Matteo Vettorello – Tuning space

Informazioni Evento

Luogo
10 & ZERO ONE
Castello 1830, via Garibaldi, Venezia, Italia
(Clicca qui per la mappa)
Date
Dal al
Vernissage
18/05/2023

ore 20

Artisti
Matteo Vettorello
Curatori
Sara d’Alessandro Manozzo, Chiara Boscolo
Generi
arte contemporanea, personale

Tuning space, mostra personale di Matteo Vettorello, a cura di Chiara Boscolo e Sara d’Alessandro.

Comunicato stampa

Tuning space
R.B.V.O.T.L. 04
Matteo Vettorello
a cura di Chiara Boscolo e Sara d’Alessandro Manozzo
dal 18 maggio al 15 luglio 2023
opening giovedì 18 maggio 2023, ore 20.00
10 & zero uno, Castello 1830, via Garibaldi, Venezia
——
10 & zero uno è lieta di presentare, all’interno della sua nuova sede in Via Garibaldi 1830, Tuning space,
mostra personale di Matteo Vettorello, a cura di Chiara Boscolo e Sara d’Alessandro (dal 19 maggio
al 15 luglio, inaugurazione giovedì 18 maggio, ore 20.00).
In inglese tuning significa accordare, sintonizzare. Si riferisce agli strumenti musicali, ma anche a
dispositivi di vario genere, come la radio. Tuning ha anche un significato figurato: being in tune with
someone significa essere sulla stessa lunghezza d’onda.
Ciascuno di questi significati ha una qualche relazione con Tuning space. L’opera è un sintonizzatore site-
specific. Due persone coordinano il proprio vocalizzo usando i microfoni esterni alla galleria. A seconda
della capacità di sincronizzare la propria inspirazione ed espirazione, azionano un argano collegato a due
luci lampeggianti. Le variazioni di posizione delle lampade e il loro brillio esprimono le diverse condizioni
in cui si trova la galleria: una luce in basso che lampeggia veloce, prevalentemente rossa, indica che il
luogo è solo, stressato; il movimento verso l’alto, la minore frequenza del lampeggiare e una preminenza
azzurra che è avvenuta l’interazione. Il vocalizzo accorda lo spazio come uno strumento musicale e la
scultura misura quanto siamo in tune with someone.
Matteo Vettorello (Venezia, 1986) lavora su dispositivi in grado di quantificare elementi incalcolabili:
gli stati d’animo delle persone rispetto ai luoghi, il grado di armonia raggiunto fra i fruitori, l’emozione
espressa da uno spazio. La serie di Rilevatori di benessere del vicinato (R.B.V.O.T.L.), di cui anche Tuning
space fa parte, consiste in sculture che, messe in funzione, diventano “il tramite per attivare un processo
di sinergia fra le persone, facendosi essa stessa spazio rituale per favorire la connessione fra individui e
ambiente”. Le opere presentate nell’aprile 2022 alla Galleria 10 & zero uno chiedevano al pubblico di
interagire, con il respiro o con la voce, per provocare una reazione fisica - creare un vortice d’acqua, ad
esempio - e attivare la scultura.
L’operazione è ossimorica a più livelli. In primis perché tenta di stabilire parametri e unità in fenomeni
almeno apparentemente non calcolabili, continui e non discreti, come le relazioni che intercorrono fra
due o più persone e fra esse il luogo in cui si trovano. È una sfida estremamente attuale, se osserviamo
gli sforzi fatti nell’A.I., nel mechine learning e nel cognitivismo per studiare i comportamenti umani, le
loro reazioni, i loro sentimenti, trasformarli in dati e utilizzarli per scopi più o meno virtuosi, dalle politiche
sociali al marketing. In quei casi sistemi estremamente potenti ed elaborati, percepiti come immateriali
(per quanto sappiamo che il linguaggio digitale è tutto di zero e uno, non percepiamo i social come
una macchina, ma come un media) si sforzano di prevedere le azioni della massa, per potenzialmente
indirizzarla. I sintonizzatori di Vettorello operano però in modo contrario. Con Tuning space si vede e
si sente benissimo. Le sue componenti - l’argano, la catena, le luci da club - sono prosaiche, rumorose,
persino fastidiose. È più vicina, visivamente, all’ossessione costruttivista per la macchina che alle
fantasmagorie immateriali generate dalle tecnologie digitali. È regolata da un software appositamente
sviluppato, ma su una piattaforma Arduino, che è open source. I dati che raccoglie non prevedono
comportamenti futuri, piuttosto si limitano a indicare lo stato presente: quello del luogo che si sente
troppo solo o dell’avviata sincronia fra chi respira. A direzionare le azioni successive ci deve pensare il
fruitore, in accordo con una o più persone. Necessariamente deve creare una relazione, lunga o breve,
[email protected]
+39 329 4089647 www.10zerouno.com Castello 1830, via Garibaldi,
30122, Veneziache porti a un’armonia temporanea. Come tutte le relazioni anche questa richiede un certo impegno,
uno sforzo.
Il riferimento immediato, a livello storico-artistico, è all’arte relazionale, codificata da Nicolas Bourriaud
nel 1998. In reazione all’edonismo anni Ottanta si tentava di ricostruire una comunità attraverso le
opere d’arte. Come l’arte pubblica, la tendenza interpretava l’opera come un dispositivo dal valore
