Matteo Manfrini – Per un’idea di reale (oggetti schiusi)
Mostra personale.
Comunicato stampa
Matteo Manfrini
Per un’idea di reale
(oggetti schiusi)
Cio’ che mi incuriosisce e’ cio’ che persiste nell’illusione di un’idea di origine rimanendo ancorato al presente, cio’ che quindi manifestandosi delinea rappresentazioni spaziali possibili. Mi relaziono sia al reale che al mio lavoro seguendo questo orizzonte di senso: lo sguardo genera significati per mezzo di una frizione con l’oggetto guardato, un attrito, una sospensione, un ingarbugliamento momentaneo in cui alcune regole del rapporto tra guardante e guardato vengono sospese, spostate, destrutturate o rese oltremodo rigorose. Le cose definite, appartenenti al reale, entrano in contatto con un’ utopia che ridimensionata e rimessa in relazione con il qui-ed-ora riapre la relazione stessa con il reale, da parte sia del guardante che del guardato.
Il mio lavoro si manifesta come matrice di desiderio nei confronti di cio’ che non ha necessita’ o esigenza di prendere forma ne’ di essere simbolizzato e condiviso, ma rimane sospeso in un punto del processo dove di nuovo alcune regole vengono spostate, destrutturate, rese oltremodo rigorose.
Vivere questo tipo di pratica artistica significa condividerne la transitorietà nel luogo esatto in cui nasce, i processi biografici da cui e’ indotta indicano altresi’ la direzione verso cui e’ destinata a frammentarsi.
La ricerca, da un rapporto stretto con l’immagine nel tempo si e’ allargata a una narrazione installativa di una multimedialità essenziale, diretta, giusta. Il fenomeno di risulta o l’oggetto estetico, esposto ai discorsi dello sguardo si determina e si manifesta in una pratica processuale che rimane figura.
Quella “matrice di desiderio” corrisponde quindi alla figurazione di oggetti non sempre in linea con ciò che è funzionale, identificabile, appropriabile, sinergico; un oggetto estetico nasce nel suo pieno conflitto e nel suo pieno splendore, nel tentativo estenuante di contenere il gravame della relazione con il paesaggio e il linguaggio da cui proviene, del corpo che costituisce.
Lascia traccia di se’ ma si relaziona allo sguardo senza voler lasciare traccia alcuna. Si propone come pretesto e quando questo accade esso viene ripensato, riletto, riscritto.
Il lavoro procede all’interno dell’ambiente determinato dall’installazione mentre l’accostamento degli oggetti estetici formati si apre ripetendosi in sviluppi narrativi differenti e proponendo cosi un’ulteriore versione possibile del quotidiano, del presente, del reale.
In questa mostra si tratta di mettere in relazione elementi che diano una percezione differita di uno spazio che vive di un’ identita’ trasversale, tra il bidimensionale e il tridimensionale. Questo mi avvicina a Display pensandolo attraverso una breve narrazione installativa.
Un’idea di scultura che si compone e riprogramma sospendendosi nel proprio processo di definizione morfologica, estetica, e quindi anche del proprio campo semantico in maniera asciutta in connessione con i processi naturali dei materiali e del fare scultura tradizionale attenta allo spazio e composta delle proprie interne regole, dei propri strumenti, progettuali e tecnici.
Sono questi i termini di quest’idea di scultura in cui una presentazione e narrazione installativa asciutta emerge dal formarsi dell’oggetto sopravvivendo ad un ritrarsi della tecnica.
La ricerca consiste nella creazione delle possibili prerogative al fine del manifestarsi del caso, come possono essere i dati morfologici in una forma scultorea data -per esempio- dal risultato estetico di un processo naturale come quello della respirazione cellulare, dell’ossidazione.
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matteo manfrini (1983)
www.matteomanfrini.org