Matteo Domenichetti – MyceliuMinds
Presentazione del progetto con un talk performativo.
Comunicato stampa
MyceliuMinds, progetto inedito ideato da Matteo Domenichetti e curato da Milovan Farronato, verrà presentato alla Casa degli Artisti di Milano giovedì 20 gennaio 2022 alle ore 19.00 con un talk performativo tra il designer e artista Domenichetti e Farronato, curatore indipendente. Nelle parole di Domenichetti e Farronato, il progetto si inserisce "in una fruttifera e scivolosa terra di confine tra scienze naturali e arte, tra tecnologia speculativa e onironautica".
MyceliuMinds affronta con un approccio cross-mediale, cross-disciplinare, performativo, interattivo e militante il tema del cosiddetto "capitalismo della sorveglianza", ossia quel tipo di capitalismo che ha fatto dell'esperienza umana, resa quantitativa ed esportabile, una materia prima gratuita per pratiche commerciali non palesi.
Il talk è il punto di partenza di una residenza d'artista che prevede altre occasioni pubbliche nei prossimi mesi, in cui il tema e le tesi del progetto saranno performate attraverso una versione live della trilogia video, cuore del progetto stesso, e la proposizione al pubblico di dare avvio a una pratica dissidente, ovvero di “Swinging Club”, che consiste nello scambiarsi i profili tra amici e conoscenti: un gioco semplice, ma non innocuo, che se adottato su larga scala avrebbe conseguenze destabilizzanti, gli algoritmi impazzirebbero, rendendo gli “scambisti” dei target imprevedibili. Parafrasando uno dei video della trilogia, Farronato rivestirà il ruolo della psicanalista, all’interno di una scenografia ricreata appositamente grazie alla collaborazione con alcuni artisti vicini alle logiche e agli obbiettivi del progetto.
La conversazione avverrà all’interno di uno scenario tridimensionale dipinto da Paolo Gonzato come parte della sua on-going serie “Out of Stock” che si avvarrà in questa occasione di volti generati dal sito ThisPersonDoesNotExist. Le pareti di questo ambiente presenteranno anche opere di: Katharina Fritsch, Celia Hempton, Katharina Grosse,Goshka Macuga, Enrico David, Daniele Milvio, Riccardo Paratore, Prem Sahib, Thea Djordjadze.
IL PROGETTO
Domenichetti e Farronato si incontrano nel gennaio del 2019 durante un evento Gucci, dove il primo lavora come designer dal 2017. Durante le restrizioni del lockdown decidono di lasciare la città e di prendere in affitto una casa isolata immersa nella campagna dell’Oltrepò Pavese, da dove entrambi provengono. Il nuovo domicilio viene da loro concepito subito come luogo di sperimentazioni e incontri, un laboratorio di fertili incroci che si anima grazie a soggiorni di artisti e amici, grazie ai quali il nascente progetto MyceliuMinds assume ben presto una dimensione corale e collettiva fatta di generose collaborazioni e fitti scambi di idee.
Domenichetti sente per la prima volta parlare del concetto di micelio da Farronato, che aveva nel 2014 ideato a Rabka Zdròj, in Polonia, insieme all’artista Paulina Olowska, una serie di eventi performativi che avevano come argomento di investigazione la vita dei funghi e la loro possibilità di creare interconnessioni, ispirandosi anche al teatro povero di Grotowski.
Le tesi del progetto vengono esposte in una trilogia di video, dove ogni accadimento si manifesta nella dimensione di un sogno lucido e dove un personaggio onirico, P.O., fa la sua apparizione. I video sono presentati come se fossero stati prodotti da tre diverse notissime riviste, i cui nomi vengono storpiati.
Il primo video rappresenta un bivio di cui gli ultimi due rappresentano i possibili esiti. Nel primo, realizzato come un fashion editorial sulla rivista “Dogue”, Mark Zuckerberg, interpretato dall’artista Sagg Napoli, si presenta in studio dalla sua psicoanalista, interpretata da Milovan Farronato, e racconta di aver avuto un incubo: un personaggio mascherato da cane (P.O.) compariva a dei ragazzi su una montagna e parlava di inquinamento dell’ecosistema virtuale, di raccolta furtiva dei dati da parte delle tech companies e di meccanismi di sorveglianza e di manipolazione.
Il canide proponeva una soluzione di collaborazione radicale, definendola “strada della fantadiplomazia”, ma poi prendeva parola anche la sua ombra, che suggeriva invece una pratica dissidente per mettere in crisi l’intero sistema, la via della “tecnoresistenza”. Nella finzione narrativa Zuckerberg racconta alla sua analista di avere avuto questo incubo dopo aver visto la pagina di instagram Canis_in_Somno, un profilo pubblico che esiste da alcuni mesi e su cui una serie di contenuti e collaborazioni sono state esposte.
