aereo. Una performance in cui gli scienziati invitati non appaiono fisicamente, ma ognuno è rappresentato da una persona del luogo. All'inizio dello spettacolo, fanno ingresso sul palcoscenico all’interno del classico allestimento da conferenza, aprono il copione e lo spettacolo inizia. Local World è l’invenzione di una performance sulle soluzioni tecniche e sulla cooperazione in una crisi globale. Ma che avviene a livello locale, in nome del mondo intero. E succede offline, con le tecniche del teatro. Nessun viaggio che consumi CO2, ma anche nessuna videoconferenza malfunzionante: la tele-presenza non deve essere qualcosa di digitale, non implica necessariamente una latenza dentro uno schermo ghiacciato. La telepresenza può innescare un processo politico e sociale in cui le regole della rappresentazione cambiano. Non dover essere ovunque diventa un gioco teatrale che può essere eseguito ogni sera da un nuovo cast di avatar locali. Al centro di questo gioco ci sono persone che si fanno portatrici di idee. Il loro "io" può essere paragonabile all'io di un traduttore simultaneo. Solo che non traducono da una lingua all'altra, ma da un corpo all'altro.
Daniel Blanga Gubbay vive a Bruxelles, dove lavora come curatore e ricercatore. È attualmente alla direzione artistica del Kunstenfestivaldesarts a Bruxelles, insieme a Dries Douibi e Sophie Alexandre. Ha conseguito la laurea specialistica con Giorgio Agamben presso IUAV, Venezia, e un dottorato in Studi culturali a Palermo. Nel 2014 ha avviato Aleppo, una piattaforma curatoriale con sede a Bruxelles per programmi pubblici di performance e pratiche discorsive. Tra i recenti programmi curati: Can Nature Revolt?, un programma pubblico per Manifesta, Palermo 2018; Black Market, Bruxelles 2016; The School of Exceptions, Santarcangelo, 2016. Ha lavorato come co-curatore per LiveWorks, un programma di residenza in Centrale Fies e tra il 2015 e il 2019 è stato direttore del Dipartimento di Arti e Coreografia (ISAC) presso l'Académie Royale des Beaux Arts di Bruxelles. Alcune recenti presentazioni: Talking About the Weather (2019, Oslo); Dance Under Cover of a Fictional Rhythm (2018, Sharjah, Emirati Arabi Uniti); The Movement as Living Non-Body (2018, Movement Research, NY); Knowing the Unknown (2017, Museum of Impossible Forms, Helsinki) e Prophecies Without Content (American University of Beirut).
Benjamin Verdonck vive e lavora ad Anversa. È un regista, scrittore e artista visivo con una pratica idiosincratica sia in teatro che al di fuori di esso. Il suo lavoro può essere visto come un flusso continuo di performance, installazioni, azioni, spettacoli da tavolo e pamphlets con una corrente sotterranea ricorrente: evidenziare la mancanza di dibattiti
pubblici sui cambiamenti in corso nel nostro sistema ecologico, che stanno gradualmente diventando irreversibili. In contrapposizione al suo lavoro su larga scala nello spazio pubblico, negli ultimi anni Verdonck ha lavorato a una serie di forme mobili più piccole di teatro. Dal 2006 è artista teatrale in residenza nel famoso teatro municipale Toneelhuis di Anversa.
Waldeinsamkeit, Gille learns to read e One More Thing sono parte di una serie in continua crescita di installazioni mobili di Benjamin Verdonck, da lui costruite. L’impatto ambientale della costruzione rivela l’intento artistico da tempo presente nel lavoro di Verdonck e ci parla della catastrofe ambientale. Creati con mezzi semplici, queste installazioni permettono all’artista di viaggiare leggero con il suo lavoro, di apparire ovunque, in ogni momento, e andare in scena facilmente. Semplici nel concetto e nella realizzazione, queste installazioni lasciano che siano le forme, i colori e i materiali a parlare da soli, così che l'artista finisca per ritirarsi sempre più dal palcoscenico, a favore della calma e di un affascinante "Theater der Dinge" (Teatro delle Cose). Installazioni di piccole dimensioni e durate brevi, per una platea ridotta, che abbia familiarità con l'arte o no. Una serie di opere poetiche che sfuggono alle condizioni e alle aspettative convenzionali dell'industria artistica, pur essendo estremamente presenti, tangibili e concrete.