Maurizio Sapia – Stato di Confusione
Le serie fotografica Reflection di Maurizio Sapia è un atto di condivisione e partecipazione al caleidoscopio emotivo della realtà di tutti, quella intima e quella sociale.
Comunicato stampa
Maurizio Sapia è nato a Sanremo nel 1966, all'età di 21 anni si trasferisce a Milano per frequentare i corsi di fotografia dell'Istituto Europeo del Design. Dopo la scuola entra allo Studio MDA, specializzandosi in still-life. E’ uno dei soci fondatori dello Studio h2o e produce pubblicità e cataloghi per numerose Aziende. Come fotografo commerciale lavora anche con numerose riviste di moda. Negli ultimi anni ha iniziato una sua ricerca personale utilizzando il mezzo fotografico per raccontare, dal suo punto di vista sempre ironico e diretto, le inquietudini del vivere quotidiano, cercando di stimolare riflessioni su temi che riguardano i sovvertimenti delle regole della natura, o come nella serie “ Carne da Macello”, sull’assurdità della guerra. La sua serie Reflections, presentata al l’edizione 2012 del Mia è invece caratterizzata dall’uso ironico dell’autoritratto.Nel 2012 è anche finalista del premio Bnl, appunto con un opera della serie Reflections. Alcune delle sue opere sono state esposte in varie mostre collettive in Italia e nel resto d’Europa ed una grande mostra a Milano alla Galleria ClicArt nel 2005, curata da Enrica Viganò, dalla quale è stato tratto anche un catalogo. Nel 2013 partecipa al Mia con una nuova serie di autoritratti e la sua ricerca continua nel 2014 presentando ancora una serie sull’autoritratto.
Collabora dal 2012 con la Galleria Die Mauer ed è riuscito ad attirare l’attenzione di molti addetti ai lavori entrando anche a far parte di numerose collezioni private.
Quando la fotografia riflette una porzione di reale siamo disposti a credere che ciò che è rappresentato sia parte del nostro mondo, qualcosa di condivisibile capace di suscitare emozioni.
Le serie fotografica Reflection di Maurizio Sapia è un atto di condivisione e partecipazione al caleidoscopio emotivo della realtà di tutti, quella intima e quella sociale. Come un nuovo Moscarda, Sapia riflette se stesso nello specchio della società per sollevare, ironicamente e tragicamente, critiche e riflessioni sulla nostra realtà quotidiana.
Il fotografo ligure mette in scena fotograficamente se stesso moltiplicandosi all'infinito, a rappresentare l'uno e la moltitudine, assecondando due attitudini complementari.
La prima dettata da un punto di vista introspettivo sui dubbi e la condizione dell'individuo, in cui l'immagine si concentra su un corpo unico formato da una massa umana indistinta.
La seconda è una visione antropologica dell'essere in questo mondo in rapporto agli altri e alle relazioni che la società ci impone. Con una drammatica presa d'atto della paradossale moltiplicazione della propria identità, tra le centomila immagini di noi che il mondo dei media ci comanda.
Il volto del fotografo non è mai mostrato pienamente, così che Nessuno si possa identificare in noi tutti. E così, tra gli innumerevoli livelli di lettura, Sapia ci chiede un atto di fruizione al di là della semplice ma ricca visione formale, un atto di immedesimazione in una ineludibile condizione comune, muovendo le nostre più umane emozioni.
Roberto del Grande