Maurizio Gabbana – Dynamiche Infinite
La mostra del fotografo milanese Maurizio Gabbana raccoglie una selezione dei suoi scatti urbani, individuati dal curatore Andrea Dusio per la congruenza al filone narrativo degli incontri che la Fondazione Maimeri proporrà nel ciclo “I sette messaggeri”.
Comunicato stampa
Nel contesto dell'Estate in Triennale verrà inaugurata il 23 giugno
“Dynamiche Infinite”, la mostra del fotografo milanese Maurizio Gabbana,
che raccoglie una selezione dei suoi scatti urbani, individuati dal
curatore Andrea Dusio per la congruenza al filone narrativo degli incontri
che la Fondazione Maimeri proporrà nel ciclo “I sette messaggeri”.
“Quando mi hanno mostrato le fotografie di Maurizio Gabbana, quelle
architetture urbane in cui la luce costruisce di fatto una struttura
sovrapposta alla realtà, un'eco del tempo che si amplia sino ai limiti
dell'inquadratura e oltre, come una risonanza che non si può contenere,
una dinamica futurista che processa l'instante e lo moltiplica
all'infinito, generando immagini di immagini, ho pensato di aver trovato
la trasposizione fotografica della psicologia del lockdown. Si trattava
certamente di una coincidenza fortunata, perché Maurizio ha prodotto
questi scatti in tutt'altre circostanze, senza alcune precognizione o
allusione a una sospensione della storia, spinto anzitutto da una ricerca
formale. Quella che il fotografo milanese chiama dynamica spazio temporale
è di fatto una compressione meccanica del tempo nell'istante, che gli
consente incidere il presente sul presente, ottenendo un'onda di
propagazione allusiva della sospensione estatica dello sguardo”, spiega
Andrea Dusio.
La mostra si compone di una serie di scatti realizzati con la tecnica
digitale caratteristica di Maurizio Gabbana, che ha fotografato gli
scenari monumentali delle città italiane e di alcune metropoli straniere
producendo immagini cariche di un'atmosfera metafisica, in cui le piazze e
i luoghi più emblematici sono spesso solitari, senza che vi compaia la
figura umana. Una scelta stilistica, che non ha alcuna relazione con il
tempo della pandemia, ma che a posteriori può somigliare a una sorta di
trasfigurazione spazio/temporale delle immagini che i droni hanno prodotto
delle nostre città durante il lockdown.
“Ho guardato le sue immagini metafisiche di Milano, quelle architetture
pure che diventano altro da sé, trasfigurandosi in una composizione
lisergica. E poi i notturni, scattati invece con tecnica analogica, in
qualche caso degli stessi luoghi, ancora una volta in assenza della figura
umana, come se la città fosse ridotta a una quinta scenica”, scrive ancora
Andrea Dusio nel catalogo prodotto dalla Fondazione Maimeri.
Maurizio Gabbana, classe 1956, è stato scoperto dallo storico dell’arte e
docente di storia dell’arte a Brera Rolando Bellini, che a proposito del
fotografo dice: “Maurizio si interessa e si spende in questo: un’estasi
fotografica. Ne dà conto in termini unici. Da qui il senso e il valore
aggiunto della sua presenza. Estasi fotografica che si traduce, scatto
dopo scatto, in una inedita percezione visiva che vibra di una peculiare
istanza estetica”. I suoi modelli di riferimenti appartengono in gran
parte al mondo della pittura, con lunghi studi sulle tecniche di
rappresentazione della luce di artisti come Caravaggio e Rembrandt, e con
puntuali riferimenti estetici al linguaggio scenografico ed illusionistico
del barocco.