Maurizio Donzelli / Paola Pezzi – Spellbound

Informazioni Evento

Luogo
PALAZZO MARTINENGO
Via Dei Musei 30, Brescia, Italia
(Clicca qui per la mappa)
Date
Dal al

venerdì 16.00 - 19.00, sabato e domenica 10.00 - 19.00

Vernissage
06/07/2023

ore 12

Artisti
Maurizio Donzelli, Paola Pezzi
Curatori
Alberto Fiz, Marco Tonelli
Generi
arte contemporanea, doppia personale

Comunicato stampa

L’Associazione Meccaniche della Meraviglia presenta la terza tappa espositiva di “Una Generazione di Mezzo” - progetto pluriennale dedicato all’arte contemporanea bresciana - con l’esposizione “Spellbound” dedicata agli artisti bresciani Maurizio Donzelli (1958) e Paola Pezzi (1963). Una doppia personale con due curatori, il torinese Alberto Fiz per Donzelli e il romano Marco Tonelli per Pezzi, articolata negli spazi del Palazzo Martinengo Cesaresco a Brescia.

 

“Spellbound”, “incantato”, “ammaliato”: con questo termine, utilizzato da Alfred Hitchcock nel film omonimo del 1945 - in italiano fu chiamato "Io ti salverò" - si fa allusione agli stati psico-emotivi dei due protagonisti, ovvero l’uomo interpretato da Gregory Peck (John Ballantine) affetto da amnesia in seguito ad un trauma e il personaggio della dottoressa Constance Peterson, interpretata da Ingrid Bergman, psicoanalista incantata dall’amore. Un uomo e una donna il cui primo incontro è un evidente colpo di fulmine per entrambi, costruito filmicamente in una sequenza di campi/controcampi molto “magica” e romantica. Con questo termine, nel progetto espositivo che vede in dialogo Maurizio Donzelli e Paola Pezzi nell’estate 2023, si vuole così alludere sia a quell'incantamento che il riguardante ha nei confronti dell'opera sia all'incontro tra due artisti che hanno provato a lasciarsi incantare vicendevolmente dalle loro rispettive indagini visuali. Una sequenza di opere che si incastonano e rispecchiano anche fondendosi nel percorso in mostra, chiamando il pubblico a un’immersione visiva intensa e seducendone lo sguardo. Anche il progetto grafico in mostra, elaborato dagli studenti del terzo anno della scuola di Grafica dell'Accademia di Belle Arti SantaGiulia di Brescia, coordinati da Francesca Rosina e Massimo Tantardini, sintetizza il concetto curatoriale e il dialogo artistico.

 

Maurizio Donzelli si interroga sull’inizio del processo iconico e sulle modalità dello sguardo, andando a cercare nell’ornamentale i ricami e i filamenti della nostra stratificata geografia culturale e filosofica. Le sue opere sono enigmi di immagini latenti che affiorano e si immergono nelle stratificazioni del colore e del segno, attivatori del patrimonio iconico di ciascun riguardante: opere come laboratori, capaci di generare una efflorescenza di immagini che l’una sull’altra s’intrecciano, tra lontani echi e latenti principi iconici. La sua opera potrebbe così rappresentare il valore dello spazio come geografia e sconfinamento dello sguardo. Per la mostra “Spellbound” l’artista presenta vari cicli di lavori: i “Drawings”, gli “Arazzi”, i “Mirror”, gli “O”, i “Notturni”, le “Girandole” e i “Lux Drawing”. Una panoramica di tutta la sua poetica, volta a costituire una vera e propria antologica.

Paola Pezzi è l’alchimista dei materiali: oggetti di uso comune, scarti e rimanenze di materie povere e dimenticate nelle sue mani diventano rigogliosi oggetti plastici che affiorano dalle pareti. Le metamorfosi della materia raccontate dalle sue opere nascono dall’incontro tra la sapienza del gesto manuale, la lentezza della sapiente composizione concettuale e la poetica, ancestrale componente femminile evocata dalla tessitura e dall’intreccio che predominano nella prassi compositiva del suo lavoro. La sua opera potrebbe rappresentare il percorso della materia come gesto e traccia del fare. Nell’esposizione presenta un percorso dagli anni 80/90, con le opere primigenie nate dalla terra, procedendo verso le varie scoperte negli anni fino ad oggi. Una sorta di campionario, attraverso famiglie di opere, ricreate proprio per questo luogo.

La mostra “Spellbound”, fa parte di un progetto più amplio che ha avuto inizio nel 2021 con la grande e importante retrospettiva di Albano Morandi che è anche l’ideatore del progetto “Una Generazione di Mezzo”: nelle sale del Palazzo Martinengo Cesaresco, la mostra raccontava quarant’anni della ricerca dell’artista salodiano con alcune installazioni site-specific.

