Maurizio Pellegrin – Treni volanti carte appese e altri pensieri
La mostra è composta da un gruppo di opere eterogenee che ruotano intorno ad un’installazione, un’architettura di rotaie e trenini che galleggiano nell’aria, viaggiano sui binari di un’esperienza storica, una vicenda lunga più di un trentennio, che da pittorica via via ha assorbito un insieme artistico più ampio, debordando dalla tela nello spazio.
Comunicato stampa
Da molti anni ormai Maurizio Pellegrin vive a New York. Torna a Venezia, la sua città natale, con questa mostra dopo una lunga, laboriosa assenza in cui ha esposto le sue opere in musei pubblici e gallerie private di tutto il mondo.
La mostra è composta da un gruppo di opere eterogenee che ruotano intorno ad un’installazione, un’architettura di rotaie e trenini che galleggiano nell’aria, viaggiano sui binari di un’esperienza storica, una vicenda lunga più di un trentennio, che da pittorica via via ha assorbito un insieme artistico più ampio, debordando dalla tela nello spazio. Sono lavori, avvisa l’autore, da guardare in controluce, in quella zona al limite tra il contenuto, il testo ed il contesto, tra descrizione, linguaggio e rappresentazione, tra l’idea poetica e corporalità. Sono stralci tratti da diari di viaggio, geografie di qualcuno che tornando a casa ha scelto di scoprire alcune carte che dichiarano la propria presenza e il proprio operare : Maurizio Pellegrin verifica oggi, qui, con questo titolo e questa mostra, uno stato d’animo. Il risultato plastico e la prospettiva futura si trovano nei complessi intrecci che muovono dai binari di quei trenini volanti, dalle carte appese e dagli altri pensieri e si prolungano agli spettatori. Il limite, l’orizzonte, ch’è poi in verità il nucleo del discorso, è la messa in discussione di una razionalità che nulla ha a che fare con l’arte ed è il punto di partenza, la stazione-palcoscenico da cui volano i treni di Pellegrin.
Tutto è immoto e al tempo stesso ogni cosa si muove tra l’immaginazione che incombe sui lavori, lo spazio mentale del protagonista e le testimonianze sparse degli oggetti. Le energie prodotte da questo fermento evocano, creano e indicano a loro volta altre memorie, altri luoghi. Le rotaie e i trenini in misteriosa levitazione, così come i fili di ferro, i leggeri graffiti sulla carta sono indizi, partendo da terra puntano in alto. Egli ricompone una realtà diversa da com’essa si propone e ne prospetta una nuova, risalendo alle radici, al suo momento iniziale.
Ciò che lo stimola e lo attrae non è la realtà sociale o quella urbana, ma un’occasione artistica, la conferma delle modalità di un processo costruttivo.
Maurizio Pellegrin: Flying Trains, Hanging Notes, and other Thoughts
Curated by Filippo Fossati
Maurizio Pellegrin has lived in New York for many years now. He is back in Venice, his birthplace, with this exhibition after a long and busy absence during which he showed his works in museums and private galleries all over the world.
The exhibition presents an eclectic assortment of works revolving around an installation, an architecture of rails and toy trains floating in midair, traveling on the tracks of a historic experience, an adventure lasting over thirty years: after being pictorial it gradually absorbed a broader artistic range, overflowing from the canvas into space. These works, the author advises us, should be seen in back light, in that zone at the confines between content, text and context, between description, language and representation, between poetic idea and corporality. They are excerpts from travel diaries, geographies of someone coming home who has chosen to disclose some notes that assert his presence and working process: today with this title and this work Maurizio Pellegrin substantiates a mood. The visual result and future prospect lie in the elaborate networks produced by the rails of these flying trains, hanging notes and other thoughts and that reach out to the beholders. The limit, the horizon – actually the essence of the theme – is the challenge to a rationality that has nothing to do with art and is the point of departure, the stage-station from which Pellegrin’s trains fly.
Everything is still and at the same time each thing travels between the imagination looming over the works, the protagonist’s mental space and the scattered evidence of the objects. The energies produced by this ferment in turn call to mind, create and point at other memories, other places. The rails and toy trains mysteriously levitating, the wires, the faint graffiti on the notes are hints, rising from the ground they aim upward. Pellegrin recomposes a reality that differs from the way it looks and formulates another one, returning to the roots, its initial moment.
What stimulates and attracts him is not social or urban reality, but an artistic occasion, the confirmation of the modes of a constructive process.