La pagina si presenta come un paesaggio onirico costruito sopra il profilo plagiato di Mark Zuckerberg, i cui post sono stati infestati da interferenze e sovrapposizioni video di frammenti di talk di attivisti dissidenti, scienziati e altri personaggi carismatici. Scelto tra vari personaggi della Silicon Valley legati ai meccanismi del capitalismo della sorveglianza, Mark Zuckerberg è utilizzato come volto iconico di riferimento per l’elaborazione artistica del progetto. Nel tessuto del profilo si aprono anche dodici poster di artisti internazionali creati appositamente per questa pagina a partire da slogan del progetto ideati da Domenichetti. Gli artisti che hanno collaborato con i poster sono Enrico David, Maria Loboda, Sergio Breviario, Prem Sahib, George Henry Longly, Mathilde Rosier, Sissi, Christian Holstad, Camille Henrot, Goshka Macuga, Christodoulos Panayiotou, Beatrice Marchi e Paulina Olowska.
Una grande architettura miceliare dipinta dall’artista Paulina Olowska crea il collegamento tra le parti. Una selezione di opere d’arte contemporanea compare anche nello studio da psicanalista di Farronato, opere scelte, nulla di casuale.
Dall’intro si accede ai due distinti finali in cui a prendere la parola è in uno il personaggio onirico e nell’altro la sua ombra. L’ombra presenta la sua soluzione dissidente tra le pagine di un fumetto della DC comics (acronimo che in questo caso vale per “Dream Characters”). Vi compaiono anche una serie di personaggi celebri sensibili alla causa. L’ombra parla della profilazione, il meccanismo secondo il quale ad ogni utente viene cucito addosso il proprio profilo sempre più su misura, in base ai gusti che esprime e alle scelte che fa all’interno delle app. Sulla profilazione si regge tutto il mercato del capitalismo della sorveglianza. La pratica dissidente qui proposta si chiama “Swinging Club” e consiste nello scambiarsi i profili tra amici e conoscenti: un gioco semplice, ma non innocuo, che se adottato su larga scala avrebbe conseguenze destabilizzanti, gli algoritmi impazzirebbero, rendendo gli “scambisti” dei target imprevedibili.
Nel secondo finale P.O. presenta invece la visione di una macro-app al riparo della sorveglianza, fluida e libera: Mycelium. La metafora utilizzata per immaginare la macro-app è per l’appunto il micelio, corpo labirintico ififorme dei funghi, tessuto connettivo ecologico che connette le piante tra loro, permettendo loro di comunicare chimicamente, in quello che viene chiamato “wood wide web”. Questo secondo finale suggerisce in qualche modo un’istituzionalizzazione radicale ma più diplomatica della pratica dello scambismo mediante un’app costruita come un micelio, protetto sottoterra, che avventurosamente si collega ai vari social come se fossero diverse piante, in modo da poter vedere la foresta non più da un’unica stanza prospettiva, ma da tutti gli angoli possibili.
BIOGRAFIE
Matteo Domenichetti lavora come fashion designer nel team di Gucci dal 2017 ed è studente al secondo anno di Scienze e Tecnologie per la Natura all’Università di Pavia.
Interessatosi negli ultimi anni alle tematiche della Data Justice, cerca di sviluppare idee creative di resistenza e di innovazione utilizzando metafore e processi provenienti dai suoi studi scientifici sul mondo naturale.
Milovan Farronato è Direttore e Curatore del Fiorucci Art Trust, per il quale ha sviluppato il progetto di residenza itinerante Roadside Picnic e, dal 2011, il festival annuale Volcano Extravaganza, nato a Stromboli e poi migrato prima a Napoli nel 2017 e poi a Dhaka, Bangladesh, nel 2018. Con Paulina Olowska ha dato vita al simposio Mycorial Theatre tenutosi nel 2014 a Rabka, Polonia, e nel 2016 a São Paulo, Brasile. Ha collaborato le Serpentine Galleries per le Magazine Sessions (2016). Farronato ha ideato The violent No!, parte del programma pubblico della 14. Biennale di Istanbul nel 2015. Dal 2005 al 2012 Farronato è stato direttore dell’organizzazione noprofit Viafarini e curatore al DOCVA Documentation Centre for Visual Arts di Milano. Dal 2006 al 2010 è stato Curatore Associato della Galleria Civica di Modena e, dal 2008
al 2015, docente di Cultura Visiva al claDEM dell’Università IUAV. Tra le esposizioni curate: Nightfall, con Fernanda Brenner e Erika Verzutti, Mendes Wood DM Bruxelles (2018); Nick Mauss, Illuminated Window, La Triennale e Torre Velasca, Milano (2017); la prima personale di Lucy McKenzie in Italia, La Kermesse Héroïque alla Fondazione Bevilacqua La Masa, Venezia (2017); Si Sedes Non Is alla The Breeder Gallery, Atene (2017); Prediction da Mendes Wood DM, São Paulo, (2016); la mostra personale di Peter Doig alla Fondazione Bevilacqua La Masa, Venezia (2015); la personale di Christodoulos Panayiotou al Kaleidoscope Project Space, Milano (2014)
e Arimortis al Museo del Novecento, Milano (2013), co-curata con Roberto Cuoghi. Milovan Farronato è stato membro del team curatoriale del IV Dhaka Art Summit ed è parte del Comitato di Sviluppo della Chisenhale Gallery a Londra. È stato curatore del Padiglione Italia alla Biennale Arte di Venezia nel 2019. Insegna "Fenomenologia dell'Arte" allo IUAV di Venezia.