Percorsi unici nel loro genere appositamente scaturiti dall'incontro con il Palazzo e le sue emergenze architettoniche e decorative.

A completare il progetto, la presenza di curatori non bresciani e con i quali gli artisti dialogano per la prima volta, per portare a Brescia nuove voci critiche capaci di creare nuove sinergie e scambi.

E’ questo il format vincente di “Una Generazione di Mezzo”, giunto al suo terzo anno che vede, per la prima volta negli ambienti di Palazzo Martinengo Cesaresco, luogo da sempre vocato alla presentazione di artisti bresciani che si sono particolarmente messi in evidenza nel panorama artistico nazionale e internazionale, la presentazione al pubblico di cinque personalità artistiche bresciane la cui ricerca ha letteralmente attraversato i due secoli, continuando tutt’oggi a produrre opere di peculiare interesse che bene evidenziano le direzioni e il senso del lavoro artistico di una vera e propria “generazione di mezzo”.

 

Le mostre sono concepite, dopo il “solo” di Morandi nel 2021 che ha inaugurato il progetto, come dialoghi a due voci che fanno emergere in modo pregnante gli scambi estetici e linguistici tra i due artisti, conducendo il pubblico in un percorso affascinante tra le eccellenze artistiche della città.

Critici d'arte contemporanea, appositamente selezionati da Ilaria Bignotti e provenienti dal territorio extra locale, affiancano il coordinamento curatoriale di Ilaria Bignotti e Camilla Remondina dando un apporto scientifico e culturale importante e nuovo: proprio perché appartenenti ad altre scuole curatoriali ed esperienze espositive, portano a Brescia e al suo patrimonio contemporaneo un valore aggiunto, uno sguardo ulteriore, una nuova sensibilità, creando per gli artisti e i visitatori altre opportunità di approfondimento e dialogo.

Ad oggi, il pubblico ha risposto in modo straordinario, sono migliaia i visitatori che, tanto nella mostra monografica di Albano Morandi quanto nella doppia esposizione personale di Armida Gandini e Gabriele Picco del 2022, si sono riversati nelle sale del Palazzo.

 

Ogni mostra è accompagnata da una preziosa monografia, realizzata grazie al supporto di Fondazione Brescia Musei ed edita da Skira, nota casa editrice specializzata in arte e cultura, che analizza in maniera completa l’intera produzione di questi artisti, fornendo oltre che un’occasione di approfondimento per appassionati anche uno strumento scientifico per studiosi.

 

APPROFONDIMENTI ARTISTI

 

MAURIZIO DONZELLI

Maurizio Donzelli, nato a Brescia nel 1958, vive e lavora a Brescia. È stato docente di Teoria della Percezione e Psicologia del Colore presso l’ex NABA a Brescia, divenuta poi Accademia di Belle Arti SantaGiulia, per sette anni.

Molti studiosi, intellettuali e critici si sono occupati del lavoro di Donzelli nel corso degli anni in occasioni espositive internazionali e museali, tra le quali le personali: “Solstizio d’estate / Fragments”, Biblioteca Classense, Ravenna, 2022, “The Three Gems”, Eduardo Secci Contemporary, Firenze, e “Immaginale”, Galleria Massimo Minini, Brescia, 2022; “In Nuce”, Museo Civico Medievale, Bologna, per ARTCITY e “Metamorphosis”, Villa Olmo, Como, 2021; “Thresholds”, MAC - Museo d’Arte Contemporanea, Lissone, 2020; “Diorama”, Open Source First Shenzhen Biennale, Luohu Art Museum, Shenzhen e “Giardini Cosmici” con Aldo Grazzi, Palazzo Ducale, Mantova, 2018; “Ad Altemps”, Museo Nazionale Romano, Palazzo Altemps, Roma, 2015; “Metamorfosi”, Palazzo Fortuny, Venezia, 2012.

Tra le recenti collettive si ricordano: il progetto nato da una sua idea e con la presenza di sue opere “GestoZero” itinerante al Museo di Santa Giulia, Brescia, Museo del Violino, Cremona, Ex Chiesa di Santa Maria Maddalena, Bergamo, 2020-2021; “Intuition”, Palazzo Fortuny, Venezia, 2017; “Proportio”, Palazzo Fortuny, Venezia, 2015; “TRA. Edge Of Becoming”, Palazzo Fortuny, Venezia, 2011.

