Matteo Fraterno – La materia del mito
LA MATERIA del MITO. Prologo, di Matteo Fraterno a cura di Federico Decandia è la documentazione fotografica della residenza dell’artista al Museo Epigrafico di Atene nel settembre 2023 che ha visto la produzione di una serie di frottage realizzati sulle epigrafi conservate nel cortile del museo.
Comunicato stampa
LA MATERIA del MITO. Prologo, di Matteo Fraterno a cura di Federico Decandia è la documentazione fotografica della residenza dell’artista al Museo Epigrafico di Atene nel settembre 2023 che ha visto la produzione di una serie di frottage realizzati sulle epigrafi conservate nel cortile del museo. LA MATERIA del MITO si articola in tre momenti distinti: il Prologo documentale segue il workshop condotto dall’artista il 18 maggio 2024 presso il Parco Archeologico di Grumentum (Potenza) e introduce alla mostra prevista nell’autunno 2024 al Museo Epigrafico di Atene.
Nucleo costitutivo del Prologo, allestito presso gli spazi ipogei del Museo Hermann Nitsch dal 31 maggio al 13 luglio, è la documentazione fotografica di Zafiro Vlachou che registra l’attitudine processuale dell’artista a trattenere quella memoria del contatto che nel frottage, considerato nella sua autonomia tecnica, viene continuamente differita. È Fraterno a fermarsi su questa soglia: “Avvicinandomi alla superficie ho provato una sorta di vertigine, un coinvolgimento tale da non avere più cognizione della discontinuità tra il mio corpo e la materia. È avvenuto con le mura dell’Ucciardone, con i sentieri di Pikionis all’Acropoli e in modo se possibile più intenso con le epigrafi. Ho scelto di lavorare esclusivamente sulle iscrizioni lapidee collocate nel cortile del Museo perché è con l’esposizione al sole, al vento e alla pioggia che la materia del mito restituisce la sua più intima vivacità” (M. Fraterno).
Quello di Fraterno non è dunque un campionamento scientifico ma necessità di ravvivare quella forza inattuale dell’impronta che consiste precisamente nel “far risorgere nel visibile la questione del contatto” (G. Didi-Huberman). I presupposti della residenza ateniese del settembre 2023 si riscontrano in due ricerche parallele appena precedenti: la prima è di natura tematica e nasce dall’onda lunga di una profetica esperienza di confinamento volontario nella Biblioteca della Fondazione Morra all’inizio del 2020 (Esperienze/L’infinito intrattenimento, 2020): in quell’occasione Fraterno aveva restituito iconograficamente i sogni indotti dall’esercizio quotidiano della lettura, un modus operandi che lo ha accompagnato anche nel 2023 nella produzione di una serie di disegni ispirati agli epitaffi – da Sicilo a Dick Higgins – che abbracciano l’intera storia della civiltà occidentale. La seconda ricerca è piuttosto di natura tecnica e fa riferimento all’annessione del frottage nella sua grammatica artistica. Il frottage si configura inizialmente per Fraterno come un pretesto per avvicinarsi alla pura materia dell’interdizione, è ciò che gli permette anzitutto di fare esperienza tattile della “pelle” delle mura del carcere Ucciardone di Palermo (La materia dell’Ucciardone, 2022). Questo lavoro, parte di un trittico di lavori incentrati sulle forme della reclusione, intendeva indagare l’ossessione immunitaria globale acutizzata dall’eredità post-pandemica. Nel suo lavoro Fraterno indica come un antidoto alla malinconia civile l’approssimazione corporea alla materia del marmo pentelico: non il concetto e neppure l’astrazione immaginativa, ma il puro contatto che precede e garantisce l’apertura integrale all’altro.