Maurizio Longhin – Disegnare con la luce
In mostra 25 immagini dei lavori di Maurizio Longhin, scatti effettuati in Cambogia, Yemen, Giordania, Siria, Turchia, Yucatan e Italia. Le immagini hanno saputo suscitare emozioni e suggestioni evocative, alle quali, per l’appunto, non sempre si può dare una descrizione univoca, un tema comune, un’unica interpretazione, un titolo.
Comunicato stampa
“Disegnare con la luce”. E’ questo – come è noto – il significato originario del termine fotografia, quale risulta dalla sua radice etimologica. E dunque essa non si limita affatto, come troppo spesso si continua a credere, a riprodurre la realtà. Fotografare vuol dire utilizzare la luce come medium di un’attività che crea una nuova realtà.
Umberto Curi
COMUNICATO STAMPA
Quante volte ci è capitato di rivedere in foto un luogo della nostra vita o della nostra memoria e scoprirlo diverso, come se fosse ad un tempo quello stesso luogo ed un altro, quasi trasfigurato, nel quale ci si perde a scoprire nuovi dettagli, nuove prospettive, anche nuove emozioni.
La fotografia, che appunto “disegna con la luce”, compie questo piccolo grande miracolo, grazie ad un’ottica diversa e soggettiva di chi sta dietro l’obiettivo e, con la sua sensibilità, sa cogliere suggestioni “altre”, suscitando in chi guarda diverse e nuove emozioni.
Maurizio Longhin compie quotidianamente questo piccolo grande miracolo: attraverso l’obiettivo della macchina fotografica cattura, nei luoghi e nelle persone, lo spirito profondo che li anima.
La Galleria ARTissima di Silvia Prelz ad Abano Terme presenta una selezione dal curioso non-titolo “PRIVO DI TITOLO”, di 25 immagini dei lavori di Maurizio Longhin, scatti effettuati in Cambogia, Yemen, Giordania, Siria, Turchia, Yucatan e Italia. Le immagini hanno saputo suscitare emozioni e suggestioni evocative, alle quali, per l’appunto, non sempre si può dare una descrizione univoca, un tema comune, un’unica interpretazione, un titolo. Saranno i visitatori che potranno suggerire il titolo che l’immagine ispira loro, direttamente nella sede della mostra, scrivendolo su appositi post-it in bianco lasciati appesi alle pareti, accanto alle opere.
Impiegare la luce per strappare all’oscurità non soltanto singoli dettagli, ma un mondo intero, altrimenti destinato a restare non visto, e quindi sconosciuto – scrive Umberto Curi nella presentazione del lavoro di Maurizio Longhin -. La fotografia scava, perlustra, esplora, fruga, riscatta, e con ciò porta letteralmente alla luce, rende trasparente, una dimensione abitualmente nascosta.
Il lavoro di Maurizio Longhin esalta questa funzione rivelatrice e insieme ordinatrice della fotografia. Non vi è nulla, nei suoi scatti, che possa essere riportato alla pretesa asettica della mera documentazione. Le sue foto non costituiscono un reportage, non “riportano” alcunché.
Piuttosto esse delineano nitidamente un percorso, propongono una chiave di lettura, valorizzano pienamente la funzione intensamente rivelatrice della luce.
Particolarmente evidente di questo modo concettualmente pregnante di realizzare la fotografia sono gli scatti che riguardano la Cambogia, dai quali emerge con forza un assunto di fondo. Quel paese così remoto da noi, e insieme così vicino ai nostri incubi. Quel paese così ricco di bellezze naturali e così prezioso per le testimonianze artistiche. Quel paese così carico di tradizioni e insieme così proteso verso un nuovo che ancora stenta a realizzarsi – quel paese si ritrova descritto con la forza evocativa di alcune immagini decisive. Longhin indaga questo mistero con rispetto e insieme con grande delicatezza, senza la pretesa di riuscire a spiegarlo, senza l’arroganza etnocentrica di chi voglia esibire la stravaganza di un mondo esotico. Al contrario, la successione degli scatti conferisce gradualmente forma ad un interrogativo, nel quale si coglie al lavoro una sensibilità acuta, mai offuscata dall’arroganza.
Maurizio Longhin, padovano, vive e lavora nella sua città, ma da sempre nutre un grande interesse per vedere, osservare e conoscere paesi e genti a lui lontani. Ha sempre avvicinato le realtà diverse con molto interesse, sana curiosità, massimo rispetto, grande sensibilità e con una forte voglia di comunicare e condividere. La sua modalità di conoscenza e di vicinanza passa anche attraverso l’obiettivo di una macchina fotografica. E’ infatti attraverso questo che cattura nei luoghi e nelle persone lo spirito profondo che li anima. Ma il mondo della fotografia, ben presto, non lo attira più solo per l’aspetto documentativo e di reportage, perché subito affina la sua sensibilità artistica e usa l’obiettivo come mezzo di espressione di quell’immagine che, un attimo prima di essere fissata dallo strumento, è già percepita dalla sua mente. Rende visibile, ancora una volta con Klee, quello che non lo sarebbe stato senza il suo intervento creativo, non riproduce una realtà, ma ne descrive una nuova che è in grado di percepire prima.
Il suo percorso di vita si arricchisce di esperienze umane molto intense, perché all’attenzione all’Altro, che lo caratterizza, aggiunge per sua natura, un grande spirito di solidarietà e di aiuto al più debole. Inizia così anche una serie di esperienze che lo conducono sia in Africa che nei paesi dell’est d’Europa, laddove situazioni contingenti di guerra, di crisi e di difficoltà umanitaria, sociale, economica hanno reso complessa e qualche volta impossibile la vita di milioni di persone. Nel 1993 vive tre mesi in Uganda dove insegna a lavorare il legno. L'esperienza viene documentata dalla sua Minolta. Dal 1994 al 2000 promuove un progetto riabilitativo in ambito sociale nei campi profughi della ex Jugoslavia. Segue una decina di scambi culturali tra artisti bosniaci e italiani e l’allestimento di mostre d’arte sia in Italia che a Sarajevo. Nel 1998, fa parte del Comitato Tecnico della Associazione Culturale “Bolero”, in qualità di Responsabile del coordinamento artistico, Associazione che, tra l’altro, organizza una serie di manifestazioni di sensibilizzazione sul problema degli abusi sui minori e, presso il teatro Brancaccio di Roma, le sue foto inaugurano la manifestazione “L’Infanzia Violata “ .
Le sue immagini fotografiche hanno documentato esperienze di viaggio e di lavoro: la foto realizzata in Thailandia dal titolo “Meditazione” viene pubblicata nel sito di “National Geographic”; altre foto realizzate nello Yemen sono state utilizzate come materiale di repertorio dalla trasmissione di Rai Educational “Un mondo a colori”.
Il cortometraggio realizzato durante l’esperienza vissuta nei campi profughi dell’ex Jugoslavia è più volte riproposto per il suo dichiarato valore artistico mentre le diapositive Kodak diventano testimonianza degli eventi storici che studenti di scuole elementari, medie e superiori hanno utilizzato a fini documentativi e di memoria.
Cura l’aspetto di immagine e documentazione del sito della Associazione Culturale “Filosofia di Vita” con reportage fotografici. Ha realizzato foto pubblicitarie di moda e di design per le Aziende di G. Babetto e per Gioielli Banci.