La riflessione teorica è stata negli anni oggetto di diverse pubblicazioni, tra le quali si evidenziano: “La Linea Del Tutto” a cura di Luca Cerizza, Mousse Publishing 2016, in occasione della mostra bi-personale presso la Cortesi Gallery a Londra e Lugano; “Diramante”, Bandecchi e Vitali 2015; “Metamorfosi”, Mousse Publishing 2012; “Spettacolo di Niente”, Mazzotta 2003, stampato in occasione dell’omonima personale presso la Calcografia Nazionale di Roma; “Lo Sguardo Del Disegnatore”, Edizioni l’Obliquo 2002.

Le opere di Maurizio Donzelli sono accolte in numerose collezioni pubbliche e private sia in Italia che all’estero.

 

PAOLA PEZZI

Paola Pezzi, nata a Brescia nel 1963, vive e lavora a Milano. Nei primi anni Ottanta si trasferisce a Milano, dove frequenta l’Accademia di Belle Arti di Brera e segue, tra gli altri, i corsi di Zeno Birolli e di Luciano Fabro. Su invito di quest’ultimo e di Jole De Sanna, nel 1985 partecipa con altri esordienti ad un’esposizione negli spazi della Casa degli Artisti a Milano, alla quale seguiranno numerose mostre collettive: “Premio Saatchi & Saatchi”, nel 1988 a Palazzo delle Stelline a Milano, con il conseguente acquisto di più opere, ora parte della celebre collezione londinese; “Examples. New Italian Art” presso Riverside Studios, a Londra, e “FABBRICA”, organizzata da Massimo Minini in un edificio industriale dismesso in via Apollonio a Brescia, entrambe nel 1989; “Imprevisto”, curata da Luciano Pistoi nel Castello di Volpaia a Radda in Chianti nel 1991.

La sua prima esposizione personale ha luogo nel 1990 nella galleria di Franco Toselli a Milano, dove, oltre alla partecipazione a numerose rassegne collettive, terrà dei solo show anche nel 1991, 1994, 2004 e 2009.

A partire dalla metà degli anni Novanta, il procedere di Paola Pezzi è segnato da importanti tappe, come la personale alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea a Roma nel 1995 e l’acquisizione di alcuni lavori, oltre che dalla stessa Galleria Nazionale, da parte di Giuseppe Panza di Biumo, e dalla collaborazione con gallerie quali Micheline Szwajcer ad Anversa, Victoria Miro a Londra, Simonis a Parigi, Toselli, Ca’ di Fra, Cardi e Galleria Blu a Milano, Massimo Minini a Brescia, G7 a Bologna, Dina Caròla a Napoli e Martano a Torino.

Tra le numerose mostre personali sono da ricordare quelle allestite presso: Spazio PAePA e Designelementi HUB di Gaggenau a Milano nel 2022; Lee-Bauwens Gallery a Bruxelles, 2019; l’Istituto Italiano di Cultura a Lisbona nel 2018; Palazzo Ducale di Mantova e alla Galleria Art Loft a Bruxelles nel 2017; Galleria Peccolo a Livorno nel 2015; l’Istituto Italiano di Cultura a Marsiglia e il Museo dell’Arte della Tornitura del Legno di Pettenasco nel 2013; Fabbri Contemporary Art a Milano nel 2012; l’Istituto Italiano di Cultura a Strasburgo nel 2010.

Tra le più importanti collettive: “GestoZero” al Museo di Santa Giulia a Brescia, al Museo del Violino a Cremona e all’Ex Chiesa di Santa Maria Maddalena a Bergamo, 2020-2021; Portofranco al Palazzo della Triennale a Milano, 2018; “Ridisegnare il mondo 2008-2009” all’Università Bocconi a Milano, 2015-2016; su invito di Bruno Corà, Convegno – Esposizione Internazionale “Au rendez-vous des amis” a Città di Castello, 2015; “Objet perdu. Discorsi sul metodo”, alla Fondazione Museo Pino Pascali a Polignano a Mare, 2014.

Le sue opere sono presenti in numerose collezioni pubbliche e private sia in Italia che all’estero.

 

ASSOCIAZIONE MECCANICHE DELLA MERAVIGLIA

 

Nato nel 2003 da un'idea di Albano Morandi, Meccaniche della Meraviglia, è un progetto di "Plastica Sociale". L'attenzione al territorio, è da sempre prerogativa di “Meccaniche della Meraviglia”. La rigenerazione dell’identità locale è uno degli obiettivi principali, raggiunto grazie a quello che è il fulcro dell’idea progettuale di Meccaniche della Meraviglia e cioè dare visibilità a beni culturali architettonici che normalmente non sono visibili al pubblico grazie al lavoro degli artisti contemporanei che per dialogare con queste strutture creano installazioni site-specific.