sociale. La spinta era utopica, con uno spirito ripreso dall’avanguardia. Nella vastità - e qualità, slancio
ideale - delle ricerche, emersero tuttavia alcune derive imprevedibili, ma molto impattanti: da un lato,
una spettacolarizzazione delle opere partecipative; dall’altro, una ripetizione di metodi e approcci
moltiplicata da infinite iniziative di riqualificazione e maquillage urbanistico-sociale. Forse proprio per
questi macro-fenomeni, nell’ultimo decennio si è tornati a guardare all’individualità, a percorsi che
mostravano un’unicità affondata nell’irrazionale e nel mistico, come dimostrano due fra le più influenti
Biennali degli ultimi anni, l’edizione del 2013 curata da Massimiliano Gioni e quella del 2022, curata da
Cecilia Alemani. A quest’ultima si è contrapposta con grande chiarezza - e con grande soddisfazione
per noi storici dell’arte, sempre amanti di chiare categorizzazioni - la Documenta più partecipativa di
sempre, curata da un collettivo - i ruangrupa - con il motto “make friends, not art”.
La collettività di Documenta è l’espressione della resistenza di un Global South nel quale l’influenza della
politica è ancora percepita come impattante sulla vita (basti pensare che i ruangrupa si sono formati nel
2000, alla fine del regime militare indonesiano di Suharto). In Occidente questa consapevolezza si è,
poco a poco, dispersa, sussunta da meccanismi competitivi neoliberisti. Esaurita ogni spinta utopica,
che senso ha fare opere partecipative in Europa, nel 2023?
Un senso possibile è restituire, attraverso l’interazione con un’opera, una qualche forma di conoscenza.
La conoscenza alla quale i Rilevatori di benessere del vicinato sembrano avvicinarci è quella dell’altro,
della relazione con l’altro. È un rapporto momentaneo, tutto svolto in un tempo presente - non si parla,
non ci si racconta niente, si può coordinare il proprio respiro anche senza sapere nessun dato sensibile
relativo all’altro. Respirare insieme è un tentativo di rallentare un attimo nel quale tentare un impossibile
incontro. “L’altro è l’accordo con il tutto, è mediante l’altro che percepiamo il presente”, scrive
Vettorello, riecheggiando l’ “Io è un altro” di Rimbaud, ripreso da Lacan per affermare come l’origine
dell’identità sia sempre all’esterno da noi. Nel momento di accordo con Tuning space, quando il respiro
si stacca da noi anche lo spazio ne risente, si “sente meglio”. Un dispositivo complesso, macchinico,
apparentemente freddo, usato per creare un’atmosfera, una dimensione emozionale e ambientale,
la Stimmung, intesa come tonalità affettiva e apertura al mondo. Lontana da prese di posizione
cattedratiche, l’opera di Vettorello mantiene un tono ludico e visionario, lo stesso che si ritrova nei suoi
disegni progettuali, fatti di linee geometriche immaginifiche ed esplosioni cromatiche, accompagnate
da istruzioni altrettanto anti-tecniche come: “quando sta per scadere il tempo tutto il mondo sarà meno
contento / sincronia e intento lo solleveranno dal suo tormento / Le due persone con la loro voce / lo
distrarranno dalla sua croce / solo compagnia / vuole il nostro amico cielo tondo / solitudine e poca
sintonia lo porteranno alla pazzia”.
BIO
Matteo Vettorello (Venezia, 1986) realizza sculture con le quali interagire, costituite da sistemi biometrici capaci di
quantificare gli stati d’animo per definizione non misurabili: sono dispositivi elettromeccanici progettati per risolvere
un algoritmo paradossale, sintesi dei meccanismi utilitaristici delle macchine e delle abitudini comportamentali
dell’essere umano contemporaneo.
Studia Arti Visive presso l’istituto I.U.A.V. di Venezia e consegue il diploma di secondo livello in pittura
all’Accademia di Belle Arti di Venezia nel 2017. Tra le mostre recenti si ricordano: Principi, a cura di Francesca
Canfora, Biennale Tecnologia, Torino (2022); Condizione di Insieme, a cura di Chiara Boscolo, galleria 10 & zero
uno, Venezia (2022); Liberi (tutti), a cura di Silvia Concari e Alessio Vigni, Habitat Ottantatre, Verona, (2022); La
curatela militante, a cura di Osservatorio Futura ed Elena Castiglia, Torino (2022); Sincronie, a cura di Carlo Sala,
Auditorium Parco della Musica, Roma (2022). Tra le installazioni pubbliche: Traduttore di cortesia per una banchina
confusa, Museo M9, Mestre (2021); Life Beyond Plastic, Istituto Oikos, Piazza XXVI Maggio, Milano (2020); Pressione
Simpatica, Edicola Radetzky, Milano (2019). Ha partecipato a diverse esposizioni e residenze d’artista di rilievo
internazionale, tra cui Fondazione Bevilacqua la Masa, Venezia (2018); VIR ViaFarini-in-residency, Milano (2019);
BJCEM, Biennale Mediterranea 18, Tirana (2017); Art Stays festival, Ptuij (2019); In - Edita, Venezia (2020). Nel
2013 ha fondato l’associazione culturale ALTOlab ed è stato co-fondatore dell’etichetta multimediale LATOfragile,
dedicandosi alla promozione di artisti visivi e sonori.