Mattia Abballe – Frames
Mostra personale.
Comunicato stampa
Frame, dall’inglese, vuol dire telaio, cornice, ma, correntemente, con questo termine, si chiama un
singolo frammento elettronico facente parte di una più complessa immagine digitale in
movimento, un po’ quello che nel cinema in pellicola si chiama fotogramma.
Trattandosi, qui, di parlare brevemente dei lavori recenti di Mattia Abballe (artista giovane),
verrebbe naturale pensare di usare, per definire i suoi quadri, questa parola in riferimento al suo
significato digitale. Soprattutto se si pensa che, con lo stesso termine, si chiama pure il singolo
suono in fase di elaborazione o montaggio acustico o elettroacustico (e Mattia oltre che artista
visivo è anche musicista).
Ancora di più, saremmo spinti a considerare frame come qualcosa di puramente digitale sapendo
che le opere presentate in questa mostra non hanno telaio, né cornice. Infatti sono dipinti
realizzati su tavole (meglio sarebbe dire tavolette, visto il piccolo formato) di una dimensione di
cm 18 per 24.
Questa dimensione, è quella tipica delle stampe fotografiche in BN del vecchio fotogiornalismo,
quante ne abbiamo viste! E quante ne abbiamo visto affiorare da dentro le vasche di sviluppo…
immersi in una luce rossastra. Cm 18 per 24 è una misura perfettamente proporzionata con quella
del singolo fotogramma della pellicola cinematografica: ognuno di mill 24 per 36.
Da queste prime osservazioni, ne consegue, che pensare ai quadri, qui esposti, in maniera
semplice e lineare nei rimandi epocali, cioè, il video, i frames, il cinema, la pellicola, la luce che ne
proietta le ombre su schermi chiari, la corrente elettrica che permette a degli impulsi magnetici di
trasformarsi in immagini etc. è cosa impossibile. I quadri, i piccoli quadri, di Mattia Abballe sono
un miscuglio di tutto questo. Note singole sparpagliate su uno spartito bianco, senza linee, che si
chiama muro, anonimo e duro come un foglio di carta.
Anonime e dure sono pure le tavolette su cui i piccoli quadri sono dipinti. Sono di legno stratificato
e preparato in maniera standard, quindi niente di espressivo o simbolicamente significativo (per
fortuna!). Superficialmente sono molto dure, quindi niente a che spartire con l’accoglienza
morbida di una tela che consuma il movimento della mano fino ad assorbirne l’energia. In questo
caso tutto è respingente e tutto rimane in superficie. Una patina piena di tratti ravvicinati, fitti-
fitti, che formano una trama compatta, simile a quella di una ragnatela.
Infatti lo sguardo ne rimane intrappolato, forse perché cercando di farsi spazio per affondare nei
vuoti infinitesimali rimasti intoccati dal colore, non riesce più a tornare indietro per uscirne, e
quando ci riesce, si porta appresso una parte di quei filamenti, di quei segni, che ti rimangono
addosso per un po’; prima di liberartene.
Questi segni fitti-fitti diventano ombre, anzi no, pure un po’ materie, insomma qualcosa di difficile
da dire, un poco ombre un poco materie.
Ombre immense, carpite dal vivo. E ci si chiede da dove arrivino, dov’è il soggetto opaco che le ha
prodotte? Davanti o dietro di noi? Dove la fonte di luce che le proietta? Infine dove sta il pittore
che le ha raccolte? Forse si è tolto di mezzo giusto in tempo per non esserne catturato, giusto il
tempo di farsi un’idea per poi spostarsi dalla scena togliendosi di mezzo come soggetto
perturbante e come corpo vivo.
Queste cose luminose diventano però materiali. Le ombre si stendono dappertutto come uno
strato di forma intagliata e coprono tutto, quasi tutto, lasciandoci senza fiato senza spazio vuoto
da occupare. Basterebbe poco, molto poco, perché il materiale ricoprendo tutta la superficie a
disposizione, trasformasse il quadro (il piccolo quadro) da figurativo in monocromo.
Quel poco di luce che avanza ci deve bastare per sapere che da qualche parte esiste e brilla. Quel
poco di profilo ci deve bastare per sapere che qualcosa ci circonda e noi vi siamo immersi dentro.
Come dentro un frame, dentro una cornice, supportati da un telaio … tutte cose che non vediamo
ma che questi piccoli quadri ci ricordano che esistono. Che esistono veramente.
Roma Febbraio 2023
Mattia Abballe
IIsola Del Liri (FR) 1994. Vive e lavora a Roma.
La sua formazione avviene nel Conservatorio di Musica ‘‘Licinio Refice’’ di Frosinone dove si diploma in Sassofono
e presso l’Accademia di Belle Arti di Frosinone dove si diploma in Pittura.
Nel 2018/2019 partecipa ad una residenza di studio con il programma Erasmus +, presso University of Art
and Design of Cluj-Napoca, Romania.
MOSTRE/ PERFORMANCE MUSICALI
2016
FUORI USO, edizione 2016, Pescara.
2019
THE NIGHT WATCH, Muzeul de Arta, Cluj-Napoca.
2019
DOMESTIC LANDSCAPE curata da Ovidiu Leuce, Centrul de Interes, Cluj-Napoca.
2019
PREMIO NAZIONALE DELLE ARTI XIV, mostra dei finalisti, Accademia di Belle Arti di Torino.
2020
Performance sonora con Filippo Lilli durante la presentazione del progetto Passi 13’36’’ di Alfredo Pirri e Polisonum, Roma.
2021
Performance Sonora ‘‘Horò’’ con Filippo Lilli, in occasione della presentazione del catalogo della mostra
Losing Control di Giulio Bensasson, Fondazione Pastificio Cerere, Roma.
Mostra ‘‘Costanti/Variabili’’ con il Collettivo Specola, Chiesa dei Padri Scolopi, Alatri.
Performance Sonora ‘‘Horò’’ con Filippo Lilli, Film Society-Altravisione, Teatro India, Roma.
Performance Sonora ‘‘Horò’’ con Filippo Lilli, Meletao Festival, Parco Regionale dei Monti Simbruini, Vallepietra
(RM).
Performance Sonora ‘‘Horò’’ con Filippo Lilli, in occasione della Mostra ‘‘Arteporto-Fuori Confine’’ a cura di Sandro Polo e Silvia Calvarese, Porti Imperiali di Claudio e di Traiano, Parco Archeologico di Ostia Antica, Fiumicino (RM).
Mostra ‘‘Manuale di Pittura’’ curata da Friche space, Centrul de Interes, Cluj-Napoca Credits ‘‘Horò’’, colonna sonora per il documentario ‘‘Roma Città aperta/ studio visit/ episodio 13 Alfredo Pirri” prodotto da Nomas Foundation e Accademia di Belle Arti di Roma con la supervisione di Monkeys Video Lab
2022
Horò (performance sonora) con Filippo Lilli, Divario Space, in occasione dell’inaugurazione della mostra Tararira
di Ovidiu Leuce, Roma.
Mostra ‘’Accade’’ a cura di Gianni Dessì e Donatella Spaziani, presso La Nuova Pesa, Roma
Mostra Linea, Piazzale Bottaro 7, Isola del Liri(FR).