Maurizio Bertinetti – Freaks non a norma
L’arte indaga i sentimenti negativi e quelli positivi, rivela le ansie umane e i desideri più profondi. La linfa vitale di questa mostra è l’illusione.
Comunicato stampa
“Renoir è un ragazzo senza alcun talento. Ditegli, per favore, di smettere”
Edouard Manet
L’arte indaga i sentimenti negativi e quelli positivi, rivela le ansie umane e i desideri più profondi.
La linfa vitale di questa mostra è l’illusione che ne diventa anche la Musa ispiratrice.
Bertinetti invoca “ Musa, musa, fammi le fusa…”
Questa messa in scena tende più a rappresentare l’irriducibile originalità dei simboli che a negare la logica immanente che li anima. “Anche dove lo spirito umano sembra più libero d’abbandonarsi alla sua spontaneità creatrice” - dice Lévi-Strauss-“non esiste nella scelta che compie, fra le immagini, nel modo in cui le associa, le contrappone o le collega nulla di disordinato né di improvvisato”, aderendo così a quello che ieri chiamarono Neoconcettualismo Ludico, e che io proporrò come un caso “transgender” che scavalca le tradizionali distinzioni fra opere d’arte e operazioni d’arte. Mi piace aggiungere, ad ARTE”.
Poi ripenso al video di Bertinetti che prende il titolo dalla frase di Guy Debord “Tutte le immagini sono pericolose perché fanno circolare le idee” o alla sua mostra “Is this anything?”
Bertinetti ci sussurra del lieve spostamento e della consistente “leggerezza” di cui sono
impregnate le opere esposte, svelandoci quell’insieme di combinazioni, accostamenti, ribaltamenti che determinano il sottile sfasamento di significato nella rappresentazione dell’arte. O della SuperArte, qui ottenuta dalla sovversiva relazione con le opere di Bertinetti: quando l’opera d’arte metabolizza se stessa, significa qualcosa di ancora diverso (?). “L’arte si nutre d’arte” asseriva Giorgio De Chirico.
Il lavoro dell’artista Maurizio Bertinetti è il risultato di una più che costruttiva ironia, giocata su una molteplicità di piani e livelli conoscitivi: è all’opera, nell’opera
“Bertinetti scandaglia il mondo dell’arte tramite una medialità totale, fino ad arrivare alla clonazione dell’arte stessa; ma com’è intrinseco all’ironia, essa - mediante simulazioni, dissimulazioni e alterazioni anche paradossali - è protesa a disvelare, e a sottolineare, la quintessenza di quello che percepiamo come realtà: natura, identità di fatti, cose, persone, cronaca, storia, circostanze, accadimenti. Ed è affidato ancora a lei, sì, all’ironia, il compito di rilevare - come Bertinetti ha fatto spesso di persona - le interferenze e i cortocircuiti che esistono fra significati e significanti, testo-immagine, testo-parola”.
Bussando alla sua mostra, che è l’apertura che permette di entrare e di uscire, vedremo il passaggio possibile - oltre che unico - del suo personale paradiso.
Courtesy Antonio Arevalo
<< Bertinetti ci riporta all’ambiguità del sorriso della Gioconda dal “culo caldo” passando tra Mondrian che non è Rubik, Bianco che è nero, scatole di Merda temporali ... DDSS (DIFFERENT DAY, SAME SHIT) o - come l’artista ha affermato nella recente intervista alla BBC- “ L’Arte? Tutto ci guarda “.>>
Courtesy Donald